Un buon western che si lascia guardare con piacere, ha anche una trama di base interessante e interpreti che se la cavano molto bene (sopratutto il protagonista Leonard Mann ma anche George Eastman e Woody Strode). Molto bella anche la colonna sonora, discreta la sceneggiatura. La regia di Enzo Barboni, in arte E. B. Clucher, è abbastanza semplice con però alcuni flashback che aiutano a ricostruire la storia. Da vedere!
Crepuscolare, fangoso e tragico, con pennellate psicanalitiche. Lo svolgimento, teso e sostenuto, segue un suo cammino personale ed affascinante, nonostante i richiami al pessimismo e alla fotografia di Django (che era proprio di Barboni) o alle inquadrature e alle due famiglie rivali di Leone. Mann è amnesico e impassibile, Strode immenso e pio, Montefiori e Martell indispensabili, Schneider cereo. Nella fagiolata, nel tiro alla fune e nella rissa al saloon si intravede la futura vena comica dei western con il duo Hill-Spencer.
Pellicola seducente nonostante un protagonista poco azzeccato. Dentro c'è un mix di varie tragedie: il ritorno a casa, l'amore impossibile la gelosia del fratello e le amicizie spezzate; non mancano comunque alcune sequenze ilari che riportano alla mente i lavori successivi del regista. Da vedere.
Melodrammatico western di modesta levatura dal titolo ridicolo (Chuckmull, semmai...). Barboni mostra di avere qualche muscolo nella direzione, però nei punti salienti ha una messinscena esilissima. Mann è un imbambolato, non solo per lo stordimento da smemoratezza; il gruppo di evasi ha la tipica baldanza dei film del regista a venire e stonano col resto della vicenda; ma forse è la parte migliore. La Galli è sempre bella. Siamo nel non-west alla parrocchiana con tentativo di elevare la vicenda con le armi del feuilletton.
Bello nella prima parte (***), "scarsino" nella seconda (**). Si parte col tono drammatico e la violenza del "west" si fa sentire. Scene "oscure e violente" e la vita della gente vale meno del prezzo di una pallottola. Bella la sfida nel bosco con i cacciatori di taglie e poi si va in paese. Qui arriva una parentesi più rilassata - ma ben ci sta - al tavolo da poker. La parte "familiare" invece stoppa il ritmo e quasi si affaccia la noia, mentre anche la mattanza finale l'ho trovata troppo "convenzionale". Tra i partecipanti, solo Mann non arriva alla sufficienza.
Sceneggiatura notevole per uno spaghetti western, che regge per metà film per poi concludersi stancamente rientrando in canoni conosciuti. L'incipit, con l'incendio del carcere dei condannati per infermità mentale, è realizzato molto bene, come pure lo scontro con i bounty killer, che forniscono tutto il necessario ai quattro in fuga. Fra gli interpreti Mann è forse quello meno convincente, merita comunque la sufficienza visto la parte non facile che deve sostenere. Diversi siparietti, non tutti riusciti, per arrivare alla giusta durata.
Sorprendente spaghettata western. Una delle migliori interpretazioni di Mann, uomo senza passato e memoria o punti di riferimento identitari e morali (di chi deve vendicarsi, in realtà?). Barboni organizza con semplicità la lenta scoperta della verità da parte del protagonista, ma le dona spessore grazie a una messa in scena priva di speranza, da tragedia autentica: in tale sfondo psicologico anche i luoghi comuni del genere, spesso irritanti, trovano una loro forza originale (il gruppo di evasi, l'inevitabile partita a poker).
Un western spaghetti diviso in due nette metà. Nella prima Clucher comincia a mettere a punto quello che farà con la coppia Spencer-Hill: fagiolate, cazzotti, partite a carte truccate. Nella seconda si fa invece sul serio, con molta violenza e soprattutto una parte finale che non fa sconti a nessuno e non regala un briciolo di speranza. Nell'insieme funziona; ben diretto, con un ritmo svelto e alcune belle sequenze come quella nel cimitero. Non male anche il tema musicale di Ortolani.
Western italiano di seconda generazione per Barboni che azzecca una vicenda tanto ingarbugliata quanto avvincente, che sembra provenire direttamente da Shakespeare. Dietro la mdp c'è molto mestiere e si vede tutto, mentre il cast è di quelli che mandano in brodo di giuggiole i patiti del cinema bis. Sceneggiatura così e così e ritmo non proprio forsennato ne limitano un po' le ambizioni, tenendo conto che anche il budget è quello che è. Si difende comunque bene nel confronto con altri prodotti simili e merita sícuramente una visione, quasi obbligatoria per gli appassionati del genere.
Anche se un paio di sequenze sembrano gettare le basi per il suo successivo cinema comico, l'esordio di Barboni dietro la macchina da presa è all'insegna della drammaticità, come dimostra l'epilogo in cui praticamente tutti perdono. Quello della vendetta è uno dei temi più sfruttati dal western nostrano, ma qui viene declinato con un risvolto psicanalitico che fa guadagnare originalità alla pellicola, peraltro anche ben interpretata dall'intero cast. Difetti: qualche incongruenza nella sceneggiatura e una colonna sonora (di Riz Ortolani) gradevole ma poco adatta al contesto.
MEMORABILE: L'inizio; Al saloon; Il duello notturno al cimitero; Il finale.
Esordio alla regia per Barboni con un western serio fondato sulla vendetta che lascia però presagire il suo futuro con Trinità, soprattutto nella partita a carte veloce e parodistica. Leonard Mann è al solito tormentato, ci sono tutti i nostri grandi cascatori nella parte dei cattivi e vedere tutti insieme Cianfriglia, Puppo e gli altri è sempre spettacolo. Piacevole.
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HomevideoGeppo • 28/04/09 20:20 Call center Davinotti - 4357 interventi
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Etichetta: MCP
Durata '86