Sorta di biografia del "biondino del Wisconsin", che riduce al minimo la parte truculenta della vicenda per concentrarsi maggiormente sulla psicologia deviata del protagonista, sulla sua vita da giovane e sui possibili motivi che l'hanno spinto verso la sua lucida follia omicida. L'impresa sarebbe stata lodevole, se non fosse che il film risente troppo dell'assenza di scene visivamente "forti" e risulta spesso soporifero. Inoltre i salti temporali e altri particolari della storia possono risultare confusi ai più. Noioso e inconcludente.
Jeremy Renner è antipatico; il fatto che nel film interpreti Jeffrey Dahmer non c’entra nulla. Jeremy Renner è anche piuttosto bravo, ma non ha nessuna sensualità attorale. David Jacobson, alla regia, destruttura con lentezza e notevole complessità il racconto, mostra senza esporre, sta alla larga dal morboso, ma le sue soluzioni narrative e gli esiti psicologici rimangono silenziosi e più banali di quanto non pretenda; il ritratto genitoriale, solo abbozzato. Per questo Dahmer, nonostante le qualità oggettive, non riesce mai a generare autentico interesse, e il film capitola nell’anonimato.
Lento, lentissimo, di una lentezza esasperante. Soprattutto se si tiene conto che qui si parla di Jeffrey Dahmer. Mica un serial killer qualunque. Uno dei più pacati, ma anche uno dei più efferati e morbosi. Ecco, in quest'opera la pacatezza c'è tutta, la morbosità abbastanza ma manca l'appeal dell'efferatezza che ci si aspetterebbe da un film del genere. Il regista pretenderebbe di mostrare la psicologia di Dahmer da un punto di vista introspettivo, tramite flashback e momenti lunghi, ma risulta tutto dispersivo e troppo dilatato. Noia.
L'opera di Jacobson non è un biopic su uno dei più disgustosi serial killer del ventesimo secolo ma un collage di alcuni rapidi segmenti significativi del suo passaggio esistenziale da uomo a criminale. Senza indulgere oltremodo in sadismi compiaciuti ma soffermandosi sul progredire delle fasi di lento sconfinamento nell'abiezione, un film spoglio di fronzoli, un po' freddino ed inamidato, che chiarisce poco o nulla e si limita ad esporre i fatti già noti. Sottile la disinvoltura di Renner nell'esprimere con nitida essenzialità l'insignificante mediocrità di un mostro.
MEMORABILE: I flashback del passato, efficacemente rievocati come sogni ad occhi aperti del protagonista.
La trasposizione cinematografica della biografia del serial killer, cannibale e necrofilo Dahmer ha una grande pecca: rimuovere la sostanza della follia del personaggio che appare così poco più che un ragazzo sbandato e alcolizzato. Detto questo, il film non è privo di una sua attrattiva, anche se a volte rallenta troppo e il montaggio risulta disconnesso. Un personaggio che nella realtà si è beccato quasi 1000 anni di prigione necessitava di una maggiore incisività narrativa e approfondimento psicologico. Buone la fotografia e la musica.
Ispirato alla celebre, terrificante storia del mostro di Milwaukee, il film (che non fa alcun accenno al cannibalismo), tenta un ritratto psico-sociale di un ragazzo come tanti, cresciuto solo e con pochi amici. Il risultato è apprezzabile e contribuiscono il volto e la recitazione di Jeremy Renner, alle prese con un ruolo non certo facile. Il clima generale che si respira è di apparente, indisturbata, "normale" indifferenza generale tutt'attorno.
Sarebbe stato forse scontato, per Jacobson, focalizzare la pellicola sulle tecniche usate dal folle Dahmer per massacrare corpi straziati e mutilati. Così il film si concentra, più che altro, sulle origini che possono aver influenzato questa psiche deviata e sui primi adescamenti, ovviamente terminati in tragedia. L'aria che si respira durante la visione è macabra, disgustosa, viziata e viziosa, pur non essendoci, quasi, scene splatter. Renner conferisce al personaggio la giusta dose di inquietudine malata senza sconfinare nel patetico. Ritmo un po' lento.
Come ti mostro l'ennesimo mostro a metà. Un comunque bravo Renner ci prova con questo "biopic" di uno dei killer più famosi d'America, ma nonostante uno sviluppo più psicologico rispetto a quello di altri "soci" come Gacy o Gein, non si riesce ad empatizzare, per folle che possa apparire, col protagonista, né a carpirne a pieno l'aberrante corportamento. Insoddisfatti anche sotto il lato "gore" ben poco sapremo del cannibale di Milwaukee, finendo per dimenticarlo ben presto, come la pellicola. Ancora una volta i serial killer trasposti sul grande schermo deludono lo spettatore.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Il padre di Dahmer è interpretato da Bruce Davison, ottimo attore al quale, con buona probabilità , resterà legato il ruolo di Willard sviluppato in un vecchio film datato 1971, e diretto da Daniel Mann, Willard e i topi.