Mio figlio - Miniserie TV (2005)

Mio figlio (miniserie tv)
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MMJ Davinotti jr
Durata: 2 episodi
Anno: 2005
Genere: fiction (colore)
Note: Ha un sequel: "Io e mio figlio - Nuove storie per il commissario Vivaldi" (2010). Trasmesso il 9 e 10 gennaio 2005 su Raiuno. 

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per la regia di Luciano Odorisio una miniserie in due puntate di un'ora e mezza ciascuna che vede Lando Buzzanca nei panni di un integerrimo commissario di polizia nelle insolita cornice di Trieste. Gli capita di investigare sulla morte di una giovane ragazza avvenuta durante un party in spiaggia al quale ha partecipato anche suo figlio Stefano; dapprima questi cercherà in ogni modo di nascondere le tracce che porterebbero suo padre a capire chi c'era a quella festa, poi le cose si complicheranno. Anche perché Stefano, che lavora come agente insieme al padre, pare nascondere più di un segreto. Lo schema è quello classico della fiction, che tende ad abbandonare la...Leggi tutto vicenda apparentemente centrale (in questo caso l'omicidio) per concentrarsi sui rapporti umani, sul carattere dei protagonisti. Come però purtroppo quasi sempre accade, intorno alla star (in questo caso Buzzanca), sulla cui professionalità non si discute, ruota un cast non all'altezza. E così, al di là del buon Luigi Maria Burruano (è l’ex collega che vive in una barca e dal quale Buzzanca spesso si reca in cerca di conforto e consigli), è difficile trovare qualcuno in grado di infondere la giusta intensità alla storia. Storia che poi, considerato tutto, non sarebbe nemmeno male se non volesse esagerare tra ex mogli, nuove amanti, tentativi di riavvicinamento solo abbozzati. Per fortuna Buzzanca regala al suo commissario quell’umanità e quella bonarietà tutte italiane che danno un senso al film e in fondo anche la (vaga) descrizione dell'ambiente gay giovanile non è da buttare. Scadente invece il suono in presa diretta.

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Il Gobbo 31/12/07 13:40 - 3015 commenti

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Colto egli pure (ahilui e ahinoi) dalla sindrome di accreditamento-sdoganamento presso gli intelligenti, Buzzanca fornisce in questa fiction una solida prova d'attore, ma come classica vox clamans in deserto: trama e cast di contorno fanno pena (escluso, si capisce, il buon Burruano - a proposito, ma che è ancora dentro?), e ci tocca anche il pistolotto buonista. Nulla di male, per carità, anzi (tanto più che almeno è evitato il sociologismo deteriore) tranne appunto il fatto che Buzzanca ne sentisse 'sto gran bisogno - perchè?

Ciavazzaro 22/12/08 15:06 - 4768 commenti

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Produzione televisiva poco interessante. Lando Buzzanca protagonista assoluto, anche se si impegna molto poco e comunque meno del solito. Regia totalmente anonima, Caterina Vertova quasi assente. Sottoprodotto televisivo da dimenticare, senza ombra di dubbio.

Lucius 17/11/11 19:23 - 3015 commenti

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Uno strano delitto apre la vicenda: una ragazza viene trovata assassinata vicino al mare, vestita da uomo; partono le indagini. La regia è quella che è, la fotografia latita, ma le indagini si intrecciano con una trama che appassiona. Si potevano evitare alcune cadute di tono da caserma, ma nel complesso, grazie anche agli attori protagonisti (sugli altri sorvolo), il prodotto risulta dignitoso. Trieste fa da cornice ad un prodotto di rottura, che sdogana l'omosessualità maschile in prima serata. Chi ha ucciso la ragazza? E perché?

Galbo 19/08/09 17:49 - 12380 commenti

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Produzione televisiva servita a "sdoganare" l'attore Lando Buzzanca che fornisce effettivamente una buona prova recitativa che serve a rimpiangere il mancato o limitato uso che il cinema e la televisione italiana ne hanno fatto in questi anni. Purtroppo il resto della fiction appare di qualità assai limitata con una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e un livello del cast (eccettuato appunto il protagonista) parecchio mediocre.

Pigro 18/08/09 08:40 - 9635 commenti

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La storia non sarebbe malaccio: confronto tra padre e figlio, entrambi poliziotti, compromesso dal segreto dell'omosessualità del ragazzo. C'è poi un Buzzanca solido e carismatico, che in casi come questi fa rimpiangere di essere così poco sfruttato dal buon cinema. Ma tutto il resto rientra nella solita melassa della fiction italiana, dalla sceneggiatura ai dialoghi, dal livello attorale complessivo alla qualità visiva. Colpisce positivamente l'ambientazione triestina (probabilmente scelta per ragioni economiche, ma comunque inusuale).

Markus 14/09/11 13:41 - 3682 commenti

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Per accorgersi che Buzzanca è un bravo attore ci voleva la fiction anni Duemila? Evidentemente (per chi l’ha escluso dal cinema per decenni) sì; peccato perché penso che sia un attore che avrebbe potuto dare molto anche dopo il suo boom dei primi Anni '70. Sceneggiato - alquanto mieloso - in due puntate, ma infarcite di alcuni momenti d'azione che spezzano la monotonia di un tema già di per sé molto sfruttato (pur se sempre efficace): l'omosessualità. Esterni a Trieste.

Furetto60 15/05/13 08:03 - 1193 commenti

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Di questa miniserie mi è piaciuta l’ambientazione: un gioiellino il centro di Trieste, mentre l’indiscutibile mestiere di Buzzanca è svilito da una trama troppo incentrata sull’omosessualità del figlio, stucchevole nello sforzo di voler sdoganare una sessualità diversa sottraendo tempo e energie all’intreccio investigativo, invero più che labile. Latita anche l’azione, dato che il commissario è troppo anziano e il figlio si muove in punta di piedi. Scarso.
MEMORABILE: Il naso di Buzzanca, che pare perforare lo schermo.

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  • Homevideo Lucius • 17/11/11 19:24
    Scrivano - 9063 interventi
    Distribuito in dvd, fuori catalogo e senza speranza che venga rieditato, dalla 01 Distribution.
    Ultima modifica: 18/11/11 18:59 da Lucius
  • Curiosità Lucius • 17/11/11 19:30
    Scrivano - 9063 interventi
    Molti i riferimenti al cinema queer:
    nella stanza del presunto testimone il manifesto di "Casablanca", in quella di Stefano, il figlio di Buzzanca, il manifesto di "The Rocky horror picture show" e in quella della vittima, il manifesto di "Priscilla, la regina del deserto" oltre ad una gigantografia di Keanu Reeves.