Gli elementi per divertirsi un po' con le imperscrutabili leggi che governano il mondo c'erano, con una rilettura intelligente della solita idea dello stesso giorno rivissuto più volte; non il giorno della marmotta, in questo caso, ma uno molto più importante, si scoprirà. La differenza principale sta nel fatto che non è esattamente lo stesso giorno, ad essere rivissuto; tanto che Dylan (Huisman), il controllore di volo al centro della vicenda, inizialmente non lo capisce affatto. Sa che si ritrova sempre alle 2:20 del pomeriggio alla Grand Central di New York e che incontra lì la stessa tipologia di persone (l'uomo d'affari, la scolaresca,...Leggi tutto i due che si abbracciano, la donna in cinta...), ma per capire che sono anche altri gli elementi comuni nella giornata gli ci vorrà del tempo. Dovrà fare caso agli eventi minori, studiare esattamente cosa succede in un dato minuto e segnarselo, riempire le finestre di casa con appunti che sembrano quelli d'un pazzo. Inaspettatamente un disegno superiore pare esserci, nonostante la ragazza da poco conosciuta e con cui flirta (Palmer) non ne sia affatto convinta; ma se invece ci fosse dentro fino al collo pure lei, nata lo stesso giorno di lui? Coincidenze? Parte da due o tre spunti notevoli il film, però quando si trova nel difficile compito di ampliarli fino a dargli una forma, la regia di Paul Currie cede evidenziando limiti preoccupanti. Fin dalle prime battute mescola un'estetica da Cuore di Panna a ralenti e salti di montaggio pretestuosi; funziona giusto quando può far salire la tensione (lo scontro tra aerei sfiorato sulle piste di volo del JFK) altrimenti si addormenta nel tentativo vano di dare consistenza agli accadimenti e ai personaggi. Non che la Palmer e Huisman aiutino molto per liberare il film da una fastidiosa patina da fiction di lusso, vista una recitazione non esattamente virtuosa, ma se il film arranca non è colpa loro. Ci si impantana in lunghe attese al punto che per tutto il primo tempo accade davvero poco, tra intermezzi sentimentali di dubbio gusto e Dylan che non si capisce ancora bene di cosa si stia accorgendo. Poi le cose migliorano e si percepisce la grandezza del quadro che potrebbe sovrintendere al tutto e il protagonista avvia pure un'indagine personale per capire se oltre a ciò che si comincia a intuire c'è sotto anche dell'altro (e infatti...). Strutturato in modo diverso, più dinamico, il film poteva funzionare eccome. Le scene in aeroporto potevano essere ampiamente sintetizzate, così come certe scaramucce tra Sarah e il suo ex (Reid). Si seguono le tracce di opere nobili (il PI GRECO di Aronofsky) e si cerca di trovare una chiave d'accesso a misteri insondabili arrivando però a una soluzione più banale del previsto che riporta il tutto su territori già esplorati e confermando un approccio “new age” poco premiante. Occasione persa e un soggetto interessante sfruttato con scarso acume.
Di thriller che presentano giornate ripetute ciclicamente e orari “particolari” è colmo il cinema, questo è solo l’ultimo della lista. L’originalità, quindi, non è esattamente il piatto forte; né tantomeno lo è la tensione, mortificata com'è da una melliflua parte sentimentale - tra il tenebroso protagonista e la bella Teresa Palmer - che va inevitabilmente a drenare la suspense, ridotta a poche sequenze madri. Non male comunque, dopotutto intrattiene decentemente. In una spinta di benevolenza ci si può issare sino a **!.
Dalla trama sembrava potesse essere un thriller (e come tale è generalmente classificato). Si parlava di "coazione a ripetere" il medesimo giorno e medesime situazioni con relative indagini invece non è stato affatto così. Il film è godibile, con un'ottima fotografia e una bella e indovinata colonna sonora, ma alla fatidica parola "fine" si ha la sensazione che sia sostanzialmente una storia d'amore. Per cui si esce dalla sala con più dubbi che entusiasmi, parafrasando il vecchio stile di Ciak.
L'avesse diretto Maria De Filippi non mi sarei stupito più di quel tanto ad assistere una storia (sulla carta intricata) così maldestramente buttata via con attori che paiono usciti da "Uomini e donne". Un fattaccio un po' inquietante che capita tutti i giorni alle 2:22 e un perché da scoprire viene sminuito da un sentimentale di bellocci d'oggidì con barba che punge e capello bisunto per lui e moda da quattro soldi da fashion blogger coi capelli induriti dalla spuma per lei. La sciatteria registica/attoriale toglie molti punti, ahimé.
Un controllore di volo inizia a notare che, di giorno in giorno, alcuni eventi ed alcuni incontri si ripetono con la stessa cadenza temporale. A cosa è dovuto? L'esplosione di una supernova, gli ologrammi di un artista digitale, il ripetersi di una tragica storia d'amore e gelosia avvenuta tanti anni prima? Il problema non è la mancanza di ipotesi, ma quella di interesse: la vicenda ha un ritmo tanto sonnacchioso e ripetitivo che, quando si arriva al dunque, importa poco. Stringi stringi, un film romantico modaiolo inutilmente ingarbugliato.
Thriller alquanto originale, che grazie a un tocco fantascientifico affronta temi interessanti. Una sceneggiatura ben scritta, anche se a causa della ripetizione degli eventi potrebbe risultare un film monotono. Gli attori sono il punto debole del film: bellocci dalla recitazione nella media, non regalano particolari emozioni. Riusciti gli effetti speciali.
MEMORABILE: Il quasi disastro-aereo; Lo schianto con il taxi; Il litigio in mezzo agli ologrammi.
Un uomo è ossessionato dagli schemi ricorrenti al punto che la sua vita comincia a deragliare verso un'ossessione folle e distruttiva. Il film di Currie è un mezzo pasticcio con una sceneggiatura che, in un primo momento, sembra essere più ingarbugliata di quanto non sia poi effettivamente nella realtà. Gira che ti rigira siamo sempre al punto di partenza e comunque lontani anni luce dal simpatico "giorno della marmotta" di Ricomincio da capo, che sfruttava la stessa idea in maniera intelligente.
Più che mediocre film dalla trama non molto originale che sfrutta ormai l'abusato cliché secondo cui gli avvenimenti si ripetono ciclicamente secondo uno schema ma ben preciso. L'idea di base, per quanto poco originale, è almeno interessante; peccato che il film si butti via totalmente in una melensa storia d'amore che nulla ha a che vedere col thriller e con la fantascienza. Brutto e noioso.
Patinato e pretenzioso connubio di romance e mystery metafisico che tira in ballo reincarnazioni, disegni del fato con vaghi echi a Final destination, un po' di loop à la Ricomincio da capo e lampi paranoidi in stile Number 23. Sebbene certe immagini siano innegabilmente piacevoli allo sguardo (l'esposizione con ologrammi, i ballerini sospesi), la sostanza è poca, la soluzione del mistero facilmente intuibile e lo sdolcinato finale non riserva neanche un colpo di coda salvifico. Discreta prova del cast. Non invedibile, ma se ne può fare a meno.
MEMORABILE: Il protagonista che scrive ossessivamente sui vetri come Russell Crowe in A beautiful mind; L'incidente sul taxi; La visione rivelatrice in stazione.
Film che riesce a essere allo stesso tempo scialbo e delirante. Creare confusione immane sembra essere la chiave per la componente "mystery" secondo gli autori; vengono usati degli espedienti che alla lunga rasentano il ridicolo e la risoluzione crea unicamente frustrazione, agli occhi dello spettatore. Poteva esserci terreno per un film interessante, ma le idee in scrittura sono davvero poche e confuse.
La parabola discendente di un controllore di volo disturbato, raccontata in maniera delirante e raffazzonata. Peccato, perché spunti interessanti questa pellicola ne offriva a bizzeffe. Ci potevano stare un disastro aereo, alieni che distorcevano il tempo, dimensioni parallele. E invece dopo un promettente inizio ci si ritrova con una trama banale e noiosissima, e si capisce sin da subito fin dove si vuole andare a parare. I due protagonisti sono antipaticissimi, lui simil-straccione che pedala per New York come se il traffico non esistesse, lei sempre stralunata. Da dimenticare.
MEMORABILE: L'ologramma cittadino che avvolge gli spettatori nel suo insieme.
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