In una cornice primaverile nella campagna inglese una madre è affaccendata con il tran tran domestico mentre la piccola bimba gioca in giardino. Caldo, avvolgente come il calore materno, il corto di Grenenaway è dedicato alla lettera H, una lettera che da noi può apparire anonima e che invece in Inghilterra è l'iniziale di centinaia di vocaboli. Vivaldi ci delizia con la sua musica, gli uccelli cinguettano e una voce narrante ci erudisce sul vocabolo in questione. Dal sapore antico, come può essere un ricordo d'infanzia, un cortometraggio d'autore.
Un corto semplice ma delizioso, che unisce il filmino familiare autobiografico nella campagna inglese con quelle che presto si riveleranno come le ossessioni artistiche di Greenaway, a cominciare dalla foga elencatoria, in questo caso delle parole che iniziano per H. Immagini e testo (geniale la parabola di chi guardava il sole per ricaricare l’occhio) procedono separatamente, ricongiungendosi improvvisamente ogni tanto o andando talvolta allo stesso ritmo: un raffinatissimo gioco di montaggio che dona una piacevole freschezza.
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