Quarto episodio, forse il migliore in assoluto. La convivenza tra Michal ed Anka -padre e figlia- è piuttosto particolare, ed una misteriosa lettera rivelatrice sembrerà chiarire il motivo di questo rapporto sostanzialmente equivoco... ma Kieslowski non si fermerà qui, andando ben oltre nella riflessione sui ruoli prestabiliti dalla società e sulle conseguenze che ne derivano, con un finale aperto di rara intelligenza. Emozionante, intenso, universale... un'ora di Cinema con la C maiuscola.
Un comandamento non semplice da rendere, facile, al contrario, da banalizzare che, tuttavia, Kieslowski esalta e disegna in modo eccelso. Il quasi morboso rapporto padre\figlia (esemplificato perfettamente nel momento in cui i due si bagneranno a vicenda come innamorati) non disturba, suona strano ma non contronatura. Un menage che parrà districarsi nello scorrere delle scene salvo, poi, lasciarci interdetti. Un mediometraggio di rara bellezza. Immanente ma non grave. Consigliato.
Padre e figlia sono legatissimi, ma lei scopre una lettera della madre che dice che il padre è un altro: quindi il legame tra i due può trasformarsi in amore, ma... La trama lineare della storia nasconde una complessità da brividi, con continue evoluzioni e sorprese. Kieslowski corre sul filo delicatissimo eppure sostanziale dei legami famigliari. Come in tutti gli episodi del Decalogo, anche qui un testimone muto e misterioso (in questo caso un canoista) osserva per due volte gli accadimenti, senza interagire e senza giudicare.
Quale rapporto può essere più controverso, ambiguo e affascinante di quello tra padre e figlia. E se il rapporto poi non è definito bene... Ancora una volta Kieslowski riesce con il proprio cimema a far sì che lo spettatore si interroghi sulle cose e in questo caso sulle varie sfaccettature che può avere la parola amore. Sempre lasciando una porta aperta ad ogni interpretazione. Cinquanta minuti di grande cinema.
Un intenso rapporto tra padre e figlia nasconde una rivelazione emotivamente sconvolgente che conduce il film ad un lucido quanto sofferto confronto. Il regista polacco s'ispira al IV comandamento biblico con una narrazione chiara ed attenta che analizza i due interpreti lasciando aperto il finale. L'acqua, filo conduttore dell'opera, si manifesta con il ticchettio delle gocce in cantina e con l'inquadratura del canoista che pagaia sulla Vistola.
Ispirato al quarto dei dieci comandamenti (Onora il padre e la madre), Decalogo 4 è tra gli episodi migliori della filmografia di Kieslowski. Una rappresentazione apparentmente ambigua (molto vicina all'incesto) diventa un'illustrazione sentimentale normale e poi ancora cambia un un finale quantomai incerto. I continui cambi di registro costringono quasi lo spettatore a riflettere sui sentimenti genitoriali e sui rapporti d'amore.
Grandissimo episodio della serie (uno dei migliori di tutto il Decalogo) in bilico tra realtà e finzione. Ne viene fuori una pellicola molto coraggiosa, forte ed intensa con continui ribaltamenti di prospettiva ed un finale aperto che non mette un punto fermo alla vicenda. Consigliatissimo.
Forte, intenso ed enigmatico. Un padre e una figlia mettono a nudo il loro rapporto equiparandolo a quello di un uomo e una donna. Il dado è tratto e onorare il padre e la madre è il comandamento infranto. L'inganno della figlia cha falsifica la lettera della madre è il segno più forte di un equilibrio che viene spezzato e in quel mozzicone di lettera bruciata il dubbio rimane. Cinquanta minuti di cinema intenso.
Onora il padre e la madre. L'episodio più "scritto" dell'intero Decalogo, quello in cui Kieslowki (con Piesiewicz) pare divertirsi più che in altri a cambiar prospettiva, punto di vista, registro alla storia. Non a caso a complicare le cose Anka studia recitazione. D'altra parte quale modo migliore per descrivere un rapporto tanto vitale e foriero quale quello Genitori-Figli e al contempo per connotare cinematograficamente uno dei Comandamenti più controversi. Eppure tale complessità, "concentrata" in soli 58min, rischia di farlo scivolar via. Grande Janos.
Quarto episodio del Dekalog di Kieslowky e forse uno dei migliori. Ispirandosi al quarto comandamento parla del rapporto che si è instaurato tra padre e figlia, orfana di madre. Un tema duro da affrontare, non facile, eppure il regista ci riesce pienamente, tanto che si rimane sbigottiti alla fine davanti al genio che c'è dietro. "Onore il padre e la madre", è la capacità con cui Kieslowski riesce a portarlo sullo schermo che lo conferma ancora una volta uno dei migliori cineasti europei.
In bilico tra sapere la verità o divincolarsi all’interno di un rapporto chiaramente morboso, ci si interroga sulle derive a cui può portare. Realtà affiancata al mondo della finzione (la scena alla scuola di arte) che anche se si capisce non sfocerà nei sensi, rompe però un equilibrio nei ruoli. Pochi simbolismi e silenzi che accompagnano le scelte dei singoli (la gravidanza indesiderata appare però forzata) a rendere il quadro crudo e diretto.
Kieslowski si avventura sul terreno minato dei legami familiari, in particolare di un rapporto padre figlia che si scoprirà avere sfaccettature impensate e molto più complesse del previsto. Si parla di amore, in maniera ambigua ma delicata, senza permettere allo spettatore di arrivare a conclusioni ma lasciandolo, come i protagonisti, appeso all'idea che si è fatto.
Fin dall'inizio appare chiaro che il rapporto di Anka col padre Michael ha qualcosa di speciale e la lettera che la madre morente aveva scritto per la figlia potrà chiarire la situazione, ma con Kieslowski nulla è scontato. Il delicato e scabroso tema della figlia cresciuta da un uomo che potrebbe non essere il vero padre biologico viene sviluppato con la consueta intensità e con un finale ambiguo e intrigante che lascia aperte interpretazioni e interrogativi, come solo il grande cinema sa fare.
Poderoso squarcio d’umanità sul rapporto carnale quanto affettivamente indissolubile tra padre e figlia. La capacità regina del Maestro in questo episodio sta nello scandagliare codesto legame ribaltando di continuo i punti di vista e i giochi tra debolezze e ambiguità, attrazione e dovere, bene fisico e dell’anima, amore platonico e carnale. Pressoché unica la maestrìa nel rendere lo sviluppo narrativo in bilico tra il sottilmente erotico e il dramma a fior di pelle. Cinema immortale legato a doppio filo con la vita pratica dell’essere umano.
MEMORABILE: La scena di recitazione; La lettura “a memoria” della lettera; Anka che si spoglia.
È sufficiente lo sguardo che Michal (Gajos) rivolge nelle prime sequenze a una seminuda Anka (Biedrzynska) in vasca da bagno per capire che, nel loro rapporto genitore-figlia, ci sia qualcosa di inusuale. Ad accendere la miccia, una lettera testamentaria scritta dal padre di Anka... Dopo un terzo capitolo sottotono, Kieslowski schiaccia sull'acceleratore ed esplora le implicazioni di un amore che, per convenzioni sociali o circostanze del caso, sembra farsi impossibile. L'ansia del tutto conoscere del primo capitolo si rovescia qui nel desiderio di non sapere. Sottile, potente.
MEMORABILE: Dialogo in ascensore; La combustione della lettera.
Il rapporto tra una ragazza e un uomo, tra una figlia e suo padre, o semplicemente tra due amanti, rappresenta il fulcro di una vicenda in cui, continuamente, sono presenti ribaltamenti di ogni tipo che sfociano, a volte, nel tragicomico. La storia è ricca di spunti di riflessione e mette in mostra difficoltà e rigidità tipiche di rapporti familiari stretti, tra figli eternamente bambini e genitori che fanno di tutto per mantenere intatta questa fanciullezza. Regia e fotografia di livello eccelso, mentre dal punto di vista della sceneggiatura c'è qualche ridondanza.
Anka ha un rapporto molto affettuoso con il padre, mentre non ha mai conosciuto la madre. Un giorno apre una lettera , indirizzata a lei e scritta proprio dalla donna in punto di morte pochi giorni dopo il parto... Bellissimo episodio che affronta nella maniera più onesta e rigorosa possibile un tema scabroso come la tentazione dell'incesto, raggiungendo in certi momenti una grado di intensità quasi dolorosa, anche per merito dell'interpretazione intensa della protagonista. Il finale ambiguo si presta a più interpretazioni e questa incertezza accresce il fascino dell'opera.
MEMORABILE: Il colloquio tra i due alla luce delle candele.
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