L'amore di Daniela (Annarita Grapputo) verso il padre (Giorgio Ardisson) non è solo affettuoso, motivo per cui la perversa fanciulla spinge la madre ad instaurare un rapporto extraconiugale con un amante che ha fama d'esser piuttosto vigoroso (da cui il titolo). I genitori, però, dopo varie esperienze si riavvicinano e la figlia deciderà di compiere un gesto folle ed insensato che si conclude con l'avvento della "triste mietitrice". Incesto, follia, delirio: questi i temi alla base di una pellicola erotica solo parzialmente, nata da un'idea di Piero Regnoli.
Per quasi un'ora sembra ispirarsi ad altri due bellissimi film di Alfaro e Di Leo, visto che s'impernia sul risveglio sensuale e spirituale della Lassander prima (mai così nuda e così bella) e di Ardisson poi (il suo voyeurismo non è un peccatuccio frivolo, ma un liberarsi da idee fisse e deleterie). In seguito il regista, con merito, lo fa evolvere tragicamente. Eh sì, perché il tutto avviene in conseguenza di un calcolo sbagliato per una presunzione adolescenziale, ma il vero motivo che scatena il peggio sparisce, è ingerito dal resto del film... che fa sognare!
Già l'idea di uno stallone non tutto muscoli, ma con qualche dote nascosta, di per sé rende il personaggio non stereotipato. Il titolo lascerebbe pensare a un filmetto erotico da quattro soldi, ma Longo cura molto bene dialoghi e situazioni, per non parlare delle location: un litorale bello come pochi e degli scorci di Roma a dir poco suggestivi. Il tutto condito con malizia, bramosia dei sensi e desideri sessuali indomiti. Morboso, carnale, con un finale inaspettato e disseminato da perle di erotismo.
Lo "stallone" del titolo, che potrebbe far pensare a una commedia scollacciata (comunque la sceneggiatura è anche di Regnoli), è l'elemento destabilizzante della famiglia borghese (ricorda vagamente Teorema) rompendone gli equilibri già non molto stabili. Splendide la Lassander e la Grapputo, entrambe concupite da un Macchia sornione. Ben reso il particolare rapporto tra i genitori della protagonista, mentre lasciano il tempo che trovano le incursioni dei compagni di scuola della Grapputo. Discreta sorpresa.
MEMORABILE: Le acrobazie sulla moto di Macchia.
Tiziano Longo HA DIRETTO ANCHE...
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1) Il quadro dell'ultima scena o corrisponde o assomiglia in modo perfetto a quello che David Hemmings vede allo specchio in Profondo Rosso.
Hai ragione. E' proprio quello. Visto ieri sera su STRACULT e confermato da Stefano Raffaele.
CuriositàZender • 31/07/14 15:05 Capo scrivano - 47807 interventi
Come diceva Fauno ancora tre anni fa, il quadro dell'ultima scena è lo stesso che David Hemmings vede allo specchio in Profondo Rosso. Ecco i fotogrammi presi da Caesars da Stracult 2014:
DiscussioneFauno • 31/07/14 16:20 Contratto a progetto - 2743 interventi
Infatti non avevo dubbi. Grazie comunque. E il finale di questo film di Longo è molto in tema col quadro. FAUNO.
Icaroblu ebbe a dire: Propio ieri sera hanno fatto vedere a stracult. Gianni Macchia pazzesco tipo stranissimo. Completamente diverso dagli anni 70. SIMPATICISSIMO.
Fauno quali sono i due film di Alfaro e Di Leo, citati nel commento? Mi hai incuriosito. Lucius.
DiscussioneFauno • 30/06/15 09:43 Contratto a progetto - 2743 interventi
Di Alfaro il film Guardami nuda, che per me è un capolavoro di quelli più imperdibili, mentre del grande Ferdinando direi Brucia, ragazzo, brucia, che come contenuti e rivoluzioni culturali è quasi più violento e trasgressivo dei suoi migliori poliziotteschi...Un fenomeno di regista, Di Leo...ed è dovuto diventar famoso Tarantino per ricordarcelo. FAUNO.