Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Horror/commedia natalizia simpatica e divertente caratterizzata da ritmo costante e sostenuto. Script sì sconclusionato ma senza grandi cadute, parte alla grande (straordinario Caan) ma non riesce a mantenere per tutta la durata il livello dell'intro, malgrado un Bill Goldberg perfettamente in parte. Mancano lo splatter (che fa capolino appunto solo nell'intro) e il coraggio, ma scorre con facilità e mette a segno qualche scambio di battute valido e qualche sequenza riuscita.
Prestigiatore riceve in eredità un anello magico, con cui evoca accidentalmente due ragazze-gargoyle direttamente dal XIII secolo! Misconosciuto SOV horror-fantasy diretto da un effettista poco prolifico, che tratta la strampalata materia con la dovuta ironia, ma senza un'opportuna verve "tromesca": l'erotismo attenuato e l'uso parco del gore (quasi fuori luogo le poche scene violente) non riflettono i gusti del pubblico di riferimento. Si apprezzano l'impegno (pure la pessima CGI suscita una certa tenerezza) e una confezione non del tutto inservibile, ma resta un prodottino anonimo.
Demenzial-zombie-movie a bassissimo budget che mischia Cronenberg, Romero, il primo Peter Jackson e la Troma. Storia semplice e delirante, momenti divertenti, non mancano belle trovate e un po' di satira politica, splatter in abbondanza. Paga purtroppo una regia confusa e priva di ritmo e un onnipresente commento sonoro spesso fuori contesto. Peccato, perché non mancano spunti interessanti.
Gradevole giallo brillante di ottima confezione, semplice ma efficace. Qualche snodo risulta un po' forzato, come spesso accade in questo tipo di pellicole, ma la piacevolezza di fondo le fa superare volentieri. Bella la musica, brava la Rutheford come miss Marple, "vecchina tremenda", simpatica ficcanaso dalla lingua affilata e irriverente. Bene il cast di contorno, buono l'intrigo nella più classica delle ville di campagna, abitata da una famiglia numerosa e rancorosa, dato che all'eponimo delitto sul treno ne seguiranno altri. Sarà l'eredita il movente? Buono e distensivo.
Che Washington sia un attore con la A maiuscola è noto. Che Scott fosse un regista fracassone ma divertente lo è altrettanto. Peccato, dunque, che nel finale i conti tornino fino a un certo punto (ma con i paradossi temporali c'è sempre qualche intoppo logico). Pellicola godibile - per quanto assurda - grazie a un ritmo indiavolato, alle solite riprese da montagne russe di Scott e a un Caviezel convincente. Belle le scene iniziali della folla sul traghetto. Da vedere per il cameo interessante di Kilmer.
In un cupo futuro dispotico, per concepire un figlio bisogna superare una spietata selezione. Un film che rende bene la drammatica alienazione di un pianeta climaticamente invivibile in cui una nascita rappresenta un privilegio per pochi. Un ambiente che rappresenta un "non luogo", fotografato con toni freddi che esaltano la solitudine interiore dei protagonisti verso i quali viene esercitato un gioco al massacro il cui esito consisterà in un inevitabile cambiamento dei rapporti di coppia. Brillante la prova dei tre attori principali.
Si riprende la guerra contro l'Intelligenza Artificiale partita per la tangente in un turbinio di informazioni che ci cascano addosso e che dovremmo poter organizzare mentalmente per poter godere almeno in parte dell'ultimo capitolo (o almeno così pare) della saga di MISSION: IMPOSSIBLE. Se il precedente si era chiuso in modo altamente spettacolare con le acrobatiche riprese sulla diga, qui si riapre in maniera molto più compassata facendo già intuire come l'azione sia di qualità...Leggi tutto nettamente inferiore alle attese. Difatti, se escludiamo la lunga sequenza con Cruise che si attorciglia intorno a un biplano in volo (niente che non si sia già visto) e una ancor più estenuante all'interno di un sommergibile, nella quale se non altro il rimbombo dei rumori sordi e l'acqua che riempie lo schermo danno qualcosa in più, il film è un'interminabile, sfibrante, verboso concentrato di tecnicismi che si impegna a spiegare cose che interessano quasi a nessuno.
In film così ci si aspetta l'azione, e Christopher Quarrie aveva già dimostrato nei suoi ultimi capitoli di aver dilapidato per strada lo slancio spettacolare che ci aveva saputo tenere sulla corda per l'intera durata agli esordi della saga: senza offrire una scena realmente memorabile (quelle son tutte patrimonio dei capitoli non firmati da lui), si impelaga in una trama inutilmente contorta quando avrebbe potuto essere molto più essenziale, limitandosi a descrivere il recupero della chiavetta contenente il codice sorgente che dovrà essere utilizzato per togliere di mezzo la pericolosissima Intelligenza Artificiale intenzionata a far scoppiare una gigantesca guerra nucleare.
Alla ricerca del suo Sacro Graal Cruise trottola al solito un po' dappertutto, prediligendo questa volta scenari neutri, lontani perlopiù dalle grandi città: ghiacci, vallate, oceani... Qualche scampolo romantico, ironia pressoché rasa al suolo (e ciò è grave, soprattutto potendo disporre di un protagonista che col suo celebre sorriso si presterebbe e di un Simon Pegg che qualcosa prova sempre ad aggiungere, in questo senso), le caratteristiche corse da soldatino di Tom Cruise che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere, un Ving Rhames col quale scambiare un paio di dialoghi sui massimi sistemi tra una bomba e l'altra, effetti speciali relativamente contenuti e soprattutto quasi tre ore che sembrano non finire mai, ricolme di passaggi che potevano essere sintetizzati senza perdere nulla e anzi guadagnandoci magari in chiarezza.
Non esiste vera tensione, i personaggi - escluso Ethan Hunt - hanno spessore pari a quello dell'Intelligenza Artificiale, nemico lontano e inconsistente, la minaccia nucleare non si percepisce mai come davvero incombente. Si può insomma archiviare questa secondo "reckoning" relegandolo nel novero dei sequel utili giusto a fare numero, stinti ricetttacoli di luoghi comuni del genere articolati in una trama confusa faticosa da seguire e priva di alcun fascino. Persino il brano classico in colonna sonora esplode sui titoli di testa ripreso blandamente in un finale che va avanti per interi minuti a inquadrare gente che sorride al rallentatore come se la cosa dovesse darci soddisfazione. Certo, poi la tecnica è sempre buona, Cruise ancora impeccabile nel ruolo, la colonna sonora professionale così come lo è ogni prodotto hollywoodiano dal budget sostanzioso, ma dei tanti capitoli resta uno dei meno convincenti.
Anomala produzione australiana che nasce (su YouTube) come omaggio a un certo tipo di cinema exploitation dei Settanta (ma non solo) di matrice italiana, dichiaratamente, anche se a dire il vero il genere che per primo sembra oggetto della parodia è quello dei lottatori messicani, dei Santo e dei Blue Demon, quelli che sgominavano a calci e pugni intere bande di criminali intenzionati a conquistare la Terra o poco meno. Poi certo, ci siamo accodati anche noi coi nostri “fantastici Superman” e va detto che qui...Leggi tutto una delle particolarità più divertenti è che i protagonisti parlano un italiano abbozzato tutto da ridere, mescolato a qualche parola in inglese piazzata all'interno di una lingua talvolta indistinguibile (non a caso compaiono i sottotitoli "obbligati", lungo tutta la serie).
Dieci episodi brevissimi che sono stati successivamente riuniti in un mediometraggio di 40 minuti che può essere visto come una storia unica, in cui un meteorite precipita sulla Terra e viene catturato dall'immancabile scienziato pazzo. A cercare di rimettere la cose a posto arriva per l'appunto l'Italian Spiderman (Ashby), con un rozzo costume da uomo ragno e una stazza non esattamente associabile a quella del noto superoe Marvel: cicciottello, look alla Ron Jeremy, mascherina nera d'ordinanza, parla poco e raddrizza i torti a modo suo, soprattutto facendo grande uso di armi da fuoco. Il film, infatti, trita generi diversi in una resa pulp assolutamente perfetta: pellicola rovinata, definizione bassa, colori impastati (stona solo il formato 2.35:1, inconcepibile al tempo per produzioni del genere), fondali finti durante un impagabile inseguimento in moto, primi piani inutili...
La tecnica è magnificamente ispirata agli Z-movies a cui fa riferimento, con dialoghi elementari nei quali si agisce parodiando oltremodo l'imbecilità di quelli di allora, frasi biascicate in italiano, idee ed elementi piazzati ovunque per prendere in giro il cinema di basso livello tout-court (si pensi al ragazzo che resta incantato muovendo la testa a bocca aperta quando indica qualcosa). Chi conosce quel tipo di film non può insomma che restare estasiato di fronte all'accuratezza con la quale ci si diverte alle spalle di quel genere già di per sé ai confini del trash: le sciocchezze non si contano, con il “succo” estratto dal meteorite che produce una clonazione immediata del soggetto a cui viene iniettato. Più è il liquido, più aumenta il numero dei cloni che scaturiscono d'improvviso dal nulla.
E' del tutto evidente come la storia sia un semplice pretesto per mettere in scena un gran bel numero di trovate folli sostenute dall'ottimo senso dell'umorismo degli autori i quali, pur muovendosi nell'ambito della goliardata, azzeccano molte gag dedicate anche ai non esperti del campo (a cui, comunque, il film resta indirizzato). Belle ragazze (ma niente nudi), maschi di contorno ricercatamente idioti, una enorme quantità di sparatorie e musiche di accompagnamento assolutamente perfette. Certo, a lungo andare il gioco stanca e chiudere dopo 40 minuti era necessario per non annoiare, ma intanto godetevi lo spiderman nostrano che si difende durante una gara di surf chiamando a sé i pinguini! Una delizia per intenditori e amanti di quel cinema fatto di niente, ingenuo eppure così amabile...
Tra un John Waters edulcorato e un Almodóvar più pacato, l'esordio di François Ozon prova comunque a stupire con qualche trovata niente male. Già l'incipit colpisce non poco: un uomo entra in una casa inquadrata dall'esterno dalla quale si sente cantare in coro un "tanti auguri a te" evidentemente a questi rivolto. Seguono spari in sequenza. Che è successo? Non ci viene detto, perché si comincia subito col solito "Qualche mese prima...". E si parte da principio: gruppo di famiglia con madre (Dandry), padre (Marthouret), figlia...Leggi tutto ribelle (Marina De Van) e figlio (Adrien De Van, i due sono fratelli anche nella realtà). Si capisce quanto fatichino a condurre una vita normale, soprattutto perché Sophie e Nicholas, i ragazzi, dimostrano di avere qualche problema di identità sessuale. E c'è persino il sospetto che il topino con gabbietta portato a casa da papà non porti influssi positivi, in famiglia. Può essere? Dal momento che il film è condotto con piglio a tratti surreale sarebbe sciocco dubitarne.
Esordisce Nicholas nel creare scompiglio: "Sono omosessuale". Lo dice a tavola, di fronte a tutti compresa la appena assunta domestica spagnola (Sanchez) e il suo partner (Deido), invitati a cena per sostituire un'amica di famiglia che ha dato buca. E proprio all'ultimo arrivato la madre chiede di raggiungere Nicholas in camera per vedere se riesce a farlo "ragionare"... Una situazione grottesca, accresciuta da quello che l'incaricato deciderà di fare per svolgere un compito che non si capisce perché dovrebbe spettare a lui. Fosse solo quello... Pure Sophie perde la brocca e, di notte, apre la finestra e si butta giù. Il tutto mentre mamma cerca di mantenere un contegno nell'accettare in qualche modo quanto accade e papà pensa solo a leggere il giornale e a far le parole crociate, rispondendo alle domande di sua moglie utilizzando proverbi, detti popolari o cercando di smorzare l'apprensione della donna con inutili frasi di circostanza. E' forse il personaggio meno banale del lotto, nella sua smaccata banalità, quello che più degli altri fa capire, attraverso un disarmante disinteresse nei confronti dell'intera famiglia, quanto il presunto self-control possa far più danni di quanto non si creda.
Nel frattempo Sophie è sempre più intrattabile anche nei confronti del suo boyfriend il quale, invece, si mostra comprensivo e cede solo per un attimo con la domestica esuberante in quella che resta la scena più "oltre" del film e che probabilmente gli fece guadagnare il divieto ai 18 (una "prestazione" inattesa con tanto di fallo di gomma in bella mostra). Giusto una provocazione che dichiara l'apparentamento provvisorio a un cinema trasgressivo, tuttavia "smontato" da una mancanza di vere idee forti e da una regia che ancora dimostra di non saper bene come gestire materiale simile.
I balbettamenti e le fasi di transizione occupano troppo spazio in attesa che si scateni qualcosa di divertente in scena, e anche la misteriosa, ampia congrega gay che si chiude in camera non riserva chissà quali sorprese. Per cui si chiude il cerchio riavvolgendo il nastro e svelando cosa accadde nell'incipit. Qualche sorpresa il finale la riserva, anche se poi l'epilogo non si fa certo ricordare e svela un qualunquismo di fondo che porta a riconsiderare quanto pensato di positivo su di un'opera comunque sufficientemente bizzarra da regalare qualche risata acida. Ma poi vien voglia di rivedere POLYESTER o LA SIGNORA AMMAZZATUTTI, che in tema di famiglie disfunzionali si erano spinti molto più avanti, anche se senza la raffinatezza di Ozon...
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA