Mel Brooks esordisce su grande schermo con una commedia esemplare, ottenendo subito un Oscar per la migliore sceneggiatura. Un riconoscimento meritato, perché la forza del film, comunque già diretto con perizia non trascurabile, sta nei dialoghi, in quella sottile (ma nemmeno troppo) vena umoristica che lo pervade inventando momenti esilaranti cui la bravura di un cast decisamente azzeccato riesce a rendere giustizia: di Zero Mostel (recuperato dopo anni di boicottaggio maccartista) è facile dire bene, del giovane Gene Wilder (che accompagnerà Mel Brooks in gran parte dei suoi lavori) si scopre una predisposizione “inglese” alla comicità che il regista valorizza con grande lungimiranza, di...Leggi tutto Kenneth Mars (il nazista mezzo scemo autore del copione “Springtime for Hitler”) va apprezzata una perfetta aderenza al personaggio più folle e geniale del film, di Dixon Shawn (l'attore che interpreta Hitler) va lodata la leggerezza con cui affronta un ruolo difficile. Ma l'affiatamento del cast si riscontra anche nei personaggi secondari, a dimostrazione dell'ottimo lavoro d'equipe supervisionato da Brooks. I duetti Mostel/Wilder hanno momenti sublimi, i pochi numeri musicali sul palco hanno un effetto comico dirompente anche per la qualità delle coreografie. Saltuariamente il livello scende (specie quando ci si avvicina alla conclusione), ma la qualità complessiva dell'opera, la capacità di affrontare un genere non facile con un approccio non comune e uno stile personale quanto apprezzabile, ci dicono che un nuovo grande autore stava entrando a rimpinguare l'esigua schiera dei registi specializzati in commedie comiche.
Buon esordio cinematografico di Mel Brooks che ci regala una commedia molto divertente (purtroppo in Italia intitolata con l'orribile "Per favore non toccate le vecchiette"). Veramente ottima l'interpretazione di Zero Mostel che con la sua maschera regala il sorriso anche senza aprire bocca, mentre Gene Wilder gli è degna spalla. La sceneggiatura è intelligente e solo verso il finale ha qualche caduta che comunque non compromette l'esito della pellicola (tre pallini li merita). Anche di questo film recentemente ne è stato fatto un remake.
Poco noto ma bellissimo; tra il meglio di Brooks con Zero Mostel in stato di grazia affiancato da un già eccellente Wilder. Parte con un tono quasi sommesso fino ad eplodere nella delirante performance di "Primavera per Hitler". Ingranata la tonalità del film non si smette di ridere. Mostel venne recuperato dopo anni di clausira maccartista e non esiste un cappello sufficientemente grasnde per il suo faccione. Grandi Marsh (quasi bonviano) e Shawn (Laurence Sans Dubois, LSD). Un comico ebreo come Brooks si prende la rivincita sulla sua nemesi.
MEMORABILE: Il provino degli Hitler, con l'Hitler cowboy, l'Hitler tarzan, l'Hitler culturista. La canzone di L.S.D. nel provino sbagliato.
Godibilissimo film. Tante trovate geniali in un affresco divertentissimo del mondo teatrale. Mostel e Wilder si destreggiano alla grande tra personaggi veramente curati e bizzarri (il regista, lsd, la segretaria...), il film sembra quasi contenere la carica potenziale per esplodere con l'apertura dello spettacolo."Springtime for Hitler" è una delle coreografie più geniali mai viste al cinema. Cala un po' nel finale, peccato.
MEMORABILE: I provini, l'incontro col regista, i numeri musicali...
Due scalcinati produttori di Broadway sfruttano vecchiette per finanziare il peggior spettacolo della storia: un musical su Hitler. L'opera prima di Mel Brooks è una scoppiettante smitragliata di invenzioni comiche impiantate su un plot originale e irresistibile, con ritmo vorticoso e fantasia caricaturale. Azzeccatissimi e ben scolpiti tutti i personaggi, dal contabile psichicamente instabile al segretario checca del regista. Notevole per gli esiti comici l'insistenza sui primissimi piani. Grandissimo Zero Mostel. Titolo italiano idiota.
Dietro un improponibile titolo italiano si nasconda l'azzecatissima opera prima di Mel Brooks dedicata alla produzione (The producers appunto) di uno scalcinato spettacolo teatrale. Il film è un irresistibile concentrato di gag e situazioni comiche ma anche un concentrato di personaggi ottimamente caratterizzati oltre che una riuscita ambientazione con spessosi "dietro le quinte" dell'ambiente teatrale.
Due compari mettono in scena uno spettacolo teatrale con la speranza sia un fiasco, in modo da lucrare sul fallimento. Le premesse ci sono tutte: a chi potrà mai piacere un'esaltazione demenziale del nazismo, scritta da un nostalgico, diretta da un regista presentuoso ed interpretata da attori cani? Invece le cose vanno diversamente... Spassoso esordio alla regia per Brooks, non è un capolavoro assoluto come Frankestein junior ma ci si avvicina, grazie anche a interpreti formidabili. Il musical "Primavera per Hitler" è di eccelsa bischeraggine.
MEMORABILE: I provini per scegliere l'attore per il ruolo di Hitler
Ottimo esordio di Brooks, che inaugura la sua partnership con Wilder (bravo) in un film di per sé discreto e a tratti irresistibile: merito della verve di Mostel e Mars, di una sceneggiatura attenta e curata, ma soprattutto del climax grottesco che culmina con l'assurdo e stupidissimo Springtime for Hitler, musical filonazista tutto da vedere. Un po' datato e un po' in affanno verso la fine, ma sempre piacevole.
Prima regia di Brooks e già un'opera ottima, ad un livello che riuscirà ad eguagliare in seguito, ma mai a superare. Fantasiosa, ben recitata, originale, con un buon ritmo e ottimi interpreti. Alcune trovate sono geniali e la coppia Mostel/Wilder è superlativa. Molte scene memorabili e una comicità che non invecchia. Meritatissimo Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Da non perdere.
MEMORABILE: L'ingresso di Wilder nell'ufficio di Mostel sorpreso in dolce compagnia; i provini; la prima dello spettacolo.
L'esordio dietro la mdp di Brooks, visto a distanza di anni, mi ha deluso sotto ogni aspetto. Tutto sa di falso, di artefatto e di inutilmente grottesco. Gli spunti di satira sociale sono pochi ed ampiamente banalizzati (insopportabile il nostalgico nazista interpretato da Mars), i personaggi pietosamente stereotipati, i siparietti comici sono sempre sopra le righe e gli attori, anche se innegabilmente bravissimi, sembrano dover per forza "eccedere" in qualsiasi momento. Perfetta solo la Winwood. Non mi sento di dargli più di due pallini.
MEMORABILE: I "giochi erotici" della vecchietta "stringimi e straziami! " (Winwood).
Esilarante l'esordio di Brooks, uno dei suoi film che ho più apprezzato. Gli scambi tra Mostel e Wilder sono spettacolari: il primo un truffatore disposto a tutti e il secondo un isterico contabile. La sceneggiatura regge bene per tutto il film, perdendo qualche minimo colpo qui e lì, specialmente a causa del nostalgico nazista di Mars che ormai è davvero stantio. Il film rimane comunque della durata giusta e divertente, assolutamente da incorniciare la performance di Shawn: un Hitler figlio dei fiori! Da vedere.
MEMORABILE: L'attacco isterico di Leo; l'esibizione con "The Power of Love" di LSD.
Mi sono avvicinato a questo film dopo aver visto i due capolavori di Mel Brooks (Mezzogiorno e mezzo di fuoco e Frankenstein Junior), credendolo uguale o almeno simile per carica comica. E invece, durante la visione, non sono mai riuscito a sorridere: le gag, perlopiù insulse mi sono sembrate forzate fino all'eccesso, i due personaggi principali sono interpretati in maniera esageratamente macchiettistica (soprattutto l'ultranevrotico Wilder) e il soggetto è incredibilmente povero. Si salva solo per i simpatici numeri musicali. Deludente.
Al di là del titolo italiano senza senso (pratica comune del Bel paese), il film è decisamente spassoso e ben fatto, da ammirare anche per la tematica delicata: girare un'opera simile su Hitler oggi sarebbe folle, figurarsi a quei tempi. Alla sua prima prova registica Brooks anticipa quelle che saranno le sue armi vincenti (anche se non ancora in modo incisivo come invece farà in seguito). Menzione speciale per gli attori, che sembrano usciti da un fumetto.
MEMORABILE: Gli incontri con le vecchiette; I provini per Adolf Hitler.
E' un Mel Brooks ancora in erba, quello dietro alla mdp di questa allegra e vezzosa commedia, che certamente ha molte frecce al suo arco: uno spunto di indubbia follia e originalità, un'irresistibile coppia di protagonisti (anche se, va detto, Mostel predomina su Wilder con la sua mimica facciale) e una notevole quantità di belle trovate. La pellicola però paga anche lo scotto di una regia a tratti un po' troppo compiaciuta, che spesso non lesina esagerazioni e stiracchiature dei tempi fino al limite consentito. Lezioso e simpatico.
MEMORABILE: Hewett-De Bris; Zero Mostel; I provini per Hitler; La canzone Springtime for Hitler. In negativo: il macchiettistico Dick Shaw-Franz Liebkind.
Nei primi minuti pare di trovarsi di fronte a una commedia bislacca e poco divertente, a tratti pure pesantuccia (l'intro gerontofilo). Basta aspettare che il meccanismo si riscaldi: a quel punto il film diventa una macchina comica impeccabile, peraltro con un grande momento metateatrale in cui (cosa rarissima) lo spettatore del film se la ride assieme agli spettatori (interni alla diegesi) dello spettacolo. Il titolo italiano faceva sperare in un finale ancora più cinico, ma tutto sommato può andare. Confezione decorosa.
Titolo italiano assurdo per l'opera prima di Mel Brooks. Comicità sotto le righe per lo stile a cui ci abituerà nelle successive pellicole, ma non per questo meno divertente. La commedia e le risate scaturiscono perlopiù dalla sceneggiatura (che vinse pure l'oscar) e dagli stravaganti personaggi-macchiette, il nazista e il regista su tutti. La parte migliore arriva alla messa in scena dello spettacolo, mentre il finale perde un po' e quasi quasi delude.
MEMORABILE: "Kvesto ezzere oltraccio! Hitler non dizeva così!"
Brooks non è riuscito, nella realtà, in ciò che gli è riuscito nel film: produrre volutamente un brutto spettacolo che, inspiegabilmente, si trasforma in un grande successo. Ciò che non funziona è proprio il soggetto: appena viene ordito il piano si sa già come andrà a finire e questo toglie già una bella fetta di interesse. A poco valgono le buone caratterizzazioni, che rimangono fini a se stesse non riuscendo a divertire nemmeno un po'; bisogna aspettare la segretaria automatica per soddisfare almeno la vista. Brooks avrà modo di rifarsi.
Folgorante esordio di Mel Brooks con una commedia molto divertente, dal chiaro impianto teatrale e con una sceneggiatura con picchi demenziali fantastici. Ritmo spedito, battute a raffica e una satira di fondo su Broadway arguta e non disprezzabile. Grandissimi gli attori, con Mostel semplicemente fantastico e Wilder a fargli da degna spalla. Ma anche Mars e Shawn si fanno notare. Buona anche la canzone dell'assurdo musical "Springtime for Hitler". Un cult.
Farsa esilarante, sorretta da brillanti caratteristi (Shawn fricchettone, Mars drag queen) e da una coppia protagonista che raggiunge vertici di comicità mai più raggiunti da Brooks (a parte, forse, il Frankenstein). L'incontro fra Mostel e Wilder regala un quarto d'ora memorabile: l'istrionismo del primo, abile a trasmutare da toni insinuanti e melliflui sino al piagnisteo o all'indurimento burbero, si sposa meravigliosamente con l'isterismo puerile del secondo in un continuo e vorticoso rimando di registri interpretativi. Uno spasso.
L'esordiente Mel Brooks fa subito il botto con questa commedia di stampo "teatrale" dove, per la prima volta, si trova a collaborare con quello che diventerà il suo attore feticcio, Gene Wilder. Seppur si tratti di una storia che non cerca il facile effetto comico, è il cast a fare la differenza, in particolar modo i due protagonisti, che vivacizzano i brillanti dialoghi grazie alla loro verve. Oscar per la sceneggiatura.
Produttore teatrale seduce delle vecchiette per farsi finanziare gli spettacoli. Partenza divertente con i vari siparietti e le arzille signore, prosieguo teatrale con l’entrata di Wilder. Brooks inscena una presa in giro degli spettacoli di Broadway mettendo in campo nientemeno che Hitler e il nazismo. Tra la scelta del regista, dell’attore e dello spettacolo in sé, il film è spassoso e conclude senza sorprese. Confezione che poteva essere curata di più nei piccoli interni.
MEMORABILE: “Gattoparda”; Il copione su Hitler; La segretaria automatica; I provini per il ruolo da protagonista; La canzone di Laurence Sans Dubois.
Un esordio brillante subito a segno. I due mattatori ottimamente assortiti, Mostel e Wilder, attraversano tutta una serie di situazioni ad alto tasso di risata e con i giusti tempi. Qualche pausa qua e là (al bar del teatro...) e qualche sequenza macchiettistica (il primo incontro col regista), ma dal resto si possono vivere momenti e personaggi notevoli: dalle vecchiette del titolo italiano al nostalgico nazista, da Ulla la segretaria automatica alle prove nel teatro, fino alla prima con connessi sviluppi. E un paio di pezzi musicali che nella loro eccentricità stanno benissimo.
Mediocre produttore teatrale in combutta con un ragioniere del fisco progetta di arricchirsi puntando sul fallimento economico di uno spettacolo. Commedia di grande forza satirica che deve il suo successo a una galleria di personaggi tutti azzeccati e interpretati da attori impeccabili. Un gradino sotto gli altri (soltanto uno) Wilder alle sue prime interpretazioni: gli capita più di una volta di non riuscire a nascondere il sorriso nei duetti con Mostel. Oscar per la sceneggiatura a Mel Brooks al suo primo film. L'unica cosa a brillare per stupidità è il titolo italiano.
MEMORABILE: "Una canzone d'amore e di odio...".
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MusicheColumbo • 23/03/11 14:19 Pulizia ai piani - 1097 interventi
La voce della canzone "Springtime for Hitler" è di Brooks stesso.