Capriccio veneziano - Film (2002)

Abominevole. Tra i cubetti di ghiaccio di 9 settimane e mezzo e un archetto di violino utilizzato per eterodossi scopi (ehm...), un tentativo di film erotico incentrato su una coppia di amanti casuali che alterna sesso e litigate. Chi sono? Due sconosciuti dai cognomi celebri: lui è il muscoloso e depravato Gualberto Parmeggiani; lei, la bella, spogliata e illusa Emily Crawford! Inutile parlare di regia e di recitazione, perchè tutto è di uno squallore totale. Persino la location veneziana non era mai apparsa così artefatta e sgradevole.

Terrificante remake di 9 settimane e mezzo alla veneziana con esiti recitativi e registici disastrosi. L'attitudine di Mattei di trasformare gli hard in erotici visibili a tutti fallisce nuovamente. Purtroppo la Crawford sembra una pornostar incallita già alla prima inquadratura e il suo compare non è da meno. L'erotismo latita, mentre un abbozzo di effetti speciali suscita ilarità. Che tristezza.

I particolari comici (involontari) inanellati in questo film sono tanti: la finestra dell'appartamento che ci mostra la laguna con una sorta di croma key scorrevole; la signorina che si veste da uomo e che poi fa a botte coi gondolieri; l'orgia presa di peso da Eyes wide shut, effetti sonori compresi; la masturbazione femminile con un violoncello, col sottofondo del Concerto BWV 1042 di Bach. Almeno, Emily Crawford è bella: mai vista un'insegnante di conservatorio con simile predilezione per il perizoma.

Stupefacente STV erotico del nostro Mattei che dimostra di non avere il senso della regia per un soft usando una traballante camera a mano (almeno Grassia era più sul granitico e rendeva di più!). Quando gli attori fanno sesso va bene, ma quando c'è bisogno di sviluppare un briciolo di trama... il caos! Aggiungiamo poi che la fotografia è inclassificabile, che tutti i veneti parlano in dialetto e che i chroma-key li facevo meglio con Paint. Praticamente noioso, insopportabile e con una colonna sonora e un montaggio incommentabili. Trash.

Incredibile softcore matteiano che inanella una serie di errori tecnici e trashate imperdonabili; persino le riprese veneziane, palesemente "rubate", non riescono a dare un minimo di fascino a un lavoro che sembra un porno senza le scena hard, con pretese da storia d'amore tormentata e citazionista a richiamare successi d'oltreoceano del decennio precedente. Interpreti altamente deludenti già di per sé non credibili nei ruoli; la Crawford ha un'espressione di disgusto perenne e Parmeggiani è incommentabile. Finale senz'arte né parte.

Un'affascinante Venezia fa da cornice a una storia di sesso tra una graziosa e giovane maestra di musica e un aitante pittore dai gusti sessuali un po' bizzarri. Si capisce sin da subito che tutta la trama sviluppata da Bruno Mattei è solo un espediente per mostrare al bramoso spettatore quante più scene sessualmente provocatorie possibili. La povertà di mezzi e di idee è però imbarazzante. La bellezza un po' ruspante di ragazza della porta accanto di Emily Crawford viene qui riconfermata (prima di sparire nell'oblio) dopo Belle da morire.

Una delle opere più inutili e meno riuscite della filmografia del regista romano. Altrove Mattei salvava la baracca con una tecnica più che accettabile, in quest'opera manca proprio il mestiere, con errori grossolani. Ridicoli gli esterni con scene estemporanee di passanti che guardano sovente in macchina. Sceneggiatura troppo spesso poco credibile (La Crawford insegnante di conservatorio!) e con dialoghi davvero poco efficaci. Si salva la scena di autoerotismo perché, tecnicamente, è ottimamente realizzata. Venezia è sempre Venezia, fortunatamente.