Un'altra commedia sofisticata di gran classe del regista tedesco. Miriam Hopkins tiene le redini di un triangolo amoroso, consapevole con due artisti spiantati, il trionfo dell'emancipazione femminile. Il film, ambientato in Europa (dove venivano girate le storie vagamente immorali), nonostante i più di settant'anni di vita rimane moderno e divertente.
MEMORABILE: "L'immoralità può essere piacevole ma non al punto di prendere il posto di una vita intemerata e di tre buoni pasti caldi al dì."
Notevole commedia hollywodiana, molto spregiudicata per l'epoca. Semplice ed elegante la regia, divertenti e perfettamente studiati i dialoghi, irresistibile la storia, azzeccatissimi i tre attori principali (tra cui l'ottimo Gary Cooper in un ruolo insolito). Piacevole e ben fatto.
Modernissima comedia del Maestro, che si rivela lentamente nella sua genialità a partire da un argomento piuttosto malizioso (il famigerato triangolo) e uno svolgimento altrettanto spregiudicato. Tre interpreti principali bravissimi nel giocare con i ruoli più un quarto, il mitico Horton, che riprende in parte il divertente ruolo già visto in Mancia competente. Partita a quattro si caratterizza per il ritmo placido e le battute che colgono di sorpresa, ispirando tuttora diverse commedie che mai riusciranno a competere con l'originale.
MEMORABILE: Plunkett esce dalla camera da letto e calcia il vaso da fiori (che identifica il suo fallimento come amante).
Più che una partita, il film è una partitura a quattro voci in cui ciascuno ha la sua parte e “canta” le sue note, senza stornarne nemmeno una. Merito di una sceneggiatura perfetta, tra le migliori dei film di Lubisch. Oltre a divertire molto, colpisce per l’audacia di raccontare una storia del genere: mettere in scena nel 1933 una figura femminile così libera e volitiva, protagonista di una storia non triangolare ma addirittura quadrangolare senza essere moralisti o dare giudizi, è segno di grande maestria. Splendido.
Fra difficoltà economiche e indecisioni amorose, una bella americana condivide un appartamento in Francia con due compatrioti. Brillante esempio di commedia sofisticata, che affronta il tema del sesso pur escludendolo dalle relazioni fra i protagonisti. Lubitsch, avvelendosi di un'ironia e uno stile decisamente avanti rispetto ai tempi, dipana il poligono amoroso senza un'oncia di moralismo. Inevitabili, comunque, le noie con la censura. Straordinario il quartetto di protagonisti.
Niente sesso, siamo i tre moschettieri (più uno). Invece di sesso ce n'è e anche molto, in questa brillante commedia dai ritmi non sempre così brillanti. Non un sesso esplicito, naturalmente, ma comportamenti piuttosto liberali o libertini; non da parte del forte sesso maschile, ma (e nonostante si sia alle soglie del periodo "telefoni bianchi") da parte dell'unica protagonista, che gira a suo piacimento - e con tempi rapidi - le vite dei tre infrakettati artisti gentiluomini. Forte sapore teatrale, entrate e uscite di scena ben sincronizzate.
Da una commedia di Noel Coward (di cui si vantarono di non avere conservato neppure una battuta) Lubitsch e Ben Hecht cavano un film spregiudicato quanto moderno a tutt'oggi, e baciato come al solito dalla grazia del regista (la prima, muta sequenza è talmente compiuta, perfetta, che in un certo senso il film sarebbe potuto finire lì). Cast eccellente con la prediletta Hopkins sugli scudi.
Se pensiamo all'epoca della realizzazione (siamo nel 1933 !) non possiamo non rimanere colpiti dal coraggio e dalla spregiudicatezza di questo film di Lubitsch che mette in scena un personaggio femminile sicuramente avanti. Oltre a ciò, il film si segnala per una brillante sceneggiatura, ritmo perfetto da commedia e ottima prova degli attori. Da vedere.
Quanto può essere difficile e instabile costruirsi un “progetto di vita”? Assoluta esaltazione del ménage à trois (con pazzesche incursioni sessuali pre codice Hays) nonchè punta di diamante della commedia raffinata e sofisticata, elegantemente sfacciata. Centro gravitazionale la libertina Gilda (ipnotica, sensuale Hopkins), donna in mezzo a tre uomini (o forse il contrario?) che con forza e intelligenza impone la sua visione della vita, dell’attrazione e della sessualità procurando(si) una libertà così desiderata ma così ostica da mantenere.
MEMORABILE: Sentire pronunciare dalla Hopkins la parola “sesso” per ben due volte fa un certo effetto.
Americana a Parigi si barcamena sentimentalmente fra due compatrioti amici da molti anni, un pittore ed un commediografo, entrambi squattrinati. La soluzione ideale sembra quella di una casta convivenza a tre ma... Deliziosa commedia sofisticata in cui la trasgressione sessuale è molto mitigata dal carattere infantile della competizione dei galletti del pollaio, Cooper e March, entrambi simpaticamente autoironici e tanto attraenti da giustificare l'indecisione della luminosa Hopkins. Completa l'affiatata cast Horton in uno dei suoi ruoli tipici da baccalà in frak.
MEMORABILE: I due scapoli tentano di pulire il loro appartamento, ma quando Gilda si stende sul letto solleva nuvole di polvere
Non è l'arditezza che convince (la carica trasgressiva svapora via col tempo), ma la leggerezza d'essa. L'anarchica Hopkins-Pigmalione che cambia uomini come camicie diverte ancora, così come è apprezzabile il tono generale che accompagna la sarabanda di giravolte e il continuo saliscendi dei motteggi e delle battute (anche se la scena capitale è la prima, organizzata in perfetto silenzio). E tuttavia sotto c'è poco: alla lunga è proprio il celebre "Lubitsch touch" a smagliarsi sin a far intravedere un gioco un po' futile.
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