Un mafia-movie di basso livello che inspiegabilmente riesce a inserire qua e là scene di notevole suggestione. Suggestione raggiunta anche grazie alle musiche di Stefano Torossi, non particolarmente belle ma che in alcuni casi si sposano perfettamente alle immagini. Così, all'interno di un intreccio piuttosto qualsiasi (muore una ragazza legata al mondo degli spacciatori di eroina e sulle sue tracce si mettono polizia da una parte e mafia dall'altra), reso male soprattutto per colpa di un cast troppo anonimo e di un commissario dall'aria forzatamente da duro, si aprono sprazzi degni di produzioni più “alte” e ambiziose: come l'atterraggio iniziale su...Leggi tutto Roma ripreso con una panoramica dall'alto sopra la quale compare inatteso, in primo piano, il carrello dell'aereo, seguto poi fino all'impatto con la pista dell'aeroporto. O come molte delle scene che vedono protagonista un eccentrico artista gay (che culminano in un sadico strangolamento ad opera sua in un antro spettrale). O come il faccia a faccia tra boss sotto il sole della villa del supermafioso. Niente di eccezionale, sia chiaro, ma sintomo di un gusto raffinato, purtroppo destinato a perdersi nella morsa di una sceneggiatura povera come la qualità complessiva della regia. Manca il ritmo, i dialoghi sono infelici almeno quanto la recitazione di buona parte di coloro che li interpretano; la figura del commissario è antipatica, mal gestita. Il suo antagonista (le indagini sono condotte, come detto, in parallelo) non eccelle in credibilità e nell'insieme non c'è una sola figura femminile disegnata decentemente.
Giallo-poliziesco con un protagonista imbambolato, tale Victor Spinetti. La costruzione narrativa è abbastanza faticosa, e le scene d'azione francamente maldestre; eppure qualche tocco di stile non disprezzabile si riesce ad intravedere. C'è di mezzo un grosso carico di droga, giunto a Roma e poi misteriosamente sparito, ma come detto la trama è un po' incasinata, per usare un eufemismo. Alan Collins ha solo due scene, purtroppo.
Repellente. Non ci sono aggettivi più adatti per descrivere un film che mischia (malissimo) giallo, poliziesco... e mafia. Tutto da ridere l'interprete principale (con la stessa espressione per tutto il film!) che nonostante ciò pare abbia avuto una buona carriera come comico e attore. Un pessimo esempio di cinema.
Firmato dal misterioso Lorenzo Sabatini, già coautore dell'horror Il castello dei morti vivi e successivamente responsabile dell'introvabile erotico Mademoiselle De Sade e i suoi vizi, il film è oggi vedibile solo attraverso la versione, probabilmente stracut trasmessa anni fa da Mediaset. Tagli che contribuiscono a rendere ancora meno intelligibile l'improbabile trama, ambientata nel sottobosco degli spacciatori in una lontana Roma fine anni '60. Il tutto è di una ridicolaggine senza appello, ma certi squarci pop hanno una loro suggestione.
MEMORABILE: L'impresario funebre che vanta la qualità delle sue bare.
Interessante in quanto spietato: pur di ritrovare la merce tutti si accoppano fra loro e l'artefice principale gioca molto bene le sue carte. Peccato per il taglio scandaloso nel passaggio TV, altrimenti nell'insieme meriterebbe. Chissà perché un'attrice che mi ha sempre colpito bene è la Pignatelli (da Amarsi male a Il cartaio) e anche qui l'ho trovata bene...
MEMORABILE: Il paradosso che dà più consistenza al film è proprio la faccia da comico del protagonista...
Confusionario guazzabuglio di mafia "sui generis" che un montaggio scellerato rende di difficile comprensione. Gli omicidi si accavallano quasi inutilmente sotto gli occhi del buon Capponi, l'unico attore decente, che in compenso guida una Ferrari che oggi varrebbe oltre un milione di euro. Trascurabile.
Simile al coevo e infinitamente superiore Colpo rovente, un noir con indagini da giallo, droga, scazzottate e qualche inaspettato accenno sordido (l'accenno di threesome con due uomini e una figura non riconoscibile in volto) che sorprende per lo scarso livello del tutto, tra montaggio dai tempi perennemente sbagliati, inquadrature tra l'anonimo e lo sgangherato, sceneggiatura confusa e un protagonista catatonico. Il livello sale leggermente quando entra in scena il cosiddetto artista, ma si continua a volare basso. Capponi totalmente sprecato, musiche a tratti neanche malvagie.
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