Pigro • 9/05/12 22:00
Consigliere - 1661 interventi Raremirko ebbe a dire:
non era un "deformi" dispregiativo il mio, solo forse un termine poco consono a definire ciò che volevo dire.
dai, però certe scene son esagerate, come al donna senza occhio...
No, certo: avevo capito che non intendevi "deformi" in senso dispregiativo. Io ho sottolineato quel termine perché credo che proprio lì stia la chiave per capire. Se tu guardi l'inizio del film leggendolo come esposizione di deformità, allora certamente quell'inizio è esagerato. Se però lo guardi leggendolo come esito reale, documentaristico, di una guerra, allora capisci che è una soglia estrema che devi attraversare nella sua verità per poter accedere a un'altra storia, che però si innesta su quella. Quelle immagini sono il punto estremo raggiunto dalla barbarie della modernità (insieme agli internati nei lager nazisti, direi): dopo quelle immagini nulla è più come prima. Quindi a Resnais quelle immagini servono per raccontare, letteralmente, una storia postatomica, che parte mostrando la verità fisica di quella barbarie, e continua mostrando il senso di sconfitta delle relazioni: scendendo, in qualche modo, dal corpo devastato all'anima devastata, in un mondo che rinasce riconoscendo la barbarie a cui è arrivato.
Diciamo che anche narrativamente quelle immagini sono "necessarie": è come se fosse una soglia che lo spettatore deve attraversare prima di arrivare alla vicenda vera e propria. Così lo spettatore affronta quella che sarebbe una normale storia d'amore con lo sguardo e il cuore ancora sconvolto da quelle immagini. E anche da questo punto di vista mi sembra un'idea molto potente.
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