Vittorio Gassman: una vita da mattatore - Film (2002)

Vittorio Gassman: una vita da mattatore
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Anno: 2002
Genere: antologia (colore)
Note: A cura di Luisella Bolla e Flaminia Cardini. Il libro di Luisella Bolla e Flaminia Cardini racconta la vita televisiva di Vittorio Gassman. Il video è stato realizzato su materiali dell'Archivio Rai e su repertori d'immagini private dell'attore, riunendo e collegando testimonianze, opere teatrali, recital di poesie, spettacoli di varietà e brani inediti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/07/08 DAL BENEMERITO GUGLY
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Gugly 31/07/08 00:07 - 1191 commenti

I gusti di Gugly

la prima parte consta di un breve documentario nel quale l'attore tra una sigaretta, una rappresentazione e un viaggio si confida e svela la propria (falsa) vocazione al mestiere. La seconda parte, più corposa, documenta molti degli interventi di Gassman alla Rai nel corso degli anni: da "Il Mattatore" alle ospitate a Canzonissima, ad emergere è il personaggio dell'istrione che recita poesie, si traveste... in una parola il Gassman che abbiamo conosciuto (e amato).
MEMORABILE: La mamma che recita Dante a Canzonissima; la recitazione della poesia "Il testamento degli eroi".

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  • Curiosità Gugly • 2/08/08 00:26
    Portaborse - 4710 interventi
    in una curiosa sequenza è proprio la vera mamma di Gassman che in una puntata di Canzonissima recita a memoria il primo canto della Divina Commedia mentre il figlio tenta scherzosamente di fermarla ( tra l'altro morirà improvvisamente poco dopo); come ricordato dal figlio, fu proprio lei, attrice mancata, a convincere il figlio ad iscriversi contemporaneamente alla facoltà di legge e all'Accademia d'arte drammatica.
  • Discussione Gugly • 1/01/10 11:35
    Portaborse - 4710 interventi
    Purtroppo sul tubo la performance non c'è presa da questo documentario , o almeno io non l'ho trovata, però la poesia merita comunque.

    Buon anno!



    LA LUNGA STRADA


    Strada……
    Lunga strada
    Strada del mondo
    Piena fino in fondo
    Delle voci del mondo
    E a rifletterci, in fondo
    anche le voci
    di tempi andati: felici
    infelici, di vergini di amanti
    ingegneri,commercianti
    lattai,banchieri,possidenti
    massaie pimpanti
    pubblicitari e studenti
    che parlano parlano e avanti
    parlando vanno avanti
    sempre avanzanti,e fra i tanti
    c’è chi davanti a una finestra si blocca
    e scocca sguardi sul mondo
    cerca di vedere a fondo
    che cosa mai, così in tondo
    anzi in un gran girotondo
    succede, se succede qualcosa a questo mondo.
    Ecco la lunga strada
    Ch’è la più lunga del mondo
    Ma non così lunga, in fondo
    Come pensi….Dove pensi che vada?
    Va per tutti i paesi e le città
    I viali e i boulevards; va
    Con luce verde o rossa
    Passa per continenti e villaggi
    Piogge scroscianti e tramonti
    Hong Kong, langhe affamate, paesaggi
    Di Oakland e dei suoi ponti
    Roma fatata, Berlino dei miraggi,
    Dublino che non c’è mai stata:
    Ecco la lunga strada andare
    Girare intorno al mondo
    Un treno enorme
    Informe, gonfio, di fatti
    Passeggeri bambini
    Cestini per il pic nic , gatti
    e cani e tutti pensano (sic)
    chi guida nella prima vettura
    che e cosa stà succedendo
    che c’è nella vettura del comando
    e c’è chi addirittura
    si affaccia spenzolando
    cercando di vedere
    ad una curva, il guidatore, che faccia potrà avere
    che occhi: ma tant’è……..
    nessuno, nessun viaggiatore lo può vedere
    anche se si ha netta l’illusione
    di una rapida visione
    in qualche curva più stretta.
    Ecco che la strada si inerpica, rampica
    Il treno coi vetri tutti alzati,
    serrati, ora, i vetri gli atri
    le porte degli abitati
    i viali morti del mondo
    finestre, palestre, strade
    ecco, strade, questa sera del mondo
    lampade in tutte le contrade, fanali
    luci smorzate
    su folli radunate in carnevali,
    guizzi, flasches dai finestrini
    circhi, soglie disabitate
    cantine fontane casini
    sfocati lumini per figurine
    allacciate danzanti
    e ancora mondi, trenini
    che stantuffano e sbuffano avanti.
    Poi, si eccoci, entriamo
    Nel vicolo fondo , in cui, sappiamo,
    svaria la strada, la parte solitaria
    della strada e del mondo.
    Qui non è permesso
    Cambiare treno, non possiamo
    Passare sull’Orient-Exspress
    No, dobbiamo
    Andare semplicemente fino in fondo
    Perché questa è la parte di strada di mondo
    Che non consente
    Niente, solo che si vada.
    ma bada…..da nessuna parte.
    Ecco si parte
    e non c’è più nessuno
    in treno con te, sei uno
    non hai nemmeno un vecchio specchio che
    faccia due te, non la minima presenza
    senza un’anima, o meglio, solo la tua
    ma cos’è…….è già la stazione
    sei già a destinazione
    sei già in porto, spenti
    i motori li senti
    Su andiamo, fuori
    Sei esanime
    Muori, quindi coraggio fuori.
    Che hai, che ti prende
    Si, sei morto
    Non te ne sei accorto?
    Alt! Signori si scende.



    L.Ferlinghetti
  • Discussione Ciavazzaro • 1/01/10 12:13
    Scrivano - 5591 interventi
    Bella poesia e buon anno !
  • Discussione Gugly • 1/01/10 12:25
    Portaborse - 4710 interventi
    Buon anno!

    Posto un'altra poesia recitata sempre dal nostro in tale video, ancora più epica

    :-)




    TESTAMENTO



    Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.
    Ti lascio il sole che lasciò mio padre
    a me. Le stelle brilleranno uguali, e uguali
    t’indurranno le notti a dolce sonno.
    Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio
    il mio sorriso amareggiato: fanne scialo,
    ma non tradirmi. Il mondo è povero
    oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo
    ed è rimasto povero. Diventa ricco tu
    guadagnando l’amore del mondo.
    Ti lascio la mia lotta incompiuta
    e l’arma con la canna arroventata.
    Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.
    Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena vinta nelle battaglie,
    vinta nelle battaglie del mio tempo.
    E ricorda. Quest’ordine ti lascio.
    Ricordare vuol dire non morire.
    Non dire che sono stato indegno, che
    disperazione m’ha portato avanti e son rimasto
    indietro, al di qua della trincea.
    Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
    ma soffiava un gran vento, e pioggia e grandine:
    hanno sepolto la mia voce. Ti lascio
    la mia storia vergata con la mano
    d’una qualche speranza. A te finirla.
    Ti lascio i simulacri degli eroi
    con le mani mozzate,
    ragazzi che non fecero a tempo
    ad assumere austere forme d’uomo,
    madri vestite di bruno, fanciulle violentate.
    Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschtwitz.
    Fa presto a farti grande. Nutri bene
    il tuo gracile cuore con la carne
    della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.
    Impara che milioni di fratelli innocenti
    svanirono d’un tratto nelle nevi gelate
    in una tomba comune e spregiata.
    Li chiamano nemici: già! I nemici dell’odio.
    Ti lascio l’indirizzo della tomba
    perchè tu vada a leggere l’epigrafe.
    Ti lascio accampamenti
    d’una città con tanti prigionieri:
    dicono sempre si, ma dentro loro mugghia
    l’imprigionato no dell’uomo libero.
    Anch’io sono di quelli che dicono di fuori,
    il si della necessità, ma nutro, dentro, il no.
    Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio
    dolce al nostro crepuscolo amaro.
    Il pane è fatto pietra, l’acqua fango.
    La verità un uccello che non canta.
    E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio
    d’essere fiero. Sforzati di vivere.
    Salta il fosso da solo e fatti libero.
    Attendo nuove. E’ questo che ti lascio.

    KRITON ATHANASULIS