Buiomega71 • 5/03/22 14:42
Consigliere - 26485 interventi Due ore e mezza di un ipnotismo quasi stregonesco (proprio io, che non amo la danza, resto rapito dal balletto "tribale" messo in scena sul palcoscenico della Tanz, che
Climax sembra una puntata di
Amici), di una potenza visiva stordente, di un fascino e di una seduzione da lasciare a bocca aperta (stimola l'encefalo, appaga gli occhi, soddisfa i sensi, avvolge con la sua malia-malsana o arcaica che sia-).
Opera in un certo senso devastante (quando sonda nei territori di puro horror non ce n'è per nessuno: l'uccisione a colpi di danza ai danni di Olga che si disarticola, si spezza, si frattura, come una marionetta rotta, tra fuoriuscite d'urina e sangue nella stanza degli specchi, in una agonia che sembra non avere fine, per poi venire raccolta con degli uncini che le peforano le carni, come se fosse un quarto di bue, Sara che viene fagogitata dai solchi che si aprono sul pavimento, la gamba che si rompe, l'osso che spunta fuori dalla carne, le impressionanti urla di dolore, mentre, di sopra, sul palco, la danza ipnotica-e tribale- è al suo apice, Patty in via di putrefazione ma perfettamente cosciente-omaggio alla Linda Blair dell'
Esorcista nel make up che le sfigura i lineamenti-, strisciare senza piedi e mani come in un incubo miikiano, sculture umane disarticolate tenute come soprammobili, fino ad un prefinale di sabba orgiastico di puro delirio splatter come non ne vedevo da anni, sorta di
Terza madre che si innesta ai sapori boschiani/barkeriani/yuzniani/sadiani, tra semi decapitazioni e geyser di sangue, l'evisceramento di Sara, una Helena Markos putrida e oscena, repellente e schifosa, ammasso di tumori in metastati, piaghe, ulcere e dio sà cos'altro, che sembra un incrocio repulsivo tra Jabba the Hutt e un suppliziante barkeriano.)
Immerso in una Berlino inospitale, gelida, plumbea, grigia e squallida (se non piove ininterrottamente, nevica) dove le continue notizie di attentati terroristici (radio, televisione) ne amplificano il disagio e l'angoscia e dove la Tanz sembra essere, per paradosso, l'unico luogo "sicuro" e accogliente, vero e proprio ventre materno, Eden gineceo che "protegge" le sue allieve dalle brutture del mondo (a patto di non tentare la fuga, di non ribellarsi e evitare di chiamarle un "branco di streghe".).
Un universo uterino, dove vige l'assoluto matriarcato (un pò come succedeva nel remake di
The wicker man) e dove gli uomini non solo non servono a nulla, ma vengono umiliati, sotterrati dalle risa di scherno (deridendo il loro sesso, così piccolo, così indifeso, così "micio micio") in un microcosmo femminile tra i più intensi e viscerali mai apparsi sullo schermo.
Rielaborazione di un opera d'arte (quella di Argento) dove Guadagnino ne riprende il fil rouge (è un remake, eccome se lo è) dai passi contati che portano alla stanza di Elena Markos, da Patty della Axen (Moretz), dalla Sara della Casini (Goth), all'arrivo di Susie a Berlino (assolutamente geniale il titolo SUSPIRIA che appare, nascosto, sui cartelloni degli arrivi alla stazione), al giaciglio della Markos, tirando in ballo le tre madri, ma che , poi, si nutre di una sua personalità ben distinta, camminando (o meglio danzando) con le proprie gambe, mettendoci dentro parecchi temi (forse troppi) come il terrorismo, la danza, l'olocausto, i flashback d'infanzia (in Ohio) tra l'altro dolorosissimi, con un madre fanatica religiosa che muore tra l'agonia e i s(u)ospiri, le fazioni, le guerre intestine tra streghe (quelle di Argento facevano il male puro e solamente quello, quelle di Guadagnino sono più "umane", dotate di slanci compassionevoli, per questo più vicine ad una possibile realtà, che giocano più sottilmente manipolando le menti (e i corpi).
E se il
Suspiria d'Argento era completamente asessuato, Gauadagnino non cade nella trappola (il materiale era assai fertile per pruriginosità lesbo), ma crea una tensione erotica saffica tanto sottile quanto palpabile (soprattutto tra la madame Blanc della Swinton e la Susie della Johnson, nella bellissima sequenza al tavolo del locale, dove la congrega stregonesca si abbandona a baci e carezze reciproche e le due si fissano, entrambe a capotavola) che alleggia per tutto il film.
La pipì che scroscia nel contenitore, la crisi d'epilessia, il suicidio, improvviso, violento, splatter e destabilizzante, della strega più debole e taciturna, gli incubi notturni indotti da Madame Blanc, che stanno tra Lynch e le pagine di Vogue, Sara che ritorna a danzare freneticamente, ridotta ad uno zombi, sotto incantesimo, il torace aperto come se fosse una vagina sanguinolenta, il professore afferrato, di notte, sotto la neve, dalle streghe, davanti alla Tanz con l'illusione di una moglie ritrovata che sembrava essere perduta nel tempo, le ragazze, nel letto, che perdono sangue al posto della pioggia di vermi dell' originale, tutti tasselli di un opera quasi perfetta, degna erede di un monumento fatto di suoni, musica, e colori che ha rivoluzionato il genere (e non solo horror), essendo il film più citato in assoluto dopo
Psycho.
L'impresa era ardua, ma Guadagnino ha centrato il bersaglio (merito del suo perfezionismo maniacale, quasi kubrickiano, la perfetta ricostruzione storica della Berlino del 1977, dalla fedeltà dei costumi e delle acconciature e dalla completezza delle architetture) facendo di un remake un film con una sua forte personalità (durante la visione, non mi veniva nemmeno di fare il paragone, tanto che il nuovo
Suspiria prendeva vie assai differenti).
Al di là della lunga durata (che non è pesata), alcune stecche visive e narrative (le brutte scelte di rallentare, a scatti, i salienti momenti del sabba, così come la discesa di Sara nell'antro oscuro della Markos, la lucetta/guida in CG, il demone nero artigliato, figura ancestrale evocata da Mater sospiriorum-meglio non fare spoiler sulla sua vera identità-,che da il via al massacro, un pò troppo convenzionale, non dissimile da quello che appariva in
Annabelle, e le parentesi del vecchio professore che si reca nella casetta di Berlino est per ravvivare il ricordo della moglie, che spezzavano il ritmo) che stonano con quello che è un opus di un vigore viscerale e ammaliante.
Tra le streghe si ritrova (in spendida forma) la Renée Soutendijk di verhoeviana memoria, in questa congrega che un pò mi ha ricordato "le narratrici" del
Salò pasoliniano.
E se le streghe possono banchettare con il tuo corpo divorandoti la f**a, con lo stesso potere possono cancellare i dolori dalla memoria.
Argento ha creato una fiaba nera di rara suggestione e alchimia, Guadagnino (rendendole personale tributo) un caliginoso racconto femmineo di formazione denso come il sangue mestruale.
Ad un passo dal capolavoro ( che oltre ad essere un signor remake e anche uno dei film sulle streghe tra i migliori mai girati) come gli anfratti bui e barocchi della stanza della nuova (e repellente) Elena Markos.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/01/19
Siregon, Maurizio98
Thedude94
Lucius, Ryo, Fedeerra, Buiomega71, Teddy , MAOraNza, Occhiandre, Orson, Valcanna
Taxius, Bubobubo, Herrkinski, Salma, Hackett
Victorvega, Markus, Cotola, Ira72, Rebis, Alf62, Giùan, Pumpkh75
Metuant, Puppigallo, Caesars, Paulaster, Schramm, Minitina80, Lupus73, Enzus79, Reeves, Marcel M.J. Davinotti jr.
Belfagor, Digital, Rocchiola, Didda23, Samdalmas, Capannelle, Mtine, Myvincent, Trivex, Daniela, Magerehein
Deepred89, Matalo!, Cinecologo, Von Leppe, Rufus68, Faggi, B. Legnani