Tremenda commediola d'àmbito pugliese, che neppure il grande (e grosso) Mulè può salvare dalla sciatteria e dalla noia. Bella la Giordano, ma àlgida. In più pare che talora parli italiano con cadenza germanica, talora con cadenza francese... Incredibile la presenza, in cotale misfatto, della grande Bianca Toccafondi. Astenersi tutti, perditempo compresi.
L'infermiera del titolo è la disinibita Daniela Giordano, chiamata ad accudire il principe don Antonio di Leuca (Francesco Mulè) rimasto paralizzato su sedia a rotelle a causa dei "duri colpi" dell'amplesso (a ripetizione) avvenuto (ai danni della moglie) dentro ad un postribolo. Il figlio vien cornificato -in una stalla!- dalla moglie Fi(c)ona. Cosicché, e poichè, malvisto dalla consorte (che si diletta con un ex militare fintosi generale), una volta ripresosi si dà per rincoglionito onde scoprire gli altarini di famiglia. Commedia non così disdicevole che recupera punti verso l'ebbro finale.
MEMORABILE: La seduta spiritica con evocazione dell'antenato "Vaffo" di Leuca (Francesco Mulè).
Pessima commedia che si colloca nel sottogenere commedia sexy (partito alla grande con la Fenech e la Guida, ma rovinato poi da decine di sottoprodotti come questo). Il cast femminile è delizioso, quello maschile incommentabile. Sinceramente mi aspettavo addirittura di peggio, ma è ugualmente brutto e si becca pertanto un pallino e mezzo.
Santa Maria di Leuca: questa splendida località turistica basterebbe a giustificare una visione, soprattutto se ci sono pure Daniela Giordano e Maria Pia Conte che si spogliano con gran generosità. Peraltro, nonostante la misera sceneggiatura raccatti i soliti pettegolezzi e corna di paese, come commedia spensierata fila liscia, in quanto i protagonisti (specie Francesco Mulè ed Enzo Monteduro, quest’ultimo con l’inconfondibile voce “cartoonesca” di Armando Bandini) svolgono un buon lavoro, nobilitato dalla partecipazione della teatrale Bianca Toccafondi.
MEMORABILE: Lo striptease della Giordano; il balletto in famiglia, in cui Monteduro si aggira offrendo invano dei fiori giganti, vino, biscotti e una torta.
Uno di quei film che passano sotto la denominazion comune pecoreccia, sebbene qualche (flebile) tentativo di sovvertire le vecchie massime ci sia (vedi la finta malattia). Le nudità della Giordano e della Conte rappresentano il quid pluris del girato, tra un amplesso e l'altro. E non è certamente cosa da poco, vista la qualità delle due donne. Nel complesso, però, la pellicola si dirige ai maschietti impenitenti e avvezzi a infilare l'occhio nelle serrature altrui...
Incommentabile commediaccia pseudo-erotica di serie z che vede il pur simpatico Francesco Mulè fingersi paralitico per sbeffeggiare i suoi squinternati familiari e mettere alla berlina i loro altarini. Bianchi si muove a tentoni sulla base di una sceneggiatura balorda e raffazzonata che spegne sul nascere qualunque pretesa umoristica. A cercare di salvare l'insalvabile ci provano la Giordano e la Conte, più che generose nel mostrarsi ripetutamente senza veli, ma senza che ciò riesca a giustificare 90 minuti di sciocchezze allo stato puro.
MEMORABILE: Lo strip della Giordano di fronte a Mulè in carrozzella.
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Undying ebbe a dire: Il livello è quello di La Cameriera Nera: e alla regia ritroviamo Mario Bianchi (regista che meriterebbe un approfondimento, tanto vasto è il suo campo d'azione, al di là dei risultati conseguiti).
Ma sarei proprio curioso di sapere dove Buono Legnani sia andato a pescare il supporto (vhs, dvd, satellite o che altro) di questi due introvabili film...
Li dànno (notare la preziosità dell'accento...) spesso su 7Gold.
p.s. Un'altra volta, però, ricòrdati (e dàlli...) di fare la chiamata, se vuoi sapere qualcosa da qualcuno...
Triviale sin che si vuole (Enzo Monteduro che si lancia sul conteggio delle donne disponibili per un uomo; la bella Maria Pia Conte che, nel film, interpreta Fiona: nome che ben si presta a diverse storpiature; gli strip della Giordano; doppi sensi volgarotti a ripetizione) però, a contrasto, la buona interpretazione di Mulè, sorretta dalle discrete figure di contorno (in particolare Monteduro ed Ettore Arena) e le accurate scenografie lo rendono decisamente superiore, per realizzazione tecnica, a tantissimi altri titoli del periodo.
Il succo della trama (con un finto ammalato che spia i familiari e ne carpisce le reali intenzioni), ad ogni modo, assomiglia molto a quella de L'Infermiera, pellicola diretta lo stesso anno da Nello Rossati.
HomevideoZender • 19/10/10 15:14 Capo scrivano - 48880 interventi
Dalla prestigiosa collezione vhs del nostro amicoVincenzo Scala la rarissima vhs Cinehollywood di L'infermiera di mio padre: