Corroborante sgambata per sentieri satanisti in tuta di cotone felpato Anni Ottanta, The house of the devil. I titoli di testa vintage, quel tipetto della protagonista, le acconciature: tutto in questo film ha l'inconfondibile aroma retro di tanti horror cult. Ti West raziona l'attrito fino al rito sabbatico, quando l'aspirante babysitter è cinta in assedio dai loschi figuri che la bramano. Da lì in poi realismo a "membro di canide", ma il fotogramma finale in fermo immagine con il cast sovraimpresso è l'ennesima chicca d'una regia ispirata.
Un lungo e noiosissimo antefatto introduce infine "in medias res", con una protagonista imbambolata e legnosa, senza il minimo appeal, alle prese con casa misteriosa d'ordinanza e setta satanica. Festival del già visto e del luogo comune per un film assolutamente insignificante.
Una giovane studentessa accetta un lavoro (piuttosto impegnativo) per una famiglia "fuori dalle grazie del Signore". Ti West dirige un horror satanista puntando sull'atmosfera e su di una snervante attesa, pedinando la graziosa protagonista per tutta la pellicola. Tutto è abbastanza già visto e il film ci mette un po' ad ingranare, ma lo stile anni 80 funziona e rende almeno gradevole la visione.
Questo film fa paura! E per dirlo uno che di horror ne ha visti... Anche Ti West di cinema horror ne deve aver macinato parecchio ed ha capito la regola più semplice: meno si fa vedere e più cresce la tensione (se si è bravi). E così il suo film è infinitamente più inquietante delle decine di ultragore a cui siamo abituati. Si respira fin dall'inzio un'aria alla Esorcista, ma poi è Rosemary's Baby il referente più immediato. La coppia Noonan/Woronov mette davvero i brividi ed alcune scene inchiodano alla sedia. Alla fine arriva anche il gore.
MEMORABILE: Il colloquio con la Woronov, quando la Donahue si aggira nella casa da sola al buio; il sacrificio nel pentacolo.
Gradevole horror diretto con buon mestiere da Ti West che si caratterizza per la scelta di ambientare il film negli anni ottanta, ma che purtroppo sconta un ritmo che specie nella parte centrale si fa decisamente meditabondo. Sono poche le sequenze da brivido, anche se comunque il finale regala più di un salto dalla sedia.
Il tema della cospirazione satanica è abusato, tanto più se viene tirata in ballo una novella baby sitter destinata a figliare controvoglia. Non è facile aggiungere qualcosa di nuovo e questa, sin dalle premesse, non è l'intenzione degli autori. The House of the Devil ha buoni momenti e se si è in grado di sopportare la lungaggine (comunque accattivante e ben realizzata) della prima ora si può anche provare qualche sussulto nella parte conclusiva, con la continua proposizione (quasi subliminale) di un volto deforme e spaventoso e con sequenze splatter inattese e - per ciò - fastidiose.
MEMORABILE: L'imprevisto omicidio di Megan (Greta Gerwig); il rituale satanico mancato.
Ti West si fida ciecamente dei propri mezzi finendo per sbattere un paio di volte contro il muro della vacuità e dell’atmosfera non pervenuta strozzata dall’attesa; tuttavia ci regala un discreto horror vecchio stampo che trae linfa vitale dalle inquadrature, dalla fotografia morbida così anni ’80, da quella ragazzetta magra che tanto ricorda Laurie, lasciando poi che il cuore dell’assunto emerga solamente nelle fasi finali, uno splendido rito satanico, concitatissimo, ottimo esteticamente, ricco di tensione e intuizioni visive. Soddisfacente.
Babysitter Walton? Dalla sintesi tra la fonte primaria e il giocattolo di Barnes si evince come sotto il sole non ci sia nulla di nuovo; il prode West adora però un certo tipo di cinema dei seventies e lo ripresenta senza vergogna, curando con mestiere certosino le attese e spennellando vintage in ogni inquadratura o buio anfratto. Il gustoso gore arriva come la manna solo nel finale, ma lascia la contraddittoria sensazione che, forse forse, se ne poteva far anche a meno. Ideale la Donahoue. Fuori tempo, senza accezione negativa.
Horror non solo ambientato negli anni '80, ma proprio girato nello stile degli anni '80, in grado di instaurare la giusta atmosfera di suspense. Gli stereotipi del sottogenere vengono rafforzati e sorprendentemente funzionano tutti molto bene, primo fra tutti mr. Ulman che ricorda fortemente mr. Grady. Calcolando che non succede poi molto e che si arriva presto al nocciolo della pellicola, risulta senza dubbio riuscita, capace di sbeffeggiare horror contemporanei dai mille effetti e i nulli risultati. Molto interessante la regia.
MEMORABILE: Le sequenze a intermittenza che seguono il ritmo del battito cardiaco.
Meno si sa di cosa parli questo film, meglio è. Solo così si può godere appieno della tensione che sale scena dopo scena, immedesimandosi al massimo nella protagonista che sente che qualcosa non va ma non ha idea di quello che sta accadendo. L'orrore esplicito e rivelatore arriva solo negli ultimi minuti, ed è di forte impatto proprio per questo, non lasciando quasi il tempo di accorgersi che di storie così ne abbiamo già viste.
MEMORABILE: Titoli di testa e di coda vintage: par di vedere davvero un film dei primi anni Ottanta, non soltanto ambientato allora.
Giovane babysitter risponde a un annuncio ma si trova in una strana situazione. Ti west confeziona un horror che non solo è ambientato negli '80 ma ne è intriso fino al midollo, dal montaggio, alla fotografia, fino ai credits; solo verso la fine nel rito satanico c'è qualche traccia di cinema moderno. La casa eclettico-storicizzante ha il tocco macabro e obsolescente di una Amytiville più aristocratica. Dimenticate le frivolezze digitali di molto horror attuale (tra cui l'Innkeepers dello stesso West) e tuffatevi in questo revival pregno di cruda e plumbea drammaticità polanskiana.
MEMORABILE: L'ambientazione ricostruita puramente in stile primissimi anni '80 (forse a cavallo coi '70).
Una giovane studentessa di college si trova in difficoltà economiche e risponde a un annuncio da baby sitter. La casa del cliente si trova in un bosco ed è molto buia. L'inizio con quella fotografia che fa molto b-movie anni '70-'80 è riuscito, ma poi è troppo buio per gustare la vicenda. Si continua a vederlo per curiosità: riuscirà ad intascare il lauto compenso promesso? Per gran parte del film il regista sa creare interesse: cosa si nasconde nel buio della grande villa? Ma appena lo si scopre... si rimane un po' delusi dall'effetto fotocopia con Rosemary's baby e L'esorcista.
MEMORABILE: I titoli di testa; Il vecchio smemorato che ripete continuamente che sul frigo c'è il numero della pizzeria; L'atmosfera da college americano retrò.
Una studentessa accetta un lavoretto come babysitter anche se si tratta di badare ad una vecchietta ed i clienti sono una coppia inquietante che abita in una grande villa isolata... Nel lunghissimo prologo, la fanciulla sempre più ansiosa si aggira nella casa male illuminata. Negli ultimi venti minuti invece avvengono robe sataniche confuse che si concludono col un classico finale sospeso. Se dopo la visione quel che resta più impressa è la dimensione extralarge della pizza formato medio ci sono due spiegazioni: la fame oppure la mediocrità del film. La risposta giusta è la prima?
Un'universitaria esasperata dai comportamenti della sua compagna di stanza decide di andare a vivere per conto suo, ma ha bisogno di soldi per pagare l'affitto. Accetterà suo malgrado di fare la baby-sitter per una strana famiglia. Interessante horror diretto da Ti West che sa tanto di anni '80 e che fa del non vedo il suo cavallo di battaglia. La tensione si basa tutta sulle atmosfere stranianti tipiche dei film in cui il diabolico fa capolino. Nonostante il ritmo sia compassato alcune scene risultano molto riuscite e sopperiscono a qualche lacuna di troppo in fase di sceneggiatura.
Sam prende servizio come babysitter in un'enorme casa fuori città, abitata da una strana coppia. Basterebbe aggiungere una riga in più per rovinarsi l'intero film, ma in realtà l'epilogo si evince dopo una mezz'ora scarsa. La regia e la fotografia tengono a galla il progetto - che quantomeno risulta guardabile - ma per il resto c'è poco da segnalare: l'assoluta mancanza di idee segna tutto il secondo atto, caratterizzato dalle giravolte di una protagonista sola in una casa tanto "maledetta" quanto deserta. Non si può scrivere un film pensando solo al finale (tra l'altro mediocre).
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DiscussioneBrainiac • 5/12/09 14:00 Call center Davinotti - 1466 interventi
Il nuovo film di Ti west (The roost, Cabin fever 2, che però ha disconosciuto) è una riuscita incursione nei territori del satanismo.
La protagonista è una baby sitter così sono tanti i film che mi ha ricordato (Babysitter wanted fra i recenti, ma anche Quando chiama uno sconosciuto e L'allucinante notte di una babysitter).
La regia è in pieno trip Anni Settanta con titoli di testa e di coda da applausi (per chi ama il vintage).
Tensione centellinata ed un finale un pò confuso per un film che comunque mi sento di consigliare agli appassionati.
DiscussioneZender • 5/12/09 19:04 Pianificazione e progetti - 46941 interventi
Buono a sapersi. Grazie Brainiac.
DiscussioneUndying • 6/12/09 10:52 Controllo di gestione - 7585 interventi
Altro film da rintracciare... speriamo nei sottotitoli.
DiscussioneBrainiac • 6/12/09 23:15 Call center Davinotti - 1466 interventi
Perdonate la comunicazione di serivizio:
ho letto che il film è ambientato nell'82, ti dispiacerebbe Zender (o Buono) correggere il mio improvvido Anni Settanta con Anni Ottanta.
Scusatemi per l'imprecisione...;)
DiscussioneZender • 7/12/09 08:50 Pianificazione e progetti - 46941 interventi
Figurati. Corretto.
CuriositàBrainiac • 16/02/10 23:09 Call center Davinotti - 1466 interventi
Questo divertente horror citazionista fa leva su un fenomeno che fu rilevato negli Anni Ottanta da alcuni scienziati fra le più disparate fascie sociali americane e che prese il nome di "Satanic panic" o SRA (Satanic Ritual Abuse).
Il complesso fenomeno scaturiva da un insieme di suggestioni che andavano dalle tradizioni folkloristiche agli approfondimenti che i media stavano in quegli anni documentando riguardo il satanismo.
Ad aggravare il "panico" contribuì l'affermarsi dei gruppi fondamentalisti cattolici, i quali interpretavano il diffondersi del culto satanista come la prova del decadimento morale che secondo loro era in atto nella società americana.
-Wikipedia-
DiscussioneUndying • 17/02/10 20:58 Controllo di gestione - 7585 interventi
Brainiac ebbe a dire: Questo divertente horror citazionista fa leva su un fenomeno che fu rilevato negli Anni Ottanta da alcuni scienziati fra le più disparate fascie sociali americane e che prese il nome di "Satanic panic" o SRA (Satanic Ritual Abuse).
Il complesso fenomeno scaturiva da un insieme di suggestioni che andavano dalle tradizioni folkloristiche agli approfondimenti che i media stavano in quegli anni documentando riguardo il satanismo.
Ad aggravare il "panico" contribuì l'affermarsi dei gruppi fondamentalisti cattolici, i quali interpretavano il diffondersi del culto satanista come la prova del decadimento morale che secondo loro era in atto nella società americana.
-Wikipedia-
Altro film che devo decidermi a visionare.
Brainiac mi spinge a ricordare, per gli appassionati del genere, che nel frattempo sono diventati disponibili...
i sottotitoli in italiano
DiscussioneBrainiac • 17/02/10 23:15 Call center Davinotti - 1466 interventi
E' meno ironico degli altri che ti avevo consigliato, quasi deferente nei confronti dello stile Anni Settanta-Ottanta, potrebbe piacerti di più.