Piccolo ma importante noir in cui ad interessare non è tanto l'intreccio del plot, abbastanza scontato ed usuale (ma bisogna tenere conto che siamo all'inizio dei '40) quanto piuttosto la buona tecnica registica di Ingster, la splendida fotografia di Musuraca e la notevole prova attoriale di Peter Lorre. Notevole spazio agli inserti onirici ed ai flash-back che risultano riusciti e funzionali al narrato.
Un giornalista testimonia in un caso d'omicidio e fa condannare l'imputato, poi i ruoli si capovolgono. Curioso film diretto da un carneade, che gli storici ritengono opera collettiva della "macchina da guerra" produttiva della RKO e del suo mitico direttore della fotografia Nicholas Musuraca. In anticipo sui tempi, propone alcuni temi (soprattutto visivi) che diverranno classici, come la commistione tra sogno e realtà, l'uso del contrasto e delle ombre, le angolazioni di ripresa inusuali che venivano dal cinema tedesco di vent'anni prima.
Film seminale per l'estetica di tutto un genere. Grande lavoro di Musuraca e degli scenografi Polglase e D'Agostino, che si scatenano soprattutto nella scena dell'incubo (ma l'intera vicenda si svolge in un'atmosfera allucinatoria e febbrile, che fa perdonare anche uno scioglimento un po' accomodato): mai come qui il cinema espressionista tedesco è stato, per il noir, non solo un'influenza ma un preciso canone di riferimento. Grande Lorre.
Si svolge tutto velocemente in questo noir prematrimoniale. Il film stesso dura poco più di un'ora. Un processo con giudice distratto, giuria sonnecchiosa, mancanza di prove, ma si manda a morte senza esitazione. Poi tocca al giornalista testimone, che sta per commettere gli stessi errori del primo imputato. Meno male che c'è una ragazza intelligente che da una mano a tutti e riesce a tenere anche il posto per la colazione al futuro marito. Gli occhi di Peter Lorre e di Elisha Cook jr. assieme ad una fotografia doc, tengono su tutta la baracca.
Fa parte di quei film che a partire da M. hanno contribuito a informare e diffondere l'immagine di Peter Lorre quale icona del Male, psicopatico renitente o disadattato sociale. Qui mutua movenze e pose che furono del film di Lang ma, nonostante la marginalità del personaggio, i silenzi e le luci contrastate di Musuraca gli conferiscono un alone malefico persino maggiore. L'opera - registicamente insignificante e narrativamente piuttosto elementare - ha un buon ritmo, e si segnala per quel taglio espressionista - con un rigoglio nella scena dell'incubo - che connoterà buona parte del noir americano.
Uno strano B-movie, dalla durata stringatissima, con cappello iniziale e finale quasi da commedia, trama da giallo antigiustizialista (un timore per la pena capitale che ritroveremo in quel piccolo capolavoro di La morte viene da Scotland Yard) che poi diventa una stralunata riflessione sul senso di colpa e sul destino, per poi tornare verso il giallo in un folle pre-finale al di là di ogni logica narrativa e forse memorabile proprio in virtù di ciò, con un Lorre ben più inquietante e difforme che in casi molto più noti. **! con molta bontà.
Con la sua testimonianza, un giornalista fa condannare per omicidio un uomo che si professa innocente. Pochi giorni dopo, si ritrova nella stessa condizione: accusato a torto di un delitto senza che nessuno creda in lui, tranne la fidanzata... Piccolo film che arriva a stento alla durata di un'ora, piuttosto scontato per quanto riguarda la trama, reso però interessante dagli effetti espressionisti della fotografia, evidenti nelle belle sequenze oniriche, e dalla presenza di Peter Lorre, al quale basta un fuggevole sguardo per far intravedere un abisso di sofferenza e follia.
MEMORABILE: I giochi di luci ed ombre negli incubi del protagonista; La passeggiata per le strade deserte nel finale
Prototipo e caposaldo del thriller/noir con venature espressioniste, parecchio sintetico (della durata di un'ora) e ricco di trovate visive, senza alcun ricorso a qui inutili effetti speciali. Si segue tutto d'un fiato grazie alle continue riflessioni del protagonista, un giornalista che passa dal ruolo di testimone d'omicidio a colpevole (solo nella sua coscienza) di un ulteriore delitto. Riflessioni non banali sulla giustizia, un grande Peter Lorre devastato dagli effetti di un ricovero per malati mentali e tanta originalità. Bellissimo!
MEMORABILE: Il sogno del processo con la giuria addormentata ma pronta ad accusarlo al momento del giudizio...
Pellicola in cui c'è lo zampino della RKO (pochi mezzi ben usati, concisione, temi insoliti) e la fotografia è di Musuraca (mago di espressionismi in celluloide). Siamo in atmosfere che anticipano quelle che da lì a poco saranno tipiche del noir conclamato. Il film ha invenzione e fascino, Peter Lorre è sinistro come non mai, l'mbientazione nera e lo svolgimento della vicenda intrigano, tenendo incollati allo schermo. Per l'epoca in cui uscì era un B-movie, oggi è un piccolo gioiello.
C'è poco di americano e molto di europeo (Dürrenmatt, l'espressionismo) in questo giallo metafisico sulla giustizia. Niente sembra sicuro all'occhio e la verità sfugge via come il vero criminale, fra ombre e dubbi. Di rilievo la parte onirica, assai inconsueta, come tutto il lavoro sui chiaroscuri. Grande Lorre (come sbagliarsi?) nel disegnare un personaggio mellifluo, sottilmente crudele e però, in fondo, innocente poiché soverchiato da forze estranee e incontrollabili.
Sotto l'aspetto formale, sicuramente, si tratta di un film interessante, grazie a una fotografia di livello altissimo che dà vita a un'atmosfera da incubo. L'ambientazione e il protagonista, decisamente dostoevskijani, rappresentano topoi classici del genere noir. Lo sviluppo della trama e la sua risoluzione, invece, non conferiscono al film niente di più. Peter Lorre, ovviamente, è un valore aggiunto.
Ricordato perlopiù per essere stato uno dei primi esperimenti noir del cinema americano, è un piccolo film di matrice paranoica che trabocca caos narrativo, estro visionario e ritmo febbrile. Idee brillanti (l’incubo espressionista) si alternano a ingenuità superate mentre il cast, McGuire e Lorre su tutti, si dimena nella verbosità della sceneggiatura. Bellissima la fotografia di Musuraca. Curioso.
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Ne ho sempre sentito parlare bene di questo film e quasi sicuramente lo prenderò.
Finora mi pare che la Sinister abbia sempre sfornato dei prodotti dignitosi.Speriamo che continui.
Secondo Renato Venturelli (L'età del noir - Ombre, incubi e delitti nel cinema americano 1940-60, Einaudi) il film sarebbe da ascrivere non tanto al regista, che ebbe poca fortuna e continuò la sua carriera nel settore dei telefilm, quanto alla macchina produttiva della RKO, che allineava tecnici di prim'ordine in tutte le specialità. In particolare, il vero "regista" del film sarebbe il mitico direttore della fotografia e operatore Nicholas Musuraca.
Purtroppo l'audio italiano risulta disturbato in più punti e poco chiaro.
L'immagine in movimento di alcune sequenze appare leggermente a scatti e il video in generale risulta piuttosto scuro.
Riguardo a questi problemi, riporto la risposta avuta direttamente dalla Sinister Film:
"Le ricerche per reperire i migliori materiali di questo titolo sono state molto difficoltose. Iniziate 2 anni fa, si sono concluse a ridosso dell'uscita programmata. Siamo a conoscenza degli artefatti presenti, purtroppo ineliminabili, ma il titolo è certamente tra i più rari che abbiamo pubblicato. Un film della RKO di cui sono andati persi i negativi, come molti degli altri RKO, e di cui si sono perse le tracce per decenni.
Speriamo che questo non sia un ostacolo all'acquisto, considerato il fatto che molto difficilmente potremo venire in possesso di un master migliore. Le nostre ricerche proseguiranno e, qualora fosse possibile, ripubblicheremo il titolo con un master aggiornato".
Inspiegabile invece la sottotitolazione in inglese della featurette.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: MAD LOVE (1935) + STRANGER ON THE THIRD FLOOR (1940) - (2 Film su un unico Dvd). Lingue: Italiano Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Trailers DNA Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.