Buon western targato Giuliano Carnimeo. La trama ha parti alla C'era una volta il west, e non solo, ma il film è piacevole, Garko è bravo e le musiche di Nicolai ben supportano il tutto. Peccato per il finale un po' tirato via. Non male il dvd spagnolo, che contiene anche la traccia italiana e ha i sottotitoli in spagnolo removibili.
Terzo Sartana ufficiale, fondamentale soprattutto per la musica di Nicolai, riutilizzata in dozzine di western successivi a partire da Il mio nome è Shangai Joe. Ricordo carissimo, essendo il primo spaghetti-western visto, da bambino, su una terribile tv privata sarda. Garko inalbera i baffoni, e si pappa senza difficoltà i mediocri cattivi (notare Wang, er cinese de Cinecittà, che fa finalmente... il cinese!), che penalizzano questo rispetto agli altri capitoli. Comunque non da buttare.
Tirato via, come un telefilm del Santo e senza grande carisma; cosa strana per il più noto beccamorto degli spags. Il problema di questo film è che è meno divertito degli altri. George Wang fa il misterioso cinese da scommesse. Decor e confezioni di buon livello, alla Carnimeo. Il merito del film sta nel far sentire per la prima volta un tema di Nicolai riciclatissimo, tanto che passa come track originale di Shangai Joe (che come film merita più di questo). Io son pro Sartana, nonostante tutto, ma niente di memorabile.
Terzo capitolo del Sartana ufficiale, incomincia con un omicidio su commissione, cui fa seguito una complicata indagine poliziesca condotta dal “bondiano” pistolero-gambler: oltre alle solite microarmi nascoste sotto la giacca, suo asso nella manica – strictu sensu – è un mazzo di carte dal bordo tagliente. L’ironia è eletta a connotato primario dei personaggi dello stesso Garko e di Wang, cinese che ha una sentenza di Confucio pronta per ogni occasione; con la seducente Giordano la donna riveste una funzione cruciale e Pesce è sempre insostituibile come vecchietto del West.
MEMORABILE: La scena con Staccioli sulla torre campanaria: un flash-forward de Il segno degli Hannan?
Freddo ed insapore spaghetti, con Sartana ancora protagonista, che pur lasciandosi guardare tranquillamente ed abbastanza piacevolmente, non lascia tracce particolari a causa di una trama vista tante volte e non impreziosita (come a volte in passato) da idee divertente ed originali. Garko al solito è un pezzo di legno.
Chi siano i burattinai dietro la folla di killer immancabilmente stecchiti da Sartana non ci vuole molto a indovinarlo, ma Carnimeo sopperisce all'assoluta prevedibilità della trama orchestrando abilmente le scene di azione e scegliendo le inquadrature con un gusto non dozzinale, supportato anche dalle belle musiche di Nicolai. Per il terzo capitolo ufficiale della saga, Garko si fa crescere i baffetti e quasi si innamora di Daniela Giordano, splendida come sempre e solo apparentemente ingenua. Ressel e Staccioli fanno i cattivi come di regola.
Rispetto alla precedente avventura, Carnimeo riduce la componente umoristica optando per un registro globalmente più serioso. Salto di qualità, quindi? No, mezzo passo indietro, perché la storia, malgrado si mantenga una sorte di componente gialla, risulta più convenzionale e, quel che è peggio, gli antagonisti hanno meno spessore, a parte Wang che con le sue citazioni di Confucio pronte per ogni occasione almeno strappa più di un sorriso. Diciamo che comunque non ci si annoia e la confezione rimane buona. Nicolai inserisce qualche bel tema musicale dei suoi.
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