The eyes of my mother - Film (2016)

The eyes of my mother
Locandina The eyes of my mother - Film (2016)
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Titolo originale: The Eyes of My Mother
Anno: 2016
Genere: drammatico (bianco e nero)

Cast completo di The eyes of my mother

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Tutti i commenti e le recensioni di The eyes of my mother

TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/17 DAL BENEMERITO HERRKINSKI
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Herrkinski 5/01/17 02:13 - 8824 commenti

I gusti di Herrkinski

Davvero bastano il bianco e nero, le musiche rarefatte, qualche dialogo in lingua straniera (in questo caso portoghese) e lunghi silenzi per fare un film d'autore? Così pare visti i buoni responsi, ma a mio avviso pur conservando una confezione elegante (perlopiù merito della fotografia B/N, tutta chiaroscuri) offre ben poco dal punto di vista dello script; troppo poco macabro per essere horror (nonostante alcune sequenze riuscite), troppo vacuo per esser un dramma noir. Pesce non è Du Welz e il film risulta un soporifero esercizio di stile.

Daniela 17/06/17 07:52 - 13411 commenti

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Famigliola in mezzo al nulla. Quando la madre viene ammazzata da un matto di passaggio, il padre la seppellisce nel bosco ed incatena l'assassino nella stalla, lasciandolo alle cure della figlioletta... Horror quaresimale: bianco e nero nitido, inquadrature pesate col bilancino, parole col contagocce, colonna sonora quasi assente, poca violenza in scena e quasi tutta relegata al fuori campo, lasciando molto all'immaginazione. Una rappresentazione della follia partorita dalla solitudine che può a tratti irritare per il sospetto di maniera, ma finisce per conquistare per eleganza e rigore.
MEMORABILE: "Mi ucciderai?" "Perché dovrei ucciderti? Sei il mio unico amico"; L'abbraccio notturno con coltellate al fianco

Bubobubo 19/02/19 16:14 - 1847 commenti

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Il serial killer di turno le trucida la madre sotto gli occhi e la piccola Francisca, già di suo non troppo a posto, comincia a perdere del tutto la brocca. Come combattere la solitudine divorante, trovare qualcuno che stia al suo fianco per sempre, un surrogato materno attraverso cui vivere? Pesce ha un grande problema: è molto bravo. Come tutti i giovani talentuosi, ci tiene a mostrare le proprie carte in tavola: b/n arty, pochi dialoghi (bilingui), una tensione perenne e palpitante. Il prodotto finale, però, non colpisce per innovatività.
MEMORABILE: Mai accettare l'invito a casa di una sconosciuta.

Hackett 9/04/19 08:27 - 1871 commenti

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Più dramma della follia che horror, un lucido racconto che procede in maniera asettica e glaciale, quasi chirurgica, come i racconti madre-figlia iniziali, nella descrizione di una pazzia creata dalla violenza e dalla solitudine, una pazzia piena di silenzi e attese. Buona la regia che, pur con velleità autoriali, riprende con sicurezza e si fregia di una fotografia spettacolare.

Schramm 12/08/19 15:56 - 4066 commenti

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Speculando per assurdo, se a un avvelenato Tarr capitasse per le mani una dissepolta sceneggiatura del Bergman più scorato il risultato graviterebbe qua attorno. Ma Pesce di Tarr non ha la granulosa densità né di Bergman la spontanea disperazione; calcolatamente ieratico, austero ed estremo per posa e boria più che per brucianti necessità drammaturgiche e insopprimibili esigenze estetiche, originale per scaltro opportunismo più che per insita vocazione, ha comunque dalla sua una disinvoltura figurativa invidiabile che si aspetta di rivedere prossimamente avvalorata da un film più genuino.

Pumpkh75 13/06/23 16:55 - 1919 commenti

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Pesce non fa nulla per evitare quella sensazione di preferire il proprio strabordante ego agli spettatori, eppure rispetto al successivo auto-titillamento riesce qui a far quadrare ellissi e estetica, il gusto per l’inquadratura e la grammatica dell’immagine, permeando, nonostante i segnali contrari, di tangibile tensione ogni scala di grigio e compiendo l’impresa di generare un senso di minaccia persino nell’idioma portoghese usato per i dialoghi. Will Brill partecipa a pochi minuti eppure dispensa malessere e sudori freddi come se piovesse. Narciso, ma a ragion veduta.

Buiomega71 22/03/25 00:59 - 3135 commenti

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Con in testa Bergman e Bresson, Pesce affascina morbosamente con campi lunghi, silenzi e inquadrature fisse, sprofondando nell'alienazione mentale di una Ed Gein al femminile che arriva dagli anni 70. Necrofilia, solitudine, corpi fatti a pezzi (dai macabri riverberi ferrariani), presunto cannibalismo, occhi cuciti e corde vocali recise, prigionie nel fienile, donne ridotte allo stato brado e a bambole rotte. Il livido bianco e nero riporta ad atmosfere/notturno romeriane e la morte danza al ritmo di una melodia portoghese. Raffinato, allucinato e dall'autoriale retrogusto necroforo.
MEMORABILE: I pacchettini di carne umana messi nel frigo; Dissotterrando il teschio dell'amata madre; Lavando il padre morto nella vasca da bagno; Sulla strada.

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  • Discussione Buiomega71 • 22/03/25 10:17
    Consigliere - 27359 interventi
    Con in testa Bergman e Bresson, Pesce affascina morbosamente con una desolata ambientazione bucolica, campi lunghi, silenzi e inquadrature fisse, sprofondando irreversibilmente nell'alienazione mentale di una Ed Gein al femminile che arriva dagli anni 70.

    Fiaba nera andata in necrosi suddivisa in tre atti (La madre, Il padre, La famiglia), che mischia elementi di immensa solitudine, squallore esistenziale, altarini religiosi di Madonne, necrofilia, raggelante indifferenza, corpi fatti a pezzi (dai macabri riverberi ferrariani nella vasca da bagno o gettati in un falò quasi sacrificale), presunto cannibalismo (i pacchettini di carne umana amorevolmente depositati in frigo da Francisca, che non posso non rammentare Pete Walker), occhi cuciti e corde vocali recise, prigionie nel fienile, donne ridotte allo stato brado e a bambole rotte che si muovono come goffi e orribili "fantasmi" in catene, sibillando e ansimando, fino alla maternità rubata, negata, innaturalmente ottenuta (in un momento tra i più agghiaccianti: passaggio sul pick-up sulla strada alberata, mamma con bimbo piccolo, coccole, fiducia, apparente tenerezza e poi follia, coltellate e rinchiusa nel fienile come un'animale vivisezionato).

    Il livido bianco e nero riporta ad atmosfere/notturno romeriane e al primo Lynch, e alcuni attimi rasentano il poetico mortifero (ballando sulle note di una struggente melodia portoghese, il dissotterramento del teschio dell'amata madre, lavando il padre morto nella vasca da bagno, accudendone il cadavere come se fosse ancora vivo), dopo il fulminate inizio sulla strada di campagna con il camion (che tornerà verso il finale) e quel finale brusco e sospeso ripreso dall'alto.

    Pesce rimescola il cinema d'autore "arty" (soprattutto europeo) a quello di genere (tipicamente sleazy), prendendosi i suoi tempi dilatati, sulle gesta e sulla quotidianità alienante di Francisca che uccide per amore (come la sua pazzia lo filtra) e per non rimanere da sola nella fattoria degli orrori esistenziali.

    Raffinatamente marcescente, visivamente allucinato e dall'autoriale retrogusto necroforo  e , con le dovute differenze, da confrontare con Leda.
    Ultima modifica: 22/03/25 12:03 da Buiomega71