Mani lorde - Film (1949)

Agente fiscale federale è a capo di un piccolo team che cerca d'inchiodare un criminale "intoccabile". Pur trasposta sul piano temporale al dopoguerra e restando il gangster "innominato", la vicenda fa trasparente riferimento a Capone. Un robusto noir condotto da Lewis in bello stile antiretorico ma non sdegnoso di morale sentimentalismo (da applausi l'incoraggiamento a continuare le indagini della nonna italiana con nipotina traduttrice simultanea) che gli è proprio. Il convenzionale Glenn Ford è adatto al ruolo ma non entusiasma mai, Whitmore all'esordio è invece già gran presenza.

Anche se la cosa non viene esplicitata, la figura del potente boss messo nel mirino dagli agenti federali è modellata su quella di Al Capone. Di fronte a una simile premessa è inutili aspettarsi particolari soprese a livello di sceneggiatura, però Lewis, sotto l'egida di Robert Rossen, dirige con la padronanza di chi il genere lo conosce bene (suo lo splendido La sanguinaria), non si perde in fronzoli (80 minuti di durata) e imprime un ritmo sostenuto. La Foch e l'esordiente Whitmore sono i migliori di un cast che ha in Glenn Ford un protagonista corretto ma senza acuti.

Nonostante l'azione sia stata spostata di una ventina di anni in avanti, la genericità della città in cui è ambientata la vicenda e il fatto che non venga mai nominato il nome del capo dell'organizzazione criminale contro cui si batte un gruppo di agenti federali, è palese che il film racconta il modo con cui è stato incastrato Al Capone nella Chicago degli anni Trenta: opera minore, diretta però con mano sicura, che anticipa di alcuni anni Gli intoccabili in tv. Convincente Ford poliziotto ma il personaggio più interessante è quello dell'avvocato corrotto interpretato di Kelly.