Buiomega71 • 21/04/24 11:12
Consigliere - 27126 interventiL'invisibilità al cinema ha dato i suoi peggiori frutti autoriali (il pessimo
Carpenter e il tronfio
Verhoeven. Anche se, per quanto concerne al sottoscritto, una delle più riuscite e geniali rappresentazioni dell'uomo invisibile non viene dal cinema, ma bensì dal mondo del fumetto, con lo struggente e poetico albo di Dylan Dog
Memorie dall'invisibile, con i meravigliosi disegni di Casertano e il tocco surreal/fantastico di Sclavi ), ci pensa Leigh Whannell a ristabilire le regole e ad avere la geniale intuizione di mettere al servizio il mito dell'uomo invisibile alle violenze domestiche e alle stalkerizzazioni da notevole psychothriller che riesce, nelle sue parti migliori e ansiogene, a lambire le derive della paranoia e della latente follia femminea
repulsiva.
Dallo straordinario incipit con la fuga di Cecilia (una Elisabeth Moss, bruttina stagionata, di incredibile bravura) dalla villa hi-tech sulla scogliera (il Diazepalm, il cane Zeus, l'antifurto della macchina, la fuga nei boschi, l'arrivo dell'auto sulla strada, il finestrino sfondato con un pugno, tre settimane dopo...), fino agli attacchi di spasmodica
entità, dalle coperte tolte nel sonno alle foto scattate
mentre dorme, inaspettatamente sgozzata al ristorante cinese (che ricorda un truce momento analogo di un ottimo, quanto sottostimato,
poliziesco ottantiano) fino alle battute
slasher, sotto la pioggia battente, fuori dall'ospedale psichiatrico.
L'abilità di Whannell è quella di creare una sottile barriera da ciò che potrebbe reale (anche se apparentemente impossibile) e la discesa paranoica persecutrice di Cecilia (lo schiaffo a Sidney, le email offensive spedite alla sorella, riassumono perfettamente lo stato paradossale e angosciante in cui si ritrova Cecilia, in una specie di infernale "cul de sac" di cui è impossibile uscirne, della serie "vallo a spiegare che non sono stata io ma è colpa di un uomo invisibile che mi perseguita").
Fin quì, Whannell, crea una febbrile e palpabile tensione che non molla mai la presa, mettendo Cecilia sotto la luce della pazzia e dell'ossessione paranoide (con delitti annessi).
Peccato, che poi, il film si sgonfi, con macchiavelliche e macchinose spiegazioni (e colpi di scena) che stanno dietro al persecutore invisibile, tra massacri di poliziotti , apparizioni e sparizioni in tuta nera tecnologia, scontri a fuoco e corse contro il poco tempo rimasto.
Anche se la vendetta muliebre finale lascia il segno per inventiva e sottile crudeltà.
Al di là del tema, sempre scottante, della violenza sulle donne, sul narcisismo maschile e il totale controllo sulla vittima, resta l'abilità di Whannell di aver mischiato lo "stalking movie" con barlumi da fantathriller, regalando un prologo di grande tensione emotiva (bellissimi, poi, i titoli iniziali acquosi che si infrangono sugli scogli. Quasi un marchio di fabbrica whannelliano, dopo quelli inventivi, di coda, di
Insidious 3 e quelli
fahrenhetiani di
Upgrade) e una fetta incubotico/kafkiana degna di nota.
Poi ciò che l'occhio non vede comincia a palesarsi e l'impalcatura, seppur messa in piedi con gran perizia, comincia a scricchiolare.
Tra le nuove riproposte dei mostri Universal, decisamente la più geniale e innovativa (e non che ci volesse poi molto) con la BlumHouse a spalleggiare.
"Doveroso" il ringraziamento, sui titoli di coda, al socio James Wan.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 12/04/21
Giùan, Katullo
Daniela, Puppigallo
Kinodrop, Anthonyvm, Nicola81, Pumpkh75, Thedude94, Cotola, Gottardi, Teddy , Magerehein, Marcel M.J. Davinotti jr.
Herrkinski, Il ferrini, Hackett, Zampanò, Buiomega71
Rambo90, Rufus68, Jandileida
Tonios