To kill a child - Corto (1953)

Il micidiale pugno allo stomaco qual è il racconto originale di Dagerman viene fedelmente trasposto e letto dall'inizio alla fine dal bergmaniano Sjoberg nella ripresa limpida di ogni più piccolo particolare. L'uso sapiente e minimalista dell'audio (praticamente è tutto filmato senza sonoro) contribuisce solo a rendere l'esperienza più impressionante tanto quanto deprimente.

Dopo il traghetto di Dreyer ancora un incidente stradale nel dopoguerra scandinavo, con la morte di una bambina. Qui il senso del destino ineluttabile e imperscrutabile è dato da un racconto dove l’impassibile voce off accompagna una quotidianità felice e ignara della tragedia incombente. Come il narratore anche noi osserviamo dall’esterno i personaggi e gli eventi, che si presentano come fotografie di un album sereno (notevoli le inquadrature e la qualità visiva) in cui la morte è un dettaglio. Non c’è disperazione, solo amarezza e fatalità.

Notevole corto che colpisce duro lo spettatore, sebbene la fine sia nota sin dal titolo e dai primissimi minuti dell'opera. Forse per il contrasto tra le immagini, almeno inizialmente idilliache, e la voce fuori campo che con spietata asetticità prolettica ci "obbliga" a non illuderci ed a bere sino in fondo l'amarissimo calice. Forse per il senso di impotenza di chi guarda e dei personaggi che nulla potranno cambiare del tragico destino che si compirà e dopo il quale nulla sarà più come prima. Sì, deve essere proprio questa ineluttabilità ad annichilire più di tutto. 

Risalta immediatamente il contrasto tra ciò che è e ciò che accadrà tra qualche minuto, ossia quel convogliarsi di concause che rendono ineluttabile la tragica fine di una bambina investita da un'auto in corsa verso il mare. Anche la voce fuori campo col suo tono "favolostico" accresce il grumo di tensione che separa il prima e il tragico dopo, nella descrizione poetica dei vari personaggi, tutti attori inconsapevoli del destino che si sta per compiersi. In soli pochi minuti, un racconto sul rovello interiore e sui "se" che perseguitano chi comunque è stato coinvolto.