Altro che leggenda e mito, cavalieri eroi e Santo Graal... Un medioevo ripreso con rigore formale, crudo e privato di gesta gloriose sostituite da missioni fallimentari; reso nel dramma umano di un amore adultero impossibile, tra passione e ricerca sconfinata in Dio. Lo stile di Bresson, freddo e minimalista, non viene certo a mancare neanche stavolta ed insomma è l'esatto contrario dell'Excalibur di Boorman. Però, se lo reggete, siete (quasi) pronti per il Perceval di Rohmer.
Dura appena 80 minuti il film di Bresson, ma il finale arriva tardivo e salvifico... Un'impresa autoriale così sobria e rigorosa che a confronto il film di Boorman sembra un'orgiastica psichedelìa di colore e sangue. L'azione è narrata senza azione, l'amore senza amore: l'esercizio ascetico è centrato e radicale ma con esso svapora anche il piacere puro e semplice della visione. Con i suoi personaggi asserviti a un codice morale avulso, il ciclo bretone ne esce smitizzato e con diverse ossa rotte: ma cui prodest? Spossante.
Lento e noioso. Bresson rinuncia in toto a qualunque aspetto commerciale e ci regala una visione dei Cavalieri della Tavola Rotonda assai lontana dal "mito". I protagonisti sono spesso inquadrati dalla vita in giù, oppure con le visiere abbassate, in modo tale che risulti difficile distinguerli uno dall'altro. Gli attori più che recitare le battute sembrano leggerle con tono freddo e distaccato, allo scopo di rendere l'atmosfera impersonale e senza vita. Un film d'autore, ma com'è duro arrivare fino in fondo...
L'inizio (prima dei titoli) e la fine sono di bellezza straordinaria. Ardua la cospicua parte centrale il cui significato precipuo è, a mio avviso, ribadito dall'ultima parola del film ("Ginevra..."). L'amore rovina l'uomo (gli uomini), perché il rapporto Uomo-Donna ha sensibilità diverse e inconciliabili. Il film è segnato da lievi clangori di armature scure ma rilucenti (impossibile pensare che De Santis non avesse presente "La cattura di Cristo" del Caravaggio), rumore di zoccoli, meravigliosi cavalli. Medioevo "annus horribilis", come il presente...
Decimati, feriti nel corpo e nello spirito, i cavalieri di Artù non hanno trovato il Santo Graal ed anzi, nella vana ricerca, hanno smarrito la grazia di Dio. L'ascetico B. spoglia la saga della Tavola Rotonda di ogni elemento spettacolare a cui è tradizionalmente legata la sua rappresentazione: gli scontri si svolgono fra uomini resi indistinguibili dai cimieri celanti i volti, e il canglore costante delle armature acuisce l'impressione che, chiusi dentro scatole di latta, non possano sperare in alcun amore, né terreno né divino. Film impegnativo, anche ostico, ma assai personale, unico.
MEMORABILE: L'esordio brutale, prima dei titoli di testa; l'epilogo, con le carcasse metalliche ammassate, una discarica di cavalieri
Personalissima rilettura bressoniana del mito di Re Artù. Dopo uno splendido e inatteso inizio splatter, il film procede con il classico stile spiazzante del regista francese, tra ellissi, sottorecitazione e un notevole (ma funzionale) minimalismo scenografico. Lontano anni-luce dalle convenzioni del film storico e dalle ricostruzioni di cartapesta, Bresson riesce quasi miracolosamente ad incuriosire ed emozionare con pochissimi elementi. Un film per certi versi arduo e complesso, ma che ripaga lo spettatore.
Robert Bresson HA DIRETTO ANCHE...
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Rebis ebbe a dire: C'è tutto quello che hai scritto, Daniela, nel film di Bresson, anzi, penso proprio che ne hai colto lo spirito. Il problema - per me - è stato arrivare fino alla fine. Quella di Bresson è una scelta stilistica consapevole (e pure sofferta, credo...) ma una volta devitalizzato il patos da una storia cavalleresca, non resta che osservarne - appunto - il guscio vuoto.
Lo vidi da giovincello (vhs Playtime), ricordo solo un sorprendente inizio splatteroso (davvero inaspettato), credendo, nella mia ingenuità, che fosse una specie di Excalibur (mai ingnoranza mi fù più fatale!), poi credo di essermi addormentato.
Lo poi recuperato in dvd, che forse non rivedrò nemmeno mai.
Visto che lo danno in tv, penso che lo registrerò e un giorno (forse) lo vedrò.
Sicuramente uno di quei film per cui la critica ufficiale (in special modo anni 70) non poteva far a meno che citare la parola "capolavoro", ma che mettono a dura prova lo spettatore. Ciò non toglie che poi possa anche essere bello. Credo però che sia veramente arduo vederlo tutto senza prendersi le dovute pause. Un giorno forse potrò dire la mia a ragion veduta e non su sensazioni "a pelle".
DiscussioneDaniela • 7/06/13 12:02 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Buio addormentato... che tenerezza :o)
A questo punto, re-visione obbligatoria, se non altro per controbilanciare la vostra pallo-pigrizia :oP
Daniela ebbe a dire: Buio addormentato... che tenerezza :o)
A questo punto, re-visione obbligatoria, se non altro per controbilanciare la vostra pallo-pigrizia :oP
Sì, Daniela, e credimi...Non e un bel vedere vedermi russare con la ciabatta aperta!
Per settimane ne vidi i flani su IL CORRIERE DELLA SERA. E mi dava l'impressione che non avrei potuto evitarlo per sempre. Difatti l'ho visto stanotte. Mi aspettava su TV2000, come la stalattite fantozziana attendeva il professor Zingales...
B. Legnani ebbe a dire: Per settimane ne vidi i flani su IL CORRIERE DELLA SERA. E mi dava l'impressione che non avrei potuto evitarlo per sempre. Difatti l'ho visto stanotte. Mi aspettava su TV2000, come la stalattite fantozziana attendeva il professor Zingales...
Però sei riuscito ad evitarlo per 40 anni, mica poco. Sono curioso di leggere le tue impressioni.
Caesars ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Per settimane ne vidi i flani su IL CORRIERE DELLA SERA. E mi dava l'impressione che non avrei potuto evitarlo per sempre. Difatti l'ho visto stanotte. Mi aspettava su TV2000, come la stalattite fantozziana attendeva il professor Zingales...
Però sei riuscito ad evitarlo per 40 anni, mica poco. Sono curioso di leggere le tue impressioni.
Voilà.
L'inizio (prima dei titoli) e la fine sono di bellezza straordinaria. Ardua la cospicua parte centrale il cui significato precipuo è, a mio avviso, ribadito dall'ultima parola del film ("Ginevra..."). L'amore rovina l'uomo (gli uomini), perché il rapporto Uomo-Donna ha sensibilità diverse e inconciliabili. Il film è segnato da lievi clangori di armature scure ma rilucenti (impossibile pensare che De Santis non avesse presente "La cattura di Cristo" del Caravaggio), rumore di zoccoli, meravigliosi cavalli. Medioevo "annus horribilis", come il presente...