Lindelof e il suo team di scrittori riesce ad andare oltre il film omonimo. In superficie sembra che sia stato travisato il senso di fondo dell'opera di Moore (il cinismo viene sostituito da un ottimismo prolife), in realtà è stato creato un mondo assolutamente credibile e simbiotico con quello di ispirazione. Da un punto di vista narrativo la serie è un capolavoro: parte in sordina, procede splendidamente e convince nel finale grazie all'uso perfetto di flashback e flash forward (congeniali anche nell'uso che ne fanno i personaggi). Serie tv dell'anno.
MEMORABILE: Il dilemma dell'uovo e della gallina; L'episodio 6 e l'8; Il teatro di Adrien Veidt.
Assolutamente geniale. I registi prendono spunto dai principali elementi della celebre e omonima novel-graphic per generare un affresco affascinante e complesso su una realtà distopica ma non impossibile, ragionando su temi serissimi e dolorosi, ma offrendo nello stesso tempo puro spettacolo sul piano della fantasia visiva, una trama articolata ma sempre di ferrea coerenza, personaggi convincenti e soluzioni sempre imprevedibili, che incollano occhi e mente e fanno desiderare al più presto un'altra stagione.
Serie ispirata a una celebre graphic novel, che viene utilizzata come spunto per raccontare vicende ambientate in un presente e passato alternativo che presenta tuttavia pesanti rimandi alla situazione geopolitica e sociale reale. Proprio questa commistione tra temi decisamente seri e una storia interessante rende la produzione meritevole di visione. I personaggi sono assai curati nella loro caratterizzazione, così come lo sono la recitazione del cast, gli effetti speciali (non troppo ma ben dosati) e la struggente colonna sonora. Da vedere.
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Per me è la serie dell'anno, girata benissimo e la narrazione in alcuni episodi (come l'8) è mostruosa. Credo che sia l'unico prodotto che abbia veramente meritato l'onore di riferirsi al capolavoro di Moore. Certo, il cinismo e la violenza del fumetto (e in parte del film) lascia lo spazio ad un moto di speranza. Molto bella difatti, la riflessione (già in presente in Lost e in Leftovers) sulla famiglia e sull'importanza di superare momenti traumatici, con le conseguenze di generare una rabbia (a sua volta figlia della paura e della solitudine), e del "let it go". Cast eccellente, forse un po' prevedibile il finale, ma è il risultato di una narrazione (come l'orologio del millennium clock) cadenzata e "matematica" fin dall'inizio. Che cosa ne pensate?
DiscussioneZender • 18/12/19 13:49 Capo scrivano - 47726 interventi
Uhm... Mi sa che avendola inserita tu per primo qui non l'hanno vista in molti.