Note: Uscito nelle sale come "La padrona è servita" dopo che la versione intitolata "La padrona" era stata bocciata in censura. The Mistress Is Served"; "The Boss Is Served"; "Die Herrenreiterin".
Il poco prolifico Lanfranchi, autore anche di un poliziesco a lungo rimasto ultrararo (Genova a mano armata), ci offre una commedia tutto sommato divertente anche se non eccezionale. Divertente il buon Maurizio Arena qui nei panni di uno spietato e cinico quanto sanguigno uomo d'affari con figlio al seguito. Notevolissimo il cast femminile dove nessuna attrice sfigura, stupenda la Berger.
MEMORABILE: Le sfuriate volgarissime di Arena-Cardona.
Un industriale romano, rozzo e parolacciaro, va ad abitare negli Anni Cinquanta col figlio in una villa della Bassa Emiliana, da condividere con una nobildonna "decaduta" e le sue parenti. Uno degli ultimi film di Arena, che offre comunque una discreta prestazione, circondato da una serie di figure femminili, su tutte una sensuale Senta Berger. Film non troppo famoso, al contrario di altri del genere nello stesso periodo, ma non disprezzabile, anche se sottolinea forse troppo alcuni stereotipi della provincia emiliana.
Non la miglior cosa di Lanfranchi, il quale smarrisce la sagace capacità di rielaborazione di altre prove in un film per lo più dozzinale e fracassone. Non che i motivi di curiosità, se non di interesse, manchino, ma il dosaggio degli ingredienti farcisce un piatto che per voler esser troppo sapido si ritrova a soffrire di scipitezza. Le caratterizzazioni non son male (il pecoreccio Cardona di Arena, la libidinosa Blanc), il gineceo nutrito, epperò pure la positiva vitalità dell'insieme trascolora davanti alla repentina gratuità dell'improbabile intreccio.
Strano e travagliato film. Ha i crediti del 1975, quando occorreva accreditare due CSC ma, bocciato in censura, esce dopo ritocchi. La copia visionata (103'), nella quale la sequenza dei fatti non è del tutto logica, presenta vistosi tagli, che fanno pensare che per l'epoca fosse spintissimo. Gli nuocciono la lunghezza, l'eccesso di alcune caratterizzazioni, un andamento non proporzionato. Manca quasi sempre il tocco elegante tipico di Lanfranchi. Berger stupenda come sempre, Zanin nel suo cliché, conturbante la Nascimben. C'è Pina Cei!
La trama, eccessivamente protratta, ripetitiva e piuttosto prevedibile, lascia molto a desiderare, ma la regia di Lanfranchi è facilitata da un valido gruppo di interpreti tutti apprezzabili: in testa il chiassoso e sboccatissimo Arena, la distinta Berger, l'introverso Zanin, l'arcigna Cei, la casereccia De Clara e l'eroticamente detonante Nascimben. Come accadeva nei primi film di Avati, cosceneggiatore riconoscibile nella forte impronta emiliana, partecipa un nome storico del teatro bolognese: qui è il turno di Bruno Lanzarini, nel ruolo del sottomesso avvocato.
MEMORABILE: Le esibizioni canore e le corse in giardino di Arena; il vedo-non vedo della Nascimben; la seduta spiritica in cui la De Clara declama Tito Livio.
Piacevole commedia ambientata negli anni 50 e imbastita sul perfetto (e spesso sfruttato) connubio amore/interessi. Una simpatica storiella diretta con mano sapiente e ben interpretata da uno stormo di attori (indiscutibilmente) in parte (deliziosa la Berger, perfetto Arena, bravo Zanin). Buona la sceneggiatura firmata da Lanfranchi e Avati, splendida la colonna sonora composta da Cipriani. La buona dose di erotismo (presente nella pellicola) rende l'opera ancor più appetitosa. Da rivalutare (nella sua versione originale).
Avatiano fino al midollo (il regista bolognese sceneggia e si sente), un racconto di formazione sentimentale in salsa padana che intrattiene dapprima per una carica di erotismo marcato ma mai invadente e poi per la curiosità nel vedere l'approdo della piega sconsolata dell'ultima parte. Un paio di picchi misogini fanno scadere il film nel cattivo gusto (c'è pure un mezzo stupro) e mettono in discussione almeno uno snodo importante, a meno che la fugace parentesi omosex non funga in realtà da chiave di lettura. Bravissima Senta Berger.
Un industriale romano senza morale e suo figlio si trasferiscono in un casale emiliano di un'aristocratica in declino per una specie di comunione dei beni e del... sesso. L'opera di Lanfranchi, ambientata nella campagna emiliana Anni '50, cerca d'incorniciare con l'estetica nostalgica gli allora di moda intrecci familiari in veste sexy. Anche lo scontro tra mondi economici diversi, che il regista vorrebbe offrire con una malcelata sicumera, appare di maniera. La Berger è bellissima e Arena, pur bravo, sopra le righe.
Mario Lanfranchi HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneZender • 5/01/15 17:41 Capo scrivano - 48848 interventi
Ah, molto interessante questo, non lo sapevo. La fascetta doveva quindi essere sempre dell'esatta dimensione dello spazio concesso dalla grafica al titolo nella vecchia.
Zender ebbe a dire: Ah, molto interessante questo, non lo sapevo. La fascetta doveva quindi essere sempre dell'esatta dimensione dello spazio concesso dalla grafica al titolo nella vecchia.
Mi pare (ma non sono certo) che sia successo per
LA CORTA NOTTE DELLE
BAMBOLE DI VETRO
che era stato stampato come
LA CORTA NOTTE DELLE
FARFALLE
DiscussioneZender • 6/01/15 08:48 Capo scrivano - 48848 interventi
In questo caso l'appiccicare sopra il nuovo titolo avrebbe rovinato del tutto il manifesto...