Danimarca, inizio secolo: due famiglie religiosissime, ma con visioni diverse e varie difficoltà (in una delle due un giovane esaurito dagli studi teologici che crede d'essere Gesù). Raggelato, rigorosissimo kammerspiel dell'ascetico Dreyer, con un bellissimo finale mistico aperto alla speranza dopo due ore di cupezze scandinave. Ideale clou di un ciclo "NonsoloBergman" e potenziale bersaglio di sberleffi para-fantozziani, in realtà è un cinema che richiede sforzi notevoli ma che li sa anche ripagare con gli interessi.
Tre fratelli: uno si crede Cristo, uno vuol sposare una ragazza di un'altra confessione, uno è ateo e vede morire la moglie incinta. Più che un film è una parabola evangelica che ruota attorno a due concetti: la fede e la vita. Dio è presente ovunque e si manifesta nella semplicità di un gruppo di contadini attraversato dalla complessità della riflessione esistenziale e dai dubbi dell'uomo moderno, tuttavia pacificati nel trionfo religioso. Dreyer realizza un'opera ispirata che tocca il cuore anche dei non credenti, con un finale da brivido.
Non saprei immaginare nulla di più adatto a un cineforum fantozziano (c'è pure un brano parlato in danese con sottotitoli). Dreyer non gira fotogrammi, bensì li dipinge o li scolpisce. Non c'è un oggetto fuori posto e quelli che ci sono non "urlano", ma ben accompagnano (si pensi, davanti alla porta dietro la quale s'aggira la Morte, l'enigmatica scacchiera da una parte e l'inflessibile pendolo dall'altra). Le apparizioni di Johannes (doppiato magnificamente) dànno i brividi. Ultimo quarto d'ora di rara perfezione. Alte religiosità e fiducia nell’uomo.
Difficile digerire Carl Theodor Dreyer, considerato uno dei maggiori cineasti del mondo. Questo suo Ordet, pur trattando temi importanti quali le religioni e la fede, lo fa con punti di vista molto umani, dove la carnalità (la vita terrena, appunto, vista, alla fine, più importante della ben più lunga vita spirituale dell'aldilà, ovverosia la vita vera, secondo molte religioni) sembra avere il sopravvento su tutto.
Opera estrema, di una densità religiosa quasi palpabile, informata da Dreyer in una sobrietà visuale prossima all'ascetismo capace di sublimare lo spazio e il tempo. È proprio nel rigore e nel dogmatismo kierkegaardiani che il regista esprime autentico fervore e incandescenza emotiva, fino al meraviglioso finale dove la Grazia trova compimento nell'insopprimibile carnalità di un abbraccio. La parola, declinata nelle manifestazioni del credo, amplifica gli eventi alla dimensione coscienziale liberando un doloroso, illuminato dialogo con il divino. Karamazoviana la definizione dei tre fratelli.
La parola (di Dio) e la fede religiosa sono i temi fondamentali di un film di rara bellezza in cui il regista danese affronta questioni di enorme complessità con la semplicità che gli è propria (e che è solo dei grandissimi). Scarno è anche lo stile, con immagini spoglie e “dipinte” in cui nulla è fuori posto. Gli ultimi minuti mettono i brividi e lasciano senza fiato, confermando che il cinema di Dreyer è uno dei più intensi che esistano nella storia a livello mondiale. Capolavoro.
In un villaggio danese tre fratelli vivono la religione in modo diverso. Il plot racconta il mistero della parola del Signore e Dreyer propone un ritmo cadenzato per dare importanza a ogni scena. L'uso delle luci rende gli ambienti austeri in un'indeterminatezza temporale, per trascendere i momenti terreni e sottolineare i dialoghi. I movimenti lenti catturano l'attenzione, nonostante l'argomento sacro sia ostico alla visione. L'ultima parte inchioda letteralmente allo schermo. Anche i pochi momenti all'esterno sono ricercati, come inquadrature.
MEMORABILE: Il parto; La richiesta di un segno del Signore e suona il telefono; Le mani che si aprono.
Carl Theodor Dreyer HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Johannes de Silentio è lo pseudonimo con cui Kierkegaard diede alle stampe il suo "Timore e Tremore". Nel film di Dreyer, Johannes è proprio il nome del fratello che leggendo i testi del filosofo danese sembra smarrire il senno...