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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non nuova ma interessante riflessione sulla natura prettamente commerciale di certa letteratura che si contrappone a quella “alta” andando a ricercare l'interesse della massa. L'idea azzeccata è quella di fondere in un unico individuo le due nature generando all'interno dello stesso un conflitto inevitabilmente buffo, per chi guarda. L'uomo in questione, di conseguenza protagonista assoluto del film, è Thelonious Ellison (Wright), scrittore con alle spalle qualche libro di discreto successo ma sospeso da tre anni in un prolungato presente avaro d'ispirazione. Qualche lezione all'università in controtendenza, a combattere contro le ipocrisie della...Leggi tutto modernità, il rispetto di molti ma anche i rimproveri di chi gli fa notare quanto ci debba andare più cauto.

La reazione a una condizione di insoddisfazione e la recente perdita della sorella portano Thelonius (detto "Monk" come il pianista jazz con cui condivide il bizzarro nome di battesimo) a scrivere qualcosa che spudoratamente si muove in direzione di quanto gli chiede il suo agente, ovvero un romanzo meno cerebrale e più diretto. "My Pathology" (corretto subito in un più popolare "My Pafology") diventa così un disgustoso ricettacolo dei più vieti luoghi comuni e stereotipi legati a quella che un tempo si sarebbe definita blaxploitation. Scritto per divertimento, come sfogo, proposto quasi per scherzo all'agente che prova a cercare un editore con la consegna di mantenere l'anonimato dell'autore, incontra quasi subito l'entusiastico favore di una grossa casa editrice, che offre cifre iperboliche per poterlo pubblicare.

Thelonious non pare affatto contento, capisce quanto l'interesse sia soprattutto quello di bianchi che si devono lavare la coscienza promuovendo la storia di un nero vessato e ansioso di ribellarsi ma, anche per aiutare la madre malata, accetta di vendere il romanzo e di spacciarsi per un avanzo di galera in modo da rispecchiare l'immagine che di lui si sono fatti inevitabilmente i lettori.

Il film sfrutta uno spunto ampiamente visto (il romanzo burla che diventa un best seller) senza evitare i facili paradossi ma lavorando molto bene sulla sceneggiatura (non a caso vincitrice dell'Oscar): dialoghi arguti, un sarcasmo efficace, qua e là battute felici... La prima parte prepara il terreno ideale per fornire le basi a una storia che si svilupperà compiutamente nella seconda, quando alle gag e all'andamento tipico da commedia si sostituiranno le implicazioni sottese a quanto fin lì raccontato permettendo che la storia prenda il sopravvento sulla descrizione dei personaggi; che tuttavia non sono pochi e quasi tutti tratteggiati con gusto, a cominciare dal fratello chirurgo plastico gay (Brown).

Ma piacciono soprattutto il progredire dell'insoddisfazione in Thelonious, la sua incapacità di accettare il fatto di essere apprezzato per quello che non è, il suo osservare sui volti di chi conosce le reazioni a un'opera che solo lui sa essere sua... Il finale s'incarta in un metacinema spericolato un po' pretestuoso, ma per il resto è difficile non apprezzare il sapersi agilmente muovere del regista tra la commedia superficiale e il desiderio di dedicarsi a un'analisi non banale dei fenomeni culturali di massa, costantemente in bilico tra alto e basso mantenendo una gradevolezza di fondo che non releghi il film nell'ambito del tradizionale prodotto d'autore.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/02/24 DAL BENEMERITO SISKA80 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 24/03/24
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Siska80 14/02/24 08:47 - 4149 commenti

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Stanco dell'ipocrisia editoriale, un professore decide di scrivere un romanzo utilizzando uno pseudonimo. Lo spunto avrebbe potuto dare origine a una serie di gag irresistibili ma così non è, purtroppo: questa commedia prevalentemente black, infatti, si perde in un mare di chiacchere inutili infarcite di parolacce alla maniera americana senza concretizzare mai in qualcosa di davvero incisivo. Un vero peccato, anche perché il cast offre una performance accettabile e la denuncia sociale meritava sbocchi migliori. In conclusione appena mediocre, giusto per simpatia vero il protagonista.

Daniela 20/02/24 08:39 - 12872 commenti

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Scrittore colto di scarso successo scrive per burla una falsa autobiografia in cui assemblea tutto quello che i bianchi si aspettano da un rozzo afroamericano del ghetto evaso dal carcere. Contro le aspettative, il romanzo non solo viene pubblicato ma diventa anche un best seller... Commedia satirica sugli stereotipi intelligente e ben interpretata il cui limite è paradossalmente la sua stessa gradevolezza: con un spunto tanto brillante, il regista esordiente avrebbe potuto pigiare di più sul pigiare dell'assurdo trasformando in frecciate quelle che sono simpatiche punzecchiature.
MEMORABILE: I finali alternativi.

Kinodrop 24/02/24 19:58 - 3098 commenti

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Uno scrittore e professore universitario, per assecondare l'editoria che insegue gli stereotipi dell'emancipazione e del successo degli afroamericani, si finge un ex galeotto outsider che racconta di sé, raggiungendo la vetta delle classifiche. Commedia che astutamente sfrutta l'adesione al gusto del politicamente corretto, ma con in più un secondo livello "cinematografico in progress" che con ironia smentisce o conferma la veridicità dei fatti, come si può scoprire da un finale a sorpresa che può far cambiare completamente prospettiva sul messaggio del film. Non male ma un po' lungo.

Rambo90 25/02/24 01:48 - 7779 commenti

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Scrittura intelligente e briosa che riesce con la sua satira a parlare di stereotipi nello stesso momento in cui cerca di rovesciarli, in una sorta di loop che coinvolge a piene mani la stessa trama del film. Fa ridere in più occasioni e scivola via benissimo, con una piacevole patina da commedia americana un po' retrò e una grandissima interpretazione del cast capitanato da un Wright in vero e proprio stato di grazia. Notevole.

Il ferrini 4/03/24 23:51 - 2467 commenti

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Gran bel film che affronta il tema del razzismo da una prospettiva meno usuale e più sottile. Emblematica la scena in cui in una commissione formata da tre bianchi e due neri è la prima a decidere quali siano i problemi, le discriminazioni subite e perfino il linguaggio della comunità afroamericana. Commedia sapida, ficcante, che mette a nudo quanta ipocrisia ci sia nella moderna "inclusività", buona solo ad alleggerire qualche coscienza. Quando la parodia e la satira sono scambiate per realtà, vuol dire che il mondo non se le merita.

Pigro 9/03/24 10:30 - 9841 commenti

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Dal romanzo semi-autobiografico dello scrittore e intellettuale nero emarginato dal mercato della cultura afroamericana, un film che si e ci interroga sugli stereotipi nei confronti della produzione culturale delle minoranze (estendendo dunque la riflessione oltre il recinto americano). Poteva essere satira graffiante (alcune battute sono formidabili), ma sarebbe stato un altro cliché sulle aspettative; e invece ecco la vita di un uomo, uguale a tanti altri, che reclama la sua normalità. Intelligente, malinconico, divertente, acuto.

Mr.chicago 12/03/24 11:22 - 169 commenti

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Provocazione socioculturale, razziale, familiare e comportamentale; una illuminata sceneggiatura, una accuratissima fotografia e un soundtrack "di genere"; questa a suo modo geniale pellicola manda un messaggio che sembra elementare ma, ahinoi, è sempre presente, nella musica, nella letteratura e nelle arti in generale: quanto si può perdere la faccia per avere fama e soldi? Meglio perseverare e proteggere la propria arte e la propria visione della stessa o sdoganarsi e abbandonarsi agli stereotipi? Anche le sottotrame, altrettanto provocatorie, amplificano l'invocazione del regista!
MEMORABILE: Quando scrive e interagisce con i personaggi del suo libro.

Thedude94 13/03/24 23:58 - 1113 commenti

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In generale questa commedia diretta da Jefferson non è male, sia per via dei temi trattati che per le buone interpretazioni dei protagonisti, in particolare quella di Wright che con il suo andamento tranquillo e la sua espressività riesce a dare luce a un personaggio abbastanza spento. Resta qualche pecca dal punto di vista della regia, deludente, così come ci sono alcuni momenti morti che rallentano il ritmo. Alcuni dialoghi sono tuttavia ottimi e l'obiettivo dell'opera, insieme alla sua ironia, si comprendono facilmente; dopotutto merita una visione.

Puppigallo 15/03/24 20:33 - 5355 commenti

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Quello che si dice un buon film, grazie a una sceneggiatura che permette al protagonista, ma non solo, di sbizzarrirsi, duettando con tutti. Giocando sugli stereotipi, fornisce allo spettatore alcuni simpatici spunti, anche di riflessione, senza però voler fare troppo la morale, o diffondere chissà quale messaggio o verità (ne è un chiaro esempio la chiusa). Una visione piacevole, in cui il livello non si abbassa mai sotto la linea di tolleranza, determinando così la riuscita dell'operazione. Nota di merito per i due titoli "Fuck"; e quello dell'idiota "Piantagione distruzione".
MEMORABILE: "Quelli sono resti umani?". "Togliti dalle palle o mi mangio il tuo gilet per cena"; "Mai sottovalutare la stupidità altrui"; I Johnnie Walker.

Giùan 23/03/24 08:04 - 4727 commenti

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Alla sua opera prima cinematografica, Jefferson declina e "traduce" il (pre)testo di Percival Everett in maniera visivamente piuttosto piatta e televisiva ma con congruente coerenza strutturale e narrativa. Il risultato è che, se il discorso sulla stereotipizzazione della cultura afroamericana non affonda mai in profondità il colpo grottesco/satirico, proprio la "medietà" del tono registico consente una riflessione adulta e non compromessa sullo spaesamento tanto culturale che emotivo del protagonista (un davvero calibrato Wright), coadiuvato da un cast tutto perfettamente allineato.
MEMORABILE: La coppia di veterani Keith David/Myra Taylor; Coraline/Erika Alexander; Il confronto tra Monk e la Golden (Rae).

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Galbo 5/04/24 17:37 - 12487 commenti

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Un film sul valore popolare della narrativa e sugli stereotipi razziali a essa collegati. Sorretta da una buona sceneggiatura, la pellicola affronta molti temi in modo lineare e nello stesso tempo racconta la storia di una famiglia (quasi) sull'orlo della disgregazione. Ottima la prova di Jeffrey Right che supera bene la prova del suo primo (e meritato) ruolo da protagonista assoluto, supportato efficacemente dal debuttante (per la regia cinematografica) Cord Jefferson, premiato con l'Oscar per la sceneggiatura del film.

Paulaster 8/04/24 18:05 - 4574 commenti

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Scrittore deluso scrive un libro di basso livello ma richiesto dal mercato. Lo spunto degli stereotipi letterari e soprattutto dei cliché sui neri poteva dare spunto a più situazioni comiche oppure a una critica incisiva, invece resta a metà. La vita del protagonista è compassata e interessa poco (complice uno scarso doppiaggio) e solo qualche dialogo coi colleghi scrittori è ficcante. La parte "cinematografica" sembra quella di un film indie. Un'occasione sprecata per condannare le dinamiche di mercato del mondo letterario.
MEMORABILE: Il test delle bottiglie; Il cambio di titolo; Il dialogo con la scrittrice di colore.

Aco 24/07/24 15:47 - 233 commenti

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Divertente e insieme caustica satira della letteratura angloamericana, ossessionata dalla categorizzazione intellettuale in cui una persona, in base alla propria origine (etnica, religiosa e sessuale), deve per forza di cose pensare, comportarsi e scrivere in un certo modo e trattare certi determinati argomenti. Uno scrittore e professore universitario decide di fare un esperimento scrivendo un libro che risponda in tutto e per tutto al cliché di una letteratura nera, avendo successo. La conclusione del film rappresenta una autentica sorpresa che non può essere rivelata. Da vedere.
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  • Curiosità Zender • 11/03/24 10:20
    Capo scrivano - 48216 interventi
    Oscar 2024 per la Miglior sceneggiatura non originale a Cord Jefferson.