Note: Aka "In pieno sole", "Purple Noon". Soggetto tratto dal romanzo di Patricia Highsmith "Il talento di Mr. Ripley", che ispirerà anche l'omonimo film del 1999.
Tom Ripley, un giovane americano, assume l'incarico di riportare in patria un ricco rampollo che si sta godendo la bella vita in Italia. L'invidia però complicherà tutto.
Bel thriller psicologico che rispetto al romanzo sfuma il sottofondo omosessuale (Tom vuole la ragazza dell'amico oltre ai suoi soldi) ed approda ad un finale molto diverso, beffardo ma anche moralistico. Bellissimo Delon, il cui viso angelico riesce a far trasparire l'ambiguità criminale del personaggio. Adeguata anche la prestazione di Ronet, bastardo al punto giusto.
Alla base del thriller un omicidio con conseguente sostituzione d'identità. Precursore di Ore 10: calma piatta, il film di Clèment è incentrato su un Delon bello e dannato, in uno dei ruoli che certamente han contribuito a renderlo un mito. Molto interessante anche dal punto di vista delle inquadrature; girato in buona parte a bordo di uno yacht. Formalmente valido e con un ristretto cast ma ben assortito.
Plein soleil rappresenta, assieme a pochi altri, un punto importante e indelebile, nella mia memoria cinematografica. Credo che il merito maggiore vada agli interpreti, che reputo perfetti nei loro ruoli. Alain Delon coniuga al massimo livello il suo fascino esteriore con le tenebre dei suoi pensieri; Marie Laforêt è la cantante dagli occhi d'oro, algida e di una bellezza misteriosa capace di conturbare ai massimi livelli; e poi un Ronet ricco, spavaldo per il quale è difficile tifare. Sceneggiatura e regia creano la giusta, oscura atmosfera.
Prima, folgorante, versione cinematografica della gesta dell'ambiguo Tom Ripley creato da Patricia Highsmith. Nonostante la trama sia semplificata, la personificazione di Delon basta da sola a suggerire anche gli elementi più torbidi (il movente omosessuale del delitto) che vengono epurati per censura d'epoca. Promosso anche il discusso finale, che paga pegno a regole da Codice Hays ma non vi si piega fino in fondo restando quanto possibile aperto.
Anche se l'aderenza al romanzo di Patricia Highsmith non viene sempre garantita, siamo comunque in presenza di un thriller psicologico di pregevole fattura, che Clément dirige con perizia e facendo un ottimo uso delle location italiane. Tensione in crescendo e un finale assai differente rispetto a quello del libro, ma che personalmente ho preferito. Delon in uno dei suoi migliori ruoli di bello e dannato, Ronet è una vittima che non suscita nessuna simpatia, bellissima la Laforet. Efficaci le musiche di Nino Rota.
L'incipit non fa ben sperare: quel che dovrebbe essere l'untuoso rapporto Delon/Ronet (tra attrazione omosessuale e invidia sociale) è trattato con ribalda leziosità che i cromatismi di Decae esasperano vieppiù. Poi invece, con la gita sul "panfilo", la regia di Clement trova la sintonia con la livida scrittura della Highsmith e il volto inesplicabile del Divo francese, mentre le stesse cartolinesche location diventano consustanziali all'effimera, rapace crudeltà delle trame di Ripley. Bella la Laforet, ma si rimpiange la comparsata della Schneider.
MEMORABILE: Ave Ninchi che sale agilmente su una sedia per metter le tende.
Curioso film che prende il meraviglioso romanzo della Highsmith e lo modifica al fine di creare un Delon-Ripley ben diverso da quello letterario: non individuo antisociale quasi asessuato, ma arrivista di classe bassa che sogna le ricchezze e la donna del suo ricco amico. Le scene in barca e la parte iniziale, di pura invenzione cinematografica, sono le migliori, in cui si riesce a costruire un gran thriller (peccato per la fotografia bruciata). La parte centrale che segue il romanzo è per assurdo la più convenzionale e noiosetta. Finale difficile da credere, ma dal grande fascino.
Tratto, con qualche variante, dal celebre romanzo di Patricia Highsmith, narra l'ambigua e crudele vicenda del giovane Ripley che si sostituisce al ricco amico da lui ucciso accumulando soldi, bella vita ma anche le paranoie del perenne fuggitivo. Ambientato in un'Italia "turistica", il thriller nell'insieme regge ancora per il valido ritmo e per la cura scenografica, specie negli esterni, ma soprattutto per la presenza iconica di Delon, perfetto nella doppiezza del ruolo; bene anche Laforêt e Ronet ricco e sfortunato. Degno antecedente del più grintoso e coinvolgente film del '99.
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Musiche "diretto" da... Allucinante!
Nella scena in cui Tom (Delon) viene chiamato ad effettuare il riconoscimento del cadavere di Freddie è presente fra le comparse una monaca, che si guadagna anche un breve primo piano: credo si tratti di Maria Tedeschi (n.c.)
DiscussioneDaniela • 31/05/17 18:57 Gran Burattinaio - 5875 interventi
Neapolis ebbe a dire: Da questo film è stato fatto il remake Il talento di Mr. Ripley.
Non credo si debba parlare di vero e proprio remake quanto di nuova trasposizione dello stesso romanzo, come avevo indicato in nota nel momento dell'inserimento del film di Clément.
Fra l'altro, i finali dei due film sono totalmente diversi: beffardo quello del 1960, fedele al romanzo nel film diretto da Minghella.
Daniela ebbe a dire: Neapolis ebbe a dire: Da questo film è stato fatto il remake Il talento di Mr. Ripley.
Non credo si debba parlare di vero e proprio remake quanto di nuova trasposizione dello stesso romanzo, come avevo indicato in nota nel momento dell'inserimento del film di Clément.
Fra l'altro, i finali dei due film sono totalmente diversi: beffardo quello del 1960, fedele al romanzo nel film diretto da Minghella.
Non ho letto il romanzo ma effettivamente i film presentano sostanziali differenze tra cui il finale ma ciò che mi faceva parlare di remake è la coincidenza di certe location.
Tra l'altro segnalo che trovare un treno con la dicitura Roma - Napoli- Mongibello (Ischia) è paradossale