Tardona con amante fascinoso ma infedele sembra cedere al corteggiamento di un giovanotto... Classico filmone da domenica pomeriggio (di un tempo), tratto da un romanzo all'epoca fortunato di Françoise Sagan, un drammone sentimentale da visionare con partner femminile e scorta di fazzoletti a portata di mano. Regia un po' greve, cast solido, con riserva: Perkins (all'epoca già avvistato al Bates motel) nei panni del giovane seduttore decisamente poco credibile (soprattutto se il rivale è Yves Montand!).
Lacrimogeno
Un bel filmone commovente, ideale per lunghi pomeriggi invernali. Ha i suoi difetti, è un po' melodrammatico per il gusto di oggi e probabilmente anche la storia della bella signora trascurata dall'amante infedele, che per un attimo si illude di poter trovare la felicità con un giovane musicofilo, entusiasta e perdutamente innamorato di lei, oggi sembra datata. Ma gli attori sono perfetti, la musica è splendida, il bianco e nero rende tutto ancora più romantico. E alla fine ci si scopre a fare il tifo per un amore, all'epoca, impossibile.
Triangolo sentimentale tra affascinante quarantenne, amante infedele e giovane innamorato. Insieme danno vita ad un classico melodramma in cui si calca un po' troppo il pedale lacrimevole che diventa decisamente sdolcinato. La sceneggiatura procede incerta tra i vari momenti e solo la grande professionalità degli attori (specie Montand e la Bergman, mentre Perkins appare poco convincente) salva il film dal ridicolo involontario e dal naufragio totale.
Vidi questo film quando uscì in prima visione, come si diceva allora, ma ero troppo giovane per apprezzarne le sfumature sentimentali, ma mi rimase impressa la stupenda Triumph TR3 A e pensai come fosse possibile che un fico ricco elegante con quella spider potesse perdersi dietro a una "tardona", mentre l'altro, adatto alla tardona, passava felici week end con splendide fanciulle. Visto oggi mi sembra totalmente esagerato, perennemente sopra le righe e molto maschilista, sebbene tratto da un romanzo della Sagan. Rimane un bel b/n di Parigi.
Storia d'amore "May-December", come dicono gli americani, primavera incontra autunno, storia d'amore incompiuta tra l'attempata Paula e il giovane Philip. Compiutissime, invece, tutte le altre storielle, sempre May-December, tra il marito di Paula e varie fanciulle. Per risultare toccante, una rinuncia all'amore deve essere eroica. Ma dov'è l'eroismo nel lasciare uno come Philip? Come strappalacrime, non coglie il bersaglio, e dà l'impressione di un film nato già, ai suoi tempi, vecchio.
Un film drammatico, a parere di chi scrive, molto più ragionato di quanto forse in realtà volessero gli stessi sceneggiatori. Una bellissima fotografia per una regia non troppo vivace ma che gode dei suoi bei momenti, grazie soprattutto alla Bergman completamente adatta al suo ruolo. Una storia amara, che si segue bene dall'inizio alla fine ancora oggi, che fa scoprire molti semi di ragionamento (quello sulle libertà sessuali e sul matrimonio, soprattutto) che, nel '61, ancora non erano sbocciati ma che sarebbero esplosi di lì a poco. Bel finale.
Matura arredatrice, fidanzata da tempo con un uomo che la trascura e la tradisce, subisce una corte spietata da parte di un uomo molto più giovane di lei, figlio di una sua ricca cliente.. Dramma sentimentale che, pur potendo contare su due interpreti di gran classe (meno convince Perkins fresco di Psyco), non riesce a coinvolgere per la conformistica etichettatura di "impossibile" per un amore che, a sessi ribaltati, non scandalizzerebbe proprio nessuno. Da salvare l'epilogo, venato di malinconia, in cui si intuisce la consapevolezza della protagonista circa il suo futuro.
Classica vicenda d'amore travagliato a causa delle differenze di età (tema forse un po' anacronistico oggi, ma i pregiudizi sono duri a morire). Ottima prova della splendida Bergman, divisa fra una frustrante relazione col menzognero Montand e una dolce ma insincera storia con Perkins (il cui personaggio, attaccato com'è alla madre, sembra il volto positivo di Norman Bates). A fare da sfondo agli eventi una bellissima Parigi primi anni '60, romantica e malinconica al contempo. Un film forse un po' troppo lungo per quanto ha da dire, ma assai scorrevole. Finale saganiano perfetto.
MEMORABILE: Perkins ubriaco; Le incantevoli "Maisie" di Montand; La cantante di colore intrattiene Perkins; La Bergman e Montand si rivedono durante un ballo.
Certe pellicole dovrebbero obbligatoriamente aprirsi con delle avvertenze, come i medicinali: "Porsi alla visione solo dopo un bel sonno", poiché il rischio concreto è quello di assopirsi. Scontato, ripetitivo, inutilmente prolisso, annacquato da dialoghi insulsi; se poi si aggiunge il femmineo Perkins nella parte dell'irresistibile seduttore di donne mature, la frittata è completa. Sicuramente è stato scelto per la sua rinomata competenza edipica, ma se la "mamma" è la stupenda Ingrid Bergman, certi "complessi" vengono spontanei a tutti, non c'è bisogno di scomodare Perkins.
MEMORABILE: Lei che fa partire i tergicristalli credendo che piova, e invece sono le lacrime nei suoi occhi.
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