Anarchy parlor - Film (2015)

Anomala la scelta del tatuaggio quale anfitrione di una folle discesa agli inferi. Affascinante già per questa premessa, il film del duo Downs-Gage si segnala per la messa in scena di un settore tortura al limite della sopportabilità (si ricordi che sotto la pelle siamo rossi...) che fa seguito a un'introduzione tipicamente "turistica". Liquidi e sangue si inseguono in un laboratorio il cui mad master ha il volto indimenticabile di LaSardo. Nudi in abbondanza, con lo splendido seno di Joey Fisher ad alzarne il livello. Non per tutti i gusti.

Ritmo e costruzione degli eventi reggono un tempo in questa ennesima variazione sul tema degli americani in vacanza nell'Est europeo: stavolta tocca alla Lituania (ma il budget limita gli esterni a qualche panoramica e il livello della fotografia outdoor). Al momento di accellerare le sevizie, sia pur curate, diventano ripetitive, la Fabel denuncia di non sapere andare oltre le smorfie (la compensa la pacatezza di LaSardo) e l'epilogo fa storcere il naso.

Il modello è Hostel. Ragazzi ambosessi in vacanza all'insegna di divertimento e sesso (anche ménage à trois) in Lituania (ottima fotografia a Vilnius). Il lupo cattivo non è un'organizzazione "ludica" dietro spoglie alberghiere, ma la bottega di un tatuatore folle con aiutante darkettona sadica. Non meno brutale del suo modello: assistiamo a scuoiamenti, orecchi in pasto al cane e violenza varia, condita da parti goderecce soft-core, ammiccamenti al gothic (la cripta, la casa-maniero con quadri della stirpe) e dipinti in pelle umana (Fantozzi docet). Peccato i dialoghi penosi.