Da Berlino a Milano, da New York a Istanbul: sul carattere internazionale del film non si può che convenire, anche perché Tykwer sa come riprendere e dà bello smalto alle metropoli visitate. Anche l'intrigo all'ombra del quale si muove la vicenda ha la complessità tipica degli affari in grado di coinvolgere mezzo mondo e si snoda intorno ai loschi traffici di una banca (la IBBC) sulla quale chi indaga finisce ammazzato. Ci sono dietro un traffico di armi leggere, ovvero il 90% di quelle vendute complessivamente, e una ricerca del dominio del debito secondo una teoria non così accessibile ai profani e che sarà proprio l'italiano Umberto Calvini (Barbareschi)...Leggi tutto a illustrare all'agente dell'interpol Louis Salinger (Owen) e alla sua collega Eleanor Whitman (Watts). Gli ultimi due, partiti da un primo omicidio compiuto in Lussemburgo, si ritrovano a seguire il filo intrecciato delle malefatte della IBBC Bank coperte da poliziotti compiacenti, furbi avvocati e un misterioso consulente (Mueller-Stahl) che avrà parte importante nell'affare.
La già tortuosa storia, articolata nella sceneggiatura piuttosto fumosa di Eric Warren Singer, se sulle prime avvince e riesce a coinvolgere - soprattutto nella fase milanese (girata tra la Stazione Centrale e il Pirellone con un Barbareschi che gioca palesemente a imitare il Berlusconi del tempo), in cui gli indizi sono sfiziosi e portano a un bell'accerchiamento del sicario al soldo della banca - col passare dei minuti si fa sempre più sfilacciata e fiacca, col risultato di far scemare l'attenzione e l'interesse. Non per colpa degli attori, dal momento che Owen è convincente nel ruolo, la Watts lo spalleggia con discreto mestiere e Mueller-Stahl nel ruolo dell'ex impiegato della Stasi passato nella sfera nera e grigia del bieco capitalismo che passa sopra a tutto e tutti fa il suo sfoggiando la sua caratteristica espressione enigmatica che ben si sposa al personaggio; piuttosto per una regia più impegnata a gratificare il lato estetico che a immergerci nella vicenda con un'azione incalzante. C'è un solo momento in cui si apprezza la mano di Tykwer in questo ambito ed è la lunga sparatoria all'interno del Guggenheim di New York, ovviamente ricostruito (a Berlino) visto che viene impietosamente sforacchiato e distrutto in ogni modo possibile da proiettili che sibilano in quantità industriale.
La buona colonna sonora e una fotografia di livello testimoniano del budget superiore, ma quel che manca al film è un'anima in grado di reggere le due ore, perché spazio per le considerazioni amare che si vorrebbero inserire come sottotesto ce n'è poco e quel poco viene lasciato in prima battuta a un sempre ottimo Barbareschi (pur in una parte assai breve) e in seguito soprattutto a Mueller-Stahl, che rappresenta la figura più carismatica e combattuta senza però poter lasciare troppo il segno. Il finale precipita nello scontato e chiude lasciando l'amaro in bocca. Chi si cimenta nella visione si prepari ad ogni modo a seguire con particolare attenzione l'intreccio, perché quando ci sono in ballo i poteri forti del mondo intero comprendere tutti i giri di denaro e di interessi connessi non è sempre agevole.
Thriller politico sulle attività bancarie. La sceneggiatura è interessante, anche se poi il risultato finale è abbastanza modesto. Clive Owen sembra spaesato per l'intera durata del film, Naomi Watts è come se non ci fosse; c'è persino il nostro Barbareschi (tra l'altro doppiato malissimo). Guardabile, ma poteva essere sicuramente meglio con un po' di adrenalina in più.
MEMORABILE: Tu non hai l'autorità per arrestarmi… E chi ha detto che voglio arrestarti?
Poco ritmo (scena del Guggenheim a parte), meno azione di quanta se ne aspetti quando servirebbe e una parte finale a carte invariate e amaro in bocca che definire soporifera è dire poco. E peccato perché parte molto bene. Clive Owen, comunque, è sempre perfetto nella parte del trasandato di turno perennemente in fissa, contro il sistema e a caccia di gustizia. Naomi Watts sfoggia pelle invecchiata ed interpreta un personaggio secondario. Piacevole sorpresa Luca Barbareschi in una particina. Sono rimasto ben impressionato da musiche e location. Ingannevole il trailer.
Thriller fantapolitico quanto mai attuale considerato l'argomento (i loschi traffici delle grandi corporazioni bancarie) ma dalla resa non ottimale. Nonostante il film non si risparmi in quanto ad ambientazioni (praticamente mezza Europa) ed a cast impegnato (Clive Owen e Naomi Watts ma anche bravi caratteristi come Armin Mueller-Stahl) il regista non riesce, salvo che in rare occasioni, a trovare il giusto ritmo del racconto e la noia è sempre in agguato. Modesto.
Coinvolgente thriller politico-finanziario sulle operazioni illecite nel mondo bancario, di grande attualità e di notevole valore, molto ben studiato e realizzato, in grado di mantenere per le due ore di durata la stessa forte carica di tensione, grazie anche ad un commento sonoro davvero adeguato ed originale. Location internazionali curatissime a Berlino, Milano, New York ed Instanbul, con l'evidente ricerca da parte del regista di una perfezione anche stilistica ed architettonica delle riprese. Bravo e convincente Clive Owen, meno forse la Watts.
Ecco la super banca (I.B.B.C.), covo di avvoltoi e di marciume intrallazzante con i peggio individui, pronta a sfruttare le guerre per arricchirsi, dando una spintarella nella direzione giusta (finanziamenti per armi leggere) perchè scoppino il più in fretta possibile (sai che novità). La pellicola alterna discreti momenti (soprattutto alcuni scambi verbali tra il grande vecchio marcio, i colleghi e il protagonista), a un'indagine che, col passare del tempo, appassiona sempre meno, anche perchè si sa più o meno già tutto. Il materiale per un buon film c'era, ma è stato mal sfruttato.
MEMORABILE: "Le banche non vogliono controllare il conflitto, ma il debito che produrrà"; La Borsa Grigia, dove il leone uccide e lo sciacallo ci guadagna.
Thriller di medio livello con un intrigo piuttosto plausibile e ben orchestrato, anche se alla convincente fase preparatoria fa da contraltare un epilogo frettoloso da spedire nel dimenticatoio: evidentemente le idee per chiudere il tutto in maniera migliore latitavano. Esteticamente un po' troppo leccato con la regia che indugia in modo eccessivo sull'architettura dei palazzi del potere. Ben gradite le schegge di pulp nelle sparatorie col sangue che scorre copioso. Owen bravo nel dar corpo al suo personaggio, un mastino di quelli parecchio tosti.
Il film parte con il piglio giusto. Ma poi con il passare dei minuti la noia cresce fino a diventare vero e proprio torpore. Ci si desta solo per dieci minuti, nella scena del Guggenheim Museum, per poi sprofondare nuovamente in coma. Film meno che modesto da cui ci si aspettava molto di più. Owen fuori dal ruolo per tutto il film. Cameo di Barbareschi pietoso come un po' tutte le comparse made in Italy. Inolte la sceneggiatura è troppo complicata da seguire e, causa forse il montaggio, alla fine non si riesce nemmeno a capire bene il tutto.
Un thriller politico, trama intricata, spostamenti nelle principali città, corruzione e inefficienza: tutto questo è presente nella pellicola. Si segue con interesse per poter giungere a un punto d'arrivo (che in realtà non è così esplicito). Guardabile ma niente di che.
MEMORABILE: A volte il nostro destino ce lo ritroviamo sulla strada che avevamo scelto per evitarlo.
The international è il classico film (thriller con cospirazione) che sa di dejavu: trama, personaggi etc rimandano a precedenti film mettendoci poca originalità. Pensavo a un pallino e mezzo ma due cose tirano su il giudizio: la bella sparatoria (molto spettacolare e cruda quanto basta) al Guggenhaim di New York e la ambientazione milanese dove fa capolino Barbareschi (un pò imbarazzato nella recitazione) come capitano di industria delle armi e in campagna elettorale alla Berlusconi (il partito? Futuro Italiano che richiama Forza Italia).
Thriller di spionaggio che non aggiunge nulla di nuovo al genere: trama ai limiti del comprensibile e due protagonisti abbastanza in parte che sono al centro di un rapporto amichevole che ci risparmia almeno la solita storia d'amore. Durata veramente eccessiva, tanti punti morti e una sola vera grande scena d'azione, che arriva però troppo tardi per riscattare un film già visto e abbastanza lento.
Fanta-thriller all'americana, cioè un aggiornamento dei vecchi spy italiani girati in giro per il mondo ma ovviamente con una vagonata di soldi in più. E quello che mi è piaciuto è proprio il lato cartolinesco, vista la grande attenzione ai luoghi; la storia invece non regala emozioni, ed alcuni momenti sono didascalici come non mai. Devo solo aggiungere che vedere Luca Barbareschi come grosso industriale a capo di un suo partito personale che viene freddato da un killer mi ha strappato un sorriso speranzoso.
Thriller fantapolitico con l'egemonia bancaria in primo piano. Scene d'azione con ambientazioni in giro per l'Europa abbastanza consuete ma realizzate con dignità. Owen e la Watts svolgono il compitìno con sufficiente impegno. Barbareschi appare come un clone berlusconiano e fa una brutta fine. Nella media.
Thriller spionistico che strizza l'occhio a Alan J. Pakula e Oliver Stone, seppur si mantenga nei canoni dell'action movie (anche se, in realtà, di "action" ce n'è ben poca). Certo, in storie come questa non ci si può aspettare una gran dose di ritmo, ma trattando un argomento sempre di grande attualità, se ben confezionato, il prodotto sa farsi seguire dallo spettatore. Male Barbareschi, anche se "recita" in inglese.
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Silvio... pardon, Luca Barbareschi e Futuro Italia E' una di quelle immagini che ti restano nella mente. Barbareschi (alias Calvini), a Milano, parla come leader del partito... Futuro Italia, con tricolori sventolanti (chiaro il riferimento Berlusconiano).
DiscussioneCangaceiro • 28/04/10 20:44 Call center Davinotti - 739 interventi
Il vincitore dell'Isola dei famosi di qualche anno addietro Luca Calvani fa un cameo brevissimo ed insignificante mentre Barbareschi sembra molto ingessato ed in difficoltà nel ridoppiare in italiano la sua parte recitata in inglese.
Mi piace segnalare la presenza di un altro attore italiano, Luigi Di Fiore, capo dei Carabinieri a Milano (probabilmente non accreditato).
Su wikipedia si legge che l'allore presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni è presente in un cameo, ma non sono riuscito a riconoscerlo
CuriositàZender • 30/03/23 09:11 Capo scrivano - 48963 interventi
La misteriosa e pluricitata presenza di Roberto Formigoni nel film si traduce in una lontana ripresa di lui mentre parla sullo sfondo all'interno del Grattacielo Pirelli a Milano (non era proprio facile notarlo...):