Lunana - Il villaggio alla fine del mondo - Film (2019)

Lunana - Il villaggio alla fine del mondo
Locandina Lunana  - Il villaggio alla fine del mondo - Film (2019)
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Titolo originale: Lunana: A Yak in the Classroom
Anno: 2019
Genere: drammatico (colore)

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Tutti i commenti e le recensioni di Lunana - Il villaggio alla fine del mondo

TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/03/21 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 29/03/21 18:46 - 9536 commenti

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Bhutan: giovane docente svogliato, viene inviato nella scuola più remota del paese, forse del mondo. Il malcontento e la spocchia iniziale, lasceranno il passo ad altri sentimenti. La storia è semplice e gli snodi narrativi e psicologici sono di quelli viste molte volte. Eppure il film si insinua nel cuore dello spettatore col suo messaggio conciliante e con la sua delicatezza, dolcezza, sobrietà. E ci regala un bel viaggio, intrigante ed interessante, che fa riflettere e mina le nostre convinzioni di uomini occidentali. E ci mostra una un paese ed una civiltà fuori dal tempo.

Myvincent 25/06/22 07:57 - 4002 commenti

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C’è un minuscolo villaggio sperduto fra i monti in Bhutan che desidera tanto un maestro che insegni loro come “toccare il futuro” e, dall’altra, un ragazzo scontento di lavorare per il governo perché sogna l’Australia. Il film fa incontrare queste due realtà così lontane aprendo squarci magicamente inattesi. Un’opera che sa raccontare delle problematiche di oggi e di sempre con grande poesia, senza nessuna sdolcinatezza, toccando corde che suoneranno dentro con estrema naturalezza. Indimenticabile l’interpretazione del giovane protagonista.
MEMORABILE: La leggenda attorno allo Yak, così fondamentale per la vita dei poveri pastori.

Puppigallo 7/01/25 09:34 - 5490 commenti

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Un cammino, prima arduo e poi sempre più naturale, in grado di aprire occhi e mente. Per fare ciò, il protagonista deve tornare alle origini. Lo spettatore non farà comunque fatica come lui (la scarpinata già lo mette alla prova) ad accompagnarlo in questo viaggio, dove la semplicità non è certo un elemento negativo, anzi. Girato con mano delicata, mostra un modo di vivere connesso con la terra e gli animali (i preziosi e adorati yak, che forniscono persino il combustibile). Una pellicola che non vuole svelare chissà quali verità, ma che esalta l'essere davvero parte del tutto.
MEMORABILE: La piccola capoclasse (brava e autentica), che va umilmente a svegliare il maestro; Il capovillaggio: "Tu eri uno yak"; Il dono del canto offerto.

Kinodrop 11/01/25 19:27 - 3396 commenti

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Un giovane maestro, dopo molti dubbi, accetta l'incarico di insegnare in uno sperdutissimo villaggio quasi irraggiungibile tra le montagne del Buthan e qui, nonostante la pochezza dei mezzi, rimane colpito dalla semplicità e dalla disponibilità di adulti e bambini. Una favola che idealizza all'estremo la dura realtà di quegli ambienti e di quel clima per ridursi a racconto edificante sul contrasto tra civiltà modernizzata e presunta purezza di spirito dei nativi, trattato con delicatezza. Resta tuttavia poco più che un apologo quasi adolescenziale tra paesaggi e volti che colpiscono.

Pigro 31/01/25 10:04 - 10122 commenti

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Il giovane maestro riluttante è costretto a insegnare nella scuola più isolata del mondo, sull’Himalaya. Una storia semplice e intensa al tempo stesso, quasi prevedibile nel suo dipanarsi dal rifiuto all’accoglienza e nell’opposizione tra il caos urbano e la pace rarefatta della montagna. Deliziosi i bambini, suggestivi i paesaggi, teneri tutti i personaggi per un’opera ammantata di buoni sentimenti, che nella sua ingenuità tocca e convince. Per essere un film del Bhutan ha un ritmo occidentale che non guasta. Apprezzabile.

Giùan 2/02/25 16:00 - 4946 commenti

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Siamo poco dalle parti del "neorealismo magico" di Un mondo a parte, anche se la linearità narrativa e certa incoercibile naïveté (certo qui più congruente) pare esser l'unica cifra stilistica nel momento, in cui si racconta il bisogno e il desiderio di conoscenza in contesti "ultimi", definitivamente impervi. Naturalmente empatici e trascinanti nella loro immediatezza, comunque, risultano i volti sferzati dagli elementi naturali dei protagonisti piccoli e grandi del film, come un po' forzato ma plausibile è la velleità del sogno australiano di Ugyen.

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