Dahmer - Il cannibale di Milwaukee - Film (2002)

Dahmer - Il cannibale di Milwaukee
Locandina Dahmer - Il cannibale di Milwaukee - Film (2002)
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Titolo originale: Dahmer
Anno: 2002
Genere: thriller (colore)

Cast completo di Dahmer - Il cannibale di Milwaukee

Note: Basato sulla storia vera del serial-killer Jeffrey Dahmer.

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Tutti i commenti e le recensioni di Dahmer - Il cannibale di Milwaukee

TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/08/08 DAL BENEMERITO HERRKINSKI
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Herrkinski 8/08/08 22:26 - 8736 commenti

I gusti di Herrkinski

Sorta di biografia del "biondino del Wisconsin", che riduce al minimo la parte truculenta della vicenda per concentrarsi maggiormente sulla psicologia deviata del protagonista, sulla sua vita da giovane e sui possibili motivi che l'hanno spinto verso la sua lucida follia omicida. L'impresa sarebbe stata lodevole, se non fosse che il film risente troppo dell'assenza di scene visivamente "forti" e risulta spesso soporifero. Inoltre i salti temporali e altri particolari della storia possono risultare confusi ai più. Noioso e inconcludente.

Rebis 27/07/09 19:25 - 2477 commenti

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Jeremy Renner è antipatico; il fatto che nel film interpreti Jeffrey Dahmer non c’entra nulla. Jeremy Renner è anche piuttosto bravo, ma non ha nessuna sensualità attorale. David Jacobson, alla regia, destruttura con lentezza e notevole complessità il racconto, mostra senza esporre, sta alla larga dal morboso, ma le sue soluzioni narrative e gli esiti psicologici rimangono silenziosi e più banali di quanto non pretenda; il ritratto genitoriale, solo abbozzato. Per questo Dahmer, nonostante le qualità oggettive, non riesce mai a generare autentico interesse, e il film capitola nell’anonimato.

Undying 31/01/10 01:18 - 3807 commenti

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Necrofilo, cannibale, omicida e omosessuale: lavora in una fabbrica di cioccolato, ma dispensa fiele anziché dolci. La cronaca - ben più nera di qualunque opera ispirata al cannibale di Milwaukee - è alla base di un film che, con certa premura, evita l'inadatta violenza in favore di un'analisi psicologica del killer che rileva la disperazione e il nichilismo quale stadio irreversibile di talune patologie mentali. Impostato in maniera teatrale, pur se con inclinazione "realista" (si vedano i quadretti familiari), il film oscilla confusamente avanti e indietro nel tempo, senza mai (con)vincere.

Buiomega71 16/12/10 21:15 - 3109 commenti

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Dai trailer sembrava chissà quale prelibatezza splatter: niente di più sbagliato. Dahmer è un lento e intimista viaggio nella mente di uno dei serial killer più feroci degli states (straordinariamente reso da Jeremy Renner) e Jacobson punta tutto sulla solitudine dell'assassino, diviso tra locali gay e amicizie occasionali. Per nulla morboso né tantomeno grandguignolesco, si sofferma piuttosto sui - pochi - scambi interpersonali di Dahmer, che sia il padre o l'amante di colore. L'impianto è piuttosto teatrale e da film da Sundance. Ipnotico.
MEMORABILE: Le peripezie di Jeffrey per nascondere al padre la scatola contenente una testa umana.

Sabryna 17/02/11 21:22 - 225 commenti

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Lento, lentissimo, di una lentezza esasperante. Soprattutto se si tiene conto che qui si parla di Jeffrey Dahmer. Mica un serial killer qualunque. Uno dei più pacati, ma anche uno dei più efferati e morbosi. Ecco, in quest'opera la pacatezza c'è tutta, la morbosità abbastanza ma manca l'appeal dell'efferatezza che ci si aspetterebbe da un film del genere. Il regista pretenderebbe di mostrare la psicologia di Dahmer da un punto di vista introspettivo, tramite flashback e momenti lunghi, ma risulta tutto dispersivo e troppo dilatato. Noia.

Gestarsh99 1/03/11 00:43 - 1395 commenti

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L'opera di Jacobson non è un biopic su uno dei più disgustosi serial killer del ventesimo secolo ma un collage di alcuni rapidi segmenti significativi del suo passaggio esistenziale da uomo a criminale. Senza indulgere oltremodo in sadismi compiaciuti ma soffermandosi sul progredire delle fasi di lento sconfinamento nell'abiezione, un film spoglio di fronzoli, un po' freddino ed inamidato, che chiarisce poco o nulla e si limita ad esporre i fatti già noti. Sottile la disinvoltura di Renner nell'esprimere con nitida essenzialità l'insignificante mediocrità di un mostro.
MEMORABILE: I flashback del passato, efficacemente rievocati come sogni ad occhi aperti del protagonista.

Il Dandi 10/01/14 00:05 - 1917 commenti

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Nella lunga sfilza di film che rievocano le gesta di celebri serial-killer, Dahmer è insolito perché rinuncia alla strada facile (e sicura) della ricostruzione di fatti reali (magari laddove la pignoleria per l'esattezza cronachistica diventa solo un alibi per la messa in scena di un torture-porn); al contrario, Jacobson ci avverte subito che il film presenta personaggi inventati per l'occasione, ma poi li usa solo per ricostruire la personalità del protagonista attraverso una serie di quadretti e flashback che si sovrappongono di continuo. Sgradevole ma pudico, malsano ma non morboso.
MEMORABILE: Le ragazze nere che cercano invano di avvertire i poliziotti che Dahmer sta portandosi via un ubriaco.

Kinodrop 12/01/14 19:55 - 3398 commenti

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La trasposizione cinematografica della biografia del serial killer, cannibale e necrofilo Dahmer ha una grande pecca: rimuovere la sostanza della follia del personaggio che appare così poco più che un ragazzo sbandato e alcolizzato. Detto questo, il film non è privo di una sua attrattiva, anche se a volte rallenta troppo e il montaggio risulta disconnesso. Un personaggio che nella realtà si è beccato quasi 1000 anni di prigione necessitava di una maggiore incisività narrativa e approfondimento psicologico. Buone la fotografia e la musica.

Myvincent 24/08/14 07:23 - 4004 commenti

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Ispirato alla celebre, terrificante storia del mostro di Milwaukee, il film (che non fa alcun accenno al cannibalismo), tenta un ritratto psico-sociale di un ragazzo come tanti, cresciuto solo e con pochi amici. Il risultato è apprezzabile e contribuiscono il volto e la recitazione di Jeremy Renner, alle prese con un ruolo non certo facile. Il clima generale che si respira è di apparente, indisturbata, "normale" indifferenza generale tutt'attorno.

Belfagor 31/05/15 16:14 - 2708 commenti

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Portare sullo schermo la storia di Jeffrey Dahmer, serial killer cannibale e necrofilo, era un'operazione a forte rischio di gratuità, ma sorprendentemente Jacobson sbanda nel versante opposto. Il ritmo gelido e l'impostazione quasi teatrale delle scene mettono in luce il nichilismo esistenziale del protagonista ma non permettono di comprendere la reale entità dei suoi crimini né di indagare le cause della sua patologia. Anche la storia famigliare, che pure ebbe un ruolo rilevante, è solo accennata. Discreto Renner.
MEMORABILE: Il ragazzo portato via da Dahmer nonostante la presenza della polizia e le proteste di due ragazze.

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Ira72 10/09/19 16:08 - 1364 commenti

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Sarebbe stato forse scontato, per Jacobson, focalizzare la pellicola sulle tecniche usate dal folle Dahmer per massacrare corpi straziati e mutilati. Così il film si concentra, più che altro, sulle origini che possono aver influenzato questa psiche deviata e sui primi adescamenti, ovviamente terminati in tragedia. L'aria che si respira durante la visione è macabra, disgustosa, viziata e viziosa, pur non essendoci, quasi, scene splatter. Renner conferisce al personaggio la giusta dose di inquietudine malata senza sconfinare nel patetico. Ritmo un po' lento.

Redeyes 15/02/21 07:45 - 2495 commenti

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Come ti mostro l'ennesimo mostro a metà. Un comunque bravo Renner ci prova con questo "biopic" di uno dei killer più famosi d'America, ma nonostante uno sviluppo più psicologico rispetto a quello di altri "soci" come Gacy o Gein, non si riesce ad empatizzare, per folle che possa apparire, col protagonista, né a carpirne a pieno l'aberrante corportamento. Insoddisfatti anche sotto il lato "gore" ben poco sapremo del cannibale di Milwaukee, finendo per dimenticarlo ben presto, come la pellicola. Ancora una volta i serial killer trasposti sul grande schermo deludono lo spettatore.
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  • Curiosità Undying • 31/01/10 01:25
    Comunicazione esterna - 7567 interventi
    Il padre di Dahmer è interpretato da Bruce Davison, ottimo attore al quale, con buona probabilità, resterà legato il ruolo di Willard sviluppato in un vecchio film datato 1971, e diretto da Daniel Mann, Willard e i topi.
  • Discussione Undying • 24/04/10 21:08
    Comunicazione esterna - 7567 interventi
    Per dirti di quanto hai ragione ho preferito fare correggere.

    Grazie.
    Ultima modifica: 25/04/10 22:30 da Undying
  • Discussione Zender • 25/04/10 08:52
    Capo scrivano - 48961 interventi
    Credo semplicemente che Renato ci si sia imbattuto leggendo un tuo commento. Sai Undying, il fatto è che, avendo tu scritto così tanto, essendo spessissimo in cima alla lista e scrivendo pareri spesso molto interessanti, si finisce per leggerti parecchio. Credo che chiunque scriva così tanto scriva inevitabilmente qualche castroneria (io stesso ho assai frequentemente corretto papiri del Davinotti su giusta segnalazione degli utenti), e una segnalazione non può che aiutare a migliorare la qualità dei tuoi commenti; il che va a vantaggio tuo (perché per uno che te lo dice magari altri non lo dicono e si limitano semplicemente a osservare silenziosamente "guarda qui questo cosa scrive") e del sito.

    Un grazie particolare naturalmente poi, nel caso specifico, per aver dimostrato una volta di più la tua ragionevolezza e buon senso.
    Ultima modifica: 25/04/10 10:03 da Zender
  • Discussione Undying • 25/04/10 22:27
    Comunicazione esterna - 7567 interventi
    Punto di vista condivisibile e, infatti, da me totalmente condiviso.

    Grazie a Zender per la puntualizzazione, più che ragionevole, e al buon Renato per la segnalazione.
    Ultima modifica: 25/04/10 22:27 da Undying