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Discussioni su Ultima notte a Soho - Film (2021)

DISCUSSIONE GENERALE

6 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Il ferrini • 9/11/21 19:39
    Formatore stagisti - 115 interventi
    Che meraviglia. Non perdetevi questo film, e parlo ovviamente di andarlo a vedere in sala, perché qualsiasi altra fruizione secondo me ne sminuisce la gigantesca portata visiva ma soprattutto la memorabile esperienza uditiva. Edgar Wright ha già dimostrato il proprio talento in vari ambiti ma qui riesce veramente a superarsi, frullando suggestioni polanskiane (ma c'è anche tanto Hitchcock e perfino Bava) con una struttura narrativa semplice eppure carica di tensione dal primo all'ultimo minuto di proiezione. Nel film si seguono due storie, quella della giovane e impacciata Thomasin McKenzie e quella della sfrontata e imprevedibile Anya Taylor-Joy, eppure il flusso delle emozioni è unico, continuo, le due donne così incredibilmente diverse si fondono, come ben presto avviene fra la realtà e il sogno. Tu, spettatore, ne vieni travolto, grazie soprattutto all'uso magistrale e vertiginoso delle musiche, che non rappresentano un semplice tappeto sonoro ma sono parte integrante nel film, spesso perfino protagoniste. Questo film è un meccanismo pressoché perfetto, che ti sbatte addosso la Londra di due epoche lontane fra loro (gli anni '60 e oggi) con la stessa  minuziosa perizia, sovrapponendole, attorcigliandole intorno ai personaggi esattamente come fa con te che lo stai guardando, e alla fine inevitabilmente ti inghiotte, ti trascina in un incubo che senti sempre più tuo ad ogni fotogramma. E quando credi d'aver capito tutto, d'aver ricostruito la vicenda, Wright piazza un ultimo colpo di scena geniale, quasi impossibile da prevedere, stupendoti per l'ennesima volta. Questo è davvero grande cinema, qualcuno dirà derivativo e sicuramente lo è, ma il risultato va ben oltre la somma degli ingredienti usati. Probabilmente il miglior film che ho visto quest'anno, e ne ho visti parecchi. 
  • Dusso • 10/11/21 09:14
    Archivista in seconda - 1931 interventi
    Io vorrei andare a vederlo peccato che nelle due multisale della mia città da domani lo tolgano e anche i cinema limitrofi pare che lo abbiano già tolto sempre da domani 
  • Didda23 • 10/11/21 14:28
    Compilatore d’emergenza - 5796 interventi
    Per certi versi è il suo film più maturo, visivamente eccezionale ( visto in un cinema all'avanguardia in italia per qualità) ma narrativamente non mi ha fatto impazzire, nonostante un finale degno di nota e difficilmente prevedebile. Convengo con te per l'uso delle musiche ( ma in questo non è certo una novità - indimenticabile la scena con Don't stop me now ne L'alba dei morti dementi-). Per me non è stato nemmeno un problema il fatto che fosse derivativo (oltre a quello che hai sottolineato, aggiungerei come minimo Argento e Craven), ma è la mancanza di un qualcosa (che non ti saprei nemmeno definire) che non mi ha permesso di mettere un voto altissimo.
    Comunque estendo e rilancio il tuo invito, va sicuramente visto (meglio se al cinema)
  • Rebis • 11/11/21 10:00
    Compilatore d’emergenza - 4440 interventi
    Visto ieri mi è piaciuto molto, anche se nel finale avrei gradito qualche effettone in meno e un tono più dark.

    Quanto al genere per me è un horror tout court, e fa pure paura. E' la storia di una medium che vede spiriti dannati oppure ho frainteso? Tutti i film omaggiati per altro sono horror...
    Ultima modifica: 11/11/21 10:49 da Rebis
  • Capannelle • 20/11/21 18:44
    Scrivano - 3920 interventi
    D'accordo con Xamini: ad un primo tempo florido e coinvolgente segue una seconda parte che tenta svolte ardite e parzialmente traballanti. Tra 2,5 e 3.
    Ultima modifica: 20/11/21 18:45 da Capannelle
  • Buiomega71 • 23/11/24 10:37
    Consigliere - 27176 interventi
    Eloise si è sposata, passando per la vita e rabbia di una prostituta londinese, dalle psicopatologie/geriatrico aldrichiane, alle notti jordaniane, delle performance canore herringtoniane,  ai riverberi argentiani (Inferno non solo nei cromatismi, ma nella pioggia battente al momento della fuga notturna, del coltello piantato nel collo, nel fuoco purificatore, alla Mather Lacrimarum tra le fiamme) ai richiami dei neri della Amicus (d'altronde nei cinema di Soho, del 1965, non solo si proiettava Thunderball e Darling, ma anche Le cinque chiavi del terrore). Abbagliante psycho-thriller dalle sfumature horror, di criminali in pantofole con uno strato incubo/onirico di rara raffinatezza visiva (la prima entrata di Eloise, nella Soho degli anni 60, è semplicemente straordinaria), dove sogno e realtà si mescolano ossessivamente e morbosamente nel baricentro della Repulsione e della dannazione, nel bel mezzo di un universo parallelo ricostruito magnificamente (dalle favolose hit d'epoca ai numeri da night club con le ballerine "meccaniche" per trasformarsi in un bordello henrymilleriano, fino al corpo di Sandy in balia di vecchi debosciati).

    Wright si scrolla di dosso l'umorismo e i suoi zombi, ora, non sono più così divertenti (i loro volti deformati e la loro presenza invasiva da Allucinazione perversa portano alla mente le visioni distorte di Emily Rose), banchetta con l'idolatria (Sandy per Eloise), la crudeltà (il mondo affascinate della swinging London nasconde i suoi lati oscuri e perversi), il cinismo (Jocasta dal nome incestuoso, compagna di stanza di Eloise, di rara perfidia e cattiveria)  e si ammanta di estasiatica follia femminea, dove le vittime ritornano a reclamare il loro tributo di "giustizia", dopo essere state sgozzate, accoltellate e occultate tra le pareti, sotto le assi del pavimento come in Rillington Place

    La CG toglie un pò di smalto (soprattutto nel pirotecnico e imprevedibile finale) e il make up dei "ritornanti" si sarebbe preferito prostetico, ma sono dettagli superficiali, per un'opera geniale nella costruzione e fitta di mistero e fascino, dove la prorompente bellezza della Joy riflette l'insicurezza e l'inibizione della McKenzie (importanti e fondamentali gli specchi e le vetrate, in questo senso) e Terence Stamp si aggira come uno spettro errante, di quel che resta di un dannato e decrepito Toby Dammit.

    Wright ci mette dentro le sue passioni (il vintage, i vinili, gli psycho thriller degli anni 60/70) e realizza il suo lavoro più ambizioso e appassionato iniziando con livori fantastici coppoliani, sbandando nel "mignotta movie" per poi immergersi in derive nella psicologia femminile più contorta.

    Di indispensabile contributo (e vera anima del film) l'incantevole fotografia del sodale mago della luce di Park Chan-wook.


    Ultima modifica: 23/11/24 13:20 da Buiomega71