Secondo nuovo capitolo della saga, rispetto al primo film dove il giovane Kyoichi è più marginale. Qui diventa sempre più protagonista partendo da una vicenda di incubi che perseguitano 3 ragazze. Un viaggio psichedelico attraverso morbose e compulsive paure che affliggono i protagonisti come un virus letale e trascendono in vere scene psicotiche. L'autore riesce a creare un incessante tensione nervosa che lascia in apnea per tutto il film. Originale e denso di significato, fa riflettere.
Tsuka dirige il subconscio in collera, manda il sistema simpatico a scazzoni, fa dell'elettrologia una categoria cinematografica dello spirito (e dello spirito di Pan è invasato il suo cinema), fa convergere i demoni dell'impero della mente con quelli del gran reame del reale. Solo lui può permettersi di risignificare e risognificare grudgianesadakerie senza scadere nel risaputo e spavaldo lo fa: con consumata maestria registica, profondo senso dell'unheimlich e risultati da far battere i denti e cambiare le mutande anche ai più navigati.
Meno spettacolare del primo capitolo e più centrato sul detective dell'incubo, di cui ci viene illustrata la storia (ovviamente a ritroso secondo la sensibilità orientale). Mi ha convinto meno del primo: troppi flashback, spesso di difficile decrittazione (ok, è cinema orientale ma...), qualche richiamo di troppo a cinema giapponese già visto. Ciò nulla toglie all'incredibile spirito visionario del Maestro nipponico, vero filmatore di sogni ed angosce, che come pochi cerca di scandagliare le profondità dell'inconscio... Regia perfetta.
MEMORABILE: Kyoshi "fuoriesce" (nel sogno) da una delle ragazze.
Il mondo fa paura, dolcezza, quindi coraggio: non hai niente di cui aver paura... Nel desolante scenario dell'horror post-Ring, Tsukamoto batte il ferro finché è caldo: trova soluzioni inedite (la lunghissima sequenza dell'ascensore che disattende inesorabile le aspettative del pubblico, è un bel pezzo di cinema), più spesso rianima clichè stantii (il sogno della madre) in uno stile edotto e visionario. Ma ritmicamente il film è narcolettico, e del nightmare detective Kagemuna, dei suoi traumi infantili e di quanto sia doloroso "leggere" nelle menti, non frega più niente a nessuno.
MEMORABILE: La fuoriuscita di Kagemuna dal corpo di una dormiente; l'oscuro varco onirico che si dischiude nel dirupo; la sequenza dell'ascensore.
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DiscussioneZender • 25/08/10 11:46 Capo scrivano - 49120 interventi
Non è che è sbagliata, semplicemente non c'era, quella a fianco non è certo una locandina, è solo l'indicazione del genere. La locandina appare solo quando appare il commento (che non è ancora apparso). Se non la vedi quando compare il commento preoccupati, altrimenti no.
Ma no, a me Tsukamoto piace... ok, niente per cui perdere la testa, eh.... E' che sti Nightmare detective mi hanno convinto uno meno dell'altro... Effetto narcolettico assicurato, malgrado alcune soluzioni di regia siano notevolissime. Paura però (se proprio dobbiamo...) più il primo che il secondo.
È una vecchia storia, raccontata mille volte. Il mio marchio di fabbrica degno del racconto zenderiano di tenebre. Un mio amico mi ha consigliato haze è l'ho googlato ed uno dei primi risultati era il davinotti. Spulciando sul sito ho visto che c'erano in database una marea di film trash. Da quel momento è stato amore a prima vista