Tratto da un romanzo che pretenderebbe di raccontare la cronaca di avvenimenti accaduti davvero nel 1967, THE MOTHMAN PROPHECIES (letteralmente “le profezie dell’uomo falena”) si inserisce a pieno titolo nel filone degli horror nati sull'onda del successo del SESTO SENSO. Benché non si parli qui esattamente di fantasmi, la costruzione resta molto simile e lo stile delle (belle) riprese di Mark Pellington, accompagnate da una colonna sonora che calza a pennello, ottengono il medesimo risultato di prolungare la suspense fino a raggiungere momenti di puro terrore. Purtroppo, come spesso capita, a un incipit eccellente, carico...Leggi tutto di promesse, non fa seguito una prosecuzione dello stesso livello e la grande attesa di rivelazioni sconvolgenti si sfalda tra le maglie larghe di una sceneggiatura (firmata da Richard Hatem) troppo debole, che la regia ha l'ingrato compito di valorizzare puntando tutto sulla qualità di immagini e montaggio. A volte il trucco riesce (e la ricercatezza dell'opera si nota ad esempio nei complessi passaggi visivi da una scena all'altra), più spesso l'impressione è quella di un film troppo povero di contenuti, che ricorre a fastidiosi stereotipi (il solito scrittore misterioso che, contattato dal protagonista, reagisce esattamente come tutti i suoi “colleghi” prima evitando il dialogo quindi facendolo di artificiose notazioni ambigue) per riempire i vuoti del soggetto. Se quindi emotivamente il film colpisce è soprattutto grazie al gran lavoro di superficie: Pellington conosce i meccanismi della paura e li fa girare con mestiere, Richard Gere è convincente nel suo ruolo, l'accumulo di elaborazioni fotografiche sulla pellicola, effetti sonori, ralenti e altre trovate tecniche lascia soddisfatti e ottiene ciò che si proponeva; ma scartata la buccia sotto c'è solo un film banale e scontato come pochi, derivativo e senza ambizioni.
Basato sugli avvistamenti dell'uomo falena degli anni '60 a Point Pleasant (West Virginia) il film parte bene con le riuscite atmosfere soprannaturali (soprattutto nelle riprese notturne). Belle le inquadrature che ripropongono, nel quotidiano, la simmetria dell'apertura alare del mothman. Grafica (i disegni), musiche e rumori veramente inquietanti. Riesce a far paura, nonostante l'uomo falena non sia una forza malevola. Breve flessione dopo la metà del film. Ripresa finale con la eccezionale scena della caduta del ponte. Bene Gere e la Linney.
Per tre quarti la pellicola funziona bene, riuscendo a creare un’atmosfera carica di tensione, di mistero (il primo incontro in auto, gli inquietanti disegni sul diario). Si arriva insomma alla cittadina dove l’uomo falena pare sia di casa (ci sarà infatti un perchè), armati di belle speranze, anche se il fatto che il film parta da reali testimonianze fa temere già che ci si perda in tentativi di spiegazione. E così sarà, purtroppo. Solo che, invece di chiarire un po’ le idee, si creerà una confusione fanta-horror con finale poco soddisfacente. Comunque, non male.
MEMORABILE: La descrizione della donna che, passando di notte davanti alla finestra, ha visto l'uomo falena vicino a un grande albero.
Basato su una storia vera, un bel thriller sovrannaturale carico di tensione come pochi altri. Ben diretto dal bravo Pellington, con almeno una scena da ricordare, quella finale del ponte. Ottimo il cast d'attori, tutti in gran spolvero. Menzione particolare per un Gere mai così ispirato, per Will Patton e Alan Bates, qui in una delle sue ultime apparizioni.
Thriller piuttosto scombinato che presenta al centro della storia una serie di misteriose apparizioni che coinvolgono (come una sorta di allucinazione collettiva) un'intera cittadina americana. Lo spunto poteva essere buono, ma il film è realizzato in maniera pasticciata, con una sceneggiatura confusa che si perde dopo un inizio promettente e che si riscatta in parte con le belle sequenze finali ma che nel complesso manca di personalità (è diretto in maniera anonima). Bravi Gere e la Linney.
Film confusionario che parte molto bene e si perde alla distanza: Gere si cimenta in un bel ruolo e, malgrado la sceneggiatura un po' annebbiata e caotica, riesce a dar vita a un personaggio molto credibile. Purtroppo però, l'approccio agli eventi è poco chiaro, il finale è bruttarello e in linea di massima si tratta di un film del quale pochi si ricorderanno tra qualche tempo. Un vero peccato.
Altro thriller dai caratteri extraterreni molto in voga negli ultimi anni. Questa pellicola, a differenza di altre, è più cupa ed inquietante, Gere ben interpreta un protagonista scavato dai dubbi, che non capisce cosa gli sta intorno. Momenti di tensione vera ed un finale non eccessivamente happy. Trama un po' contorta, che necessita una visione in più. Riuscito.
Un buon cast, un budget sostanzioso ed una storiella tratta pari pari dai libri di parapsicologia o dell'Ignoto in generis (l'uomo-falena: d'ora in poi guai a chi mette in dubbio l'esistenza del licantropo). Ma il regista è di formazione (e prevalente attività) televisiva, la serietà del plot còzza contro l'ilarità di un fatto evidentemente falso e la noia avvince lo spettatore sin dai primi minuti. Il thriller, il mistero, l'horror non è un genere facile da fare; e non sono i soldi (e nemmeno gli attori) a garantire la riuscita di una pellicola ma le idee, che qua latitano su tutti i fronti.
Si crea un certo crescendo, che purtroppo sfocia in un finale abbastanza grossolano e poco convincente. Peccato perché una certa tensione c'è e il mistero poteva essere interessante. Discreto Richard Gere, abbastanza sottotono il resto del cast. Peccato, un'occasione sprecata.
Mi è piaciuto tantissimo. Tensione che cresce piano piano, un'aura claustrofobica dalla prima all'ultima inquadratura, una spiegazione metafisica credibilissima e suggestiva. Per una volta, in un film di questo genere è lo spiegone al parco, ad essere un'innovazione (quando lo studioso indica il grattacielo e propina una coinvolgente teoria). Questo benedetto uomo falena poi, è da brividi. Anche qualche salto sulla seggiola, come quando in uno specchio si intravede un'essere mostruoso, oppure nei gorgoglii della linea telefonica. Consigliatissimo! Cultissimo.
MEMORABILE: Lo spiegone, per una volta suggestivo e innovativo.
Thriller dai risvolti paranormali che dopo una bella prima parte, interessante e molto intrigante, nonostante i ritmi dilatati o forse proprio per questo, grazie alla patina di mistero che aleggia attorno ad una vicenda poco chiara, perde di interesse nella seconda. Colpa di una sceneggiatura che si "incarta" ed oltre a prendere alcune vie già risapute, risulta anche poco chiara e farraginosa. Insoddisfacente anche il finale. Troppo diseguali le due parti ma in ogni caso sufficiente e tutto sommato vedibile.
Convince finchè resta sul vago, sul detto/non detto, con un andamento reticente e involuto che fa assumere alla vicenda i contorni di un sogno oppure di un incubo. Anche Gere, smarrito, con tante domande e nessuna risposta, risulta abbastanza credibile. Però nel proseguo la storia si avvita su se stessa, si tenta di spiegare l'inspiegabile, fino al finale sul ponte, indubbiamente spettacolare, ma che finisce per azzerare il senso del mistero. Buono solo per metà.
Gere è un buon attore e non lo si scopre di certo con questo film, ma vederlo impegnato in pellicole di genere non è cosa da tutti i giorni. Con sorpresa poi, la sua recitazione (come l'intero lungometraggio) è superiore alle attese e i brividi corrono lungo la schiena in più occasioni (si pensi ad esempio alle telefonate con il tipo misterioso). Purtroppo la pars finale epiloga in maniera troppo catastrofica e la vis scema lentamente, ma nel complesso l'impianto resta più che solido!
Affascina e suggestiona per l'aura di mistero e di minaccia che satura la percezione dello spettatore, e cattura l'attenzione fino alla fine. Però, a posteriori, ci si domanda: ma la trama dov'era? Film soprattutto di atmosfera, quindi, giocato su vaghi riferimenti alla leggenda "metropolitana" dell'uomo-falena. Lascia pertanto un senso di irrisolutezza e di vuoto, e la domanda su come sia stato possibile seguirlo fino in fondo.
Horror paranormale con buonissimi spunti ben supportato da una sceneggiatura non troppo frenetica e dai giusti tempi dilatati, soprattutto nella prima parte. Nella seconda il ritmo diventa più serrato fino al catastrofico e spettacolare finale... ma d'altronde le profezie dell' "uomo falena" sono purtroppo sempre legate a sciagure. Gere e la Linney se la cavano molto bene (la coppia funzionava già nel precedente Schegge di paura) e la regia è discreta. Molto belle le musiche. Merita una visione.
MEMORABILE: Le telefonate dell'uomo falena al protagonista.
Una buona storia, ben realizzata e con il suo protagonista motivato ad interpretarla. Il mistero è davvero affascinante e viene vissuto con la tensione che diviene insopportabile e sfiancante, lentamente ed inesorabilmente pesante. Prima del finalone occorre un po' di forza per evitare di assopirsi, causa il buio invadente che avvolge il protagonista; la sua insonnia può provocare un effetto indesiderato e contrario. Credibilità o meno del fenomeno, non si può evitare un pensierino metafisico, in attesa della soluzione dei dubbi nella lontana aldilà.
Il regista Mark Pellington riesce pienamente nel suo intento sfornando un prodotto originale, appassionante e coinvolgente. Film dal ritmo serrato sin dai primi minuti e trama avvolta da un alone di mistero e di suspence. Ottimo cast in cui spiccano, oltre a Richard Gere, gli altrettanto bravi Will Patton (particolarmente inquietante il personaggio da lui interpretato, Gordon Smallwood) e Laura Linney. Quasi perfetto.
MEMORABILE: Gordon in preda ad una crisi di nervi che apre la porta armato di fucile minacciando ed ingiuriando l'incredulo e basito John.
Non riesce pienamente nell'intento di far appassionare lo spettatore, il quale non sa se seguire di più l'aspetto drammatico-sentimentale della storia oppure concentrarsi sulle apparizioni e rivelazioni del mitico uomo falena. Alla fine si rimane scontenti su tutti e due i fronti. Di buono c'è l'interpretazioni di buon livello di Richard Gere, rispetto ad altre volte molto più convincente. Due pallini.
Un horror affascinante, tutto giocato sul mistero che avvolge le inquietanti visioni sull'uomo falena. Pellington riesce a creare tensione senza sangue e senza mostri visibili, eccedendo forse in un'atmosfera rarefatta (che a volte rallenta un po' troppo il ritmo) ma incuriosendo molto lo spettatore. Gere bravo come sempre, la Linney molto in parte e buono anche il cast secondario.
Il punto di forza di questo thriller indagatorio è una buona ricostruzione misteriosa di un fatto reale (gli avvistamenti dell'uomo-falena in Virginia nel 1967), con la cura dei risvolti psicologici riguardanti la difficile elaborazione di un lutto. Il punto debole è invece una certa monotonia di fondo che smorza l'efficacia della suspence che rimane comunque di buon livello. Recitazione adeguata, con un Richard Gere espressivo. ***
Tratto da un episodio di cronaca che vede la testimonianze di molte persone a suo credito, il film di Pellington ne sviluppa gli elementi horror e sovrannaturali andando a calcare la mano sulle visioni dell'uomo falena. Diciamo che la cosa funziona anche bene, senonché la durata è eccessiva e il film presenta alcuni momenti morti. Si arriva al finale stremati pur non sapendo come andrà a finire. Convincente la prova di Richard Gere e buone le atmosfere ricreate.
Thriller paranormale che parte con degli spunti interessanti e con un'atmosfera coinvolgente. Poi però lentamente la storia si spegne, la sceneggiatura si ingarbuglia e non si capisce più dove voglia andare a parare, visto anche il finale abbastanza deludente. Bisogna riconoscere a Pellington di essere riuscito a creare un film altamente tensivo senza dover ricorrere a mostri o scene sanguinolente; gli è bastato qualche flash e una voce al telefono. Cast funzionale su cui spicca il caratterista Will Patton, abituato a personalità border-line.
Tra l'horror e il thriller, un film che vive di un forte senso di mistero e di atmosfere oscure e rarefatte senza l'utilizzo di jumpscare o artifici del cinema moderno. Il regista si muovo nell'ambito psicologico, pur rendendolo accessibile a chiunque, per dare vita a una storia che, nonostante la durata e l'impostazione rarefatta, riesce a essere coinvolgente. Il finale, soprattutto paragonato al resto, ha un sapore leggermente deludente, con la sua virata verso una cinematografia più classica. Bene Gere.
Film piuttosto pretenzioso: gode di un'ottima aura di mistero in crescendo (la prima metà è un accumularsi di visioni inspiegabili, disegni inquietanti, voci terrificanti... elementi che sono habitué nell'horror, qui però efficaci e usati con intelligenza fuggendo la spettacolarizzazione), ma a lungo andare tende a logorare la pazienza del pubblico. Due ore sono eccessive: l'angoscia e la paura cedono il posto all'estenuazione e in un finale banalotto e poco sorprendente tante domande non trovano risposta. Ben realizzato, ma insoddisfacente.
MEMORABILE: L'incidente d'auto; I disegni dell'Uomo Falena; Gli inquietantissimi racconti dei testimoni; La telefonata fra Gere e Indrid Cold; La scena del ponte.
Intrigante e costruito bene, almeno sul piano formale, potendo vantare una regia congrua al genere e un commento sonoro funzionale a generare la tensione necessaria. Rimane, però, un pizzico incompiuto in quanto resta sempre sul vago e non approfondisce nulla dell’uomo falena. Ne consegue un horror di concetto che dà l’impressione, a volte, di essere un thriller di cui si attende la rivelazione finale, che non arriva. Soddisfa quel tanto che basta al momento, mentre la mancanza di sostanza lo lascia scivolare nel mare magnum dei tanti film visti e dimenticati.
La maggior parte dei meriti di questo film va attribuita a cast e regista, che fanno di tutto per mantenere un costante alone di tensione e mistero riuscendo nell'intento. Apprezzabile l'idea di svelare l'orrore soltanto tramite testimonianze o voci di sfuggita (contribuisce a creare spaesamento), "sbagliata" però la sceneggiatura, che dilata troppo i fatti in nome del minutaggio (almeno 15 minuti in meno avrebbero giovato) addormentando il ritmo. Opinabile inoltre la scelta di risolvere il tutto in una specie di Final destination meno crudo (sebbene sia l'unico reale fatto storico).
MEMORABILE: La prima telefonata di Gere con Indrid Cold; Il brano sui Low ai titoli di coda.
Tratto da un saggio che a sua volta è ispirato da fatti realmente accaduti. West Virginia: un giornalista indaga su una serie di strane apparizioni. Godibile a metà. Prima parte interessante. Nella seconda le dinamiche diventano un po' contorte, facendo perdere linearità al tutto. Richard Gere non molto convincente. Regia efficace di Mark Pellington. Consigliabile.
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Trivex ebbe a dire nella SEZIONE IN TV/SATELLITE: Si..si. Mi hai ricordato un film visto al cine dopo una cena pesante.Ma non mi sono addormentato quindi lo rivedrò, prima del commento.
Per imparzialità ho riportato nella segnalazione il pensiero di Brainiac: anche se a me non è piaciuto troppo...
P.s.: interessante compagnia nel tuo nuovo Avatar!
Undying ebbe a dire: Trivex ebbe a dire nella SEZIONE IN TV/SATELLITE: Si..si. Mi hai ricordato un film visto al cine dopo una cena pesante.Ma non mi sono addormentato quindi lo rivedrò, prima del commento.
Per imparzialità ho riportato nella segnalazione il pensiero di Brainiac: anche se a me non è piaciuto troppo...
P.s.: interessante compagnia nel tuo nuovo Avatar!
Ho letto,ho letto..ma davvero,se ricordo una serata attenta nel dopocena al cine ed il film lo rammento lungo e pesante..QUALCOSA C'E'!!Devo rivederlo,prima del commento,anche se la sostanza è presente.
Il Ruggero è fortissimo:è riuscito a litigare con mia moglie immediatamente,per la macchina fotografica messa al contrario..bei tempi!!!!