Adattamento cinematografico dell'opera di Shakespeare, Il Mercante di Venezia è la storia di Antonio ricco commerciante che chiede un grosso prestito all'ebreo Shylock. Girato nella città lagunare, il film di Michael Radford è stato realizzato con notevule cura per i dettagli (costumi, scenografia) tale da costituire uno spettacolo molto godibile anche per la grande interpetazione di Al Pacino che da al protagonista un tono sofferto ed umiliato e offre una delle sue migliori prove d'attore.
Corretta trasposizione cinematografica della celebre opera di Shakespeare, che trova nell'intensa recitazione di Al Pacino il suo punto di forza. Buono comunque anche il cast di contorno, capitanato da Jeremy Irons, così come bella è la fotografia (aiutata dall'ambientazione veneziana). Forse si poteva fare di più, ma il film risulta complessivamente molto godibile e Radford dirige, correttamente, senza troppi voli pindarici. Merita la visione.
Uno Shylock intenso e dolente, quello di Al Pacino, che torna a Shakespeare dopo l'interessante esperimento su Riccardo III. Peccato che il film, per quanto fedele al testo, sia troppo lungo e con molti tempi morti, che spesso persino a teatro vengono tagliati. Il cast di contorno, poi, è meno che mediocre. Regia oleografica di Radford, che cita a man bassa il barocco, veneto e non solo. Le ambiguità del testo, sulle quali si sono interrogati i critici, non vengono affrontate ma solo riprodotte (scelta filologicamente corretta ma forse pavida).
MEMORABILE: Il celebre monologo di Shylock, offerto dal regista a Pacino come pezzo di bravura.
Ottimo Al Pacino, ma film non indimenticabile. Come già detto Pacino offre'un ottima interpretazione, soprattutto all'interno di film che risulta riuscito grazie a lui. Il resto del cast non è molto in forma (almeno a mio avviso) e il film in definitiva si mantiene sulla sufficienza.
Mediocre trasposizione del capolavoro scespiriano i cui risultati sono insoddisfacenti a causa di una sceneggiatura scialba e leccata che non taglia a dovere lo scritto. Certo c’è Pacino che fornisce una bella prova (anche se chi l’ha sentito in originale ha avuto un po’ da ridire) ed anche Irons non è male, ma per il resto anche le prove attoriali non soddisfano appieno. Un capolavoro del genere avrebbe meritato ben altro trattamento.
Ottimo Al Pacino nella parte di Shylock, ma si soffre per lo sterile Jeremy Irons e la fredda Collins. L'ambientazione è il punto forte del film, è molto realistica e abbastanza fedele ai tempi. Globalmente l'ho trovato abbastanza piatto, poco ben fatto a causa (forse) dei dialoghi più belli da leggere che da sentire nel film.
Pacino e Irons, prevedibilmente, sono i due che funzionano meglio. Shylock ruba sempre la scena quando è presente, la sua "cattiveria" forse non è del tutto ingiustificata di fronte all'ipocrisia e intolleranza dei personaggi della storia. Forse il suo torto è quella mancanza di pietà che la ricca ereditiera cerca di smuovere in lui (travestita davanti al Doge). Buona anche la prova di Fiennes, troppo algida Lynn Collins. Quando in scena vanno i personaggi secondari, il film annoia, in alcuni momenti i dialoghi risultano troppo artificiali.
L'opera del drammaturgo inglese viene riprodotta in pellicola con un Pacino perfetto incarnatore dell'ingordo mercante ebreo. Un film ridondante di stucchi ed arazzi ma penalizzato, personalmente, dalla lunghezza notevole che ne limita il discreto adattamento. Nonostante ciò il resto del cast è apprezzabile, così come le ambientazioni.
Trasposizione cinematografica (ma per le riprese direi parateatrale) del capolavoro letterario inglese. Se non fosse per la fotografia, i costumi e la a dir poco eccezionale interpretazione di Al Pacino sarebbe da consigliare agli insonni. L'impressione che si ha è che il regista abbia voluto fare un film prudente, vale a dire senza osare e interpretare discostandosi, anche se rispettosamente, dal testo originale. In questo modo si finisce, più che seguire il film, per "guardare le figure". Annoiante, lode al doppiatore di Al.
Rivedendolo l'ho ridimensionato perchè, al di là della buona ricostruzione storica, manca di quella passione necessaria in un'opera di tale portata, riducendo il tutto a un puro esercizio di stile se non fosse per la grandiosa attrazione "Pacino-centrica" esercitata da Al sui comuni mortali. Una prova maiuscola che, già da sola, vale il prezzo del biglietto e capace di coprire tutte le altre magagne del film (inclusa la non brillantissima performance di Irons). Resto del cast così così (troppo algida la Collins). ***
MEMORABILE: I due monologhi di Shylock; Il doppiaggio di Shylock/Giannini, nel quale vibra un odio feroce e profondo per Antonio.
Dialoghi sofisticati e termini arcaici rendono pesante una narrazione che svela la maggior parte dell'intreccio shakespeariano nella prima metà del film; ciò porta la seconda parte a rivelarsi esageratamente stucchevole a causa delle numerose scene superflue e banali, presenti ad esempio nel vomitevole episodio finale. La biasimevole regia di Radford dirige un cast scadente su cui, tuttavia, campeggia la lodevole performance di Al Pacino, unica nota positiva di un lavoro non soddisfacente.
Già un eccellente Riccardo III, Pacino (ben doppiato da Giannini) dimostra di essere anche un ottimo Shylock: la sua performance è il fulcro attorno al quale ruota una trasposizione altrimenti dimenticabile. Nonostante lo sfarzo dei costumi e l'eterna bellezza di Venezia, la vicenda coinvolge poco, soprattutto a causa di una sceneggiatura piatta e di una regia reticente che non osa sviluppare i conflitti sociali, economici e religiosi presenti nell'opera. Irons è un Antonio un po' svogliato ma comunque magnetico, troppo algida la Collins.
Kolossal ambizioso, mischia la poetica di Shakespeare all'intrigante storia inter-religiosa (sempre attuale) affidandone le sorti a grandi interpreti del calibro di Al Pacino e Jeremy Irons. La ricostruzione scenografica a volte lascia a desiderare, ma l'appeal storico-poetico è irresistibilmente attraente; specie per i messaggi sentimentali che chiudono il tutto positivamente, con un nastro rosso intenso.
Ennesima trasposizione cinematografica della stupenda opera di Shakespeare che qui viene seguita in pratica per filo e per segno. Questo può essere visto come un grande pregio ma in realtà dimostra la scarsa capacità del regista nel donare un tocco di freschezza a un'opera che meritava sicuramente cura nei dettagli ma anche un qualcosa che la rendesse unica. Prova monstre per Al Pacino che conferisce al personaggio di Shylock un'aria triste e rancorosa.
Trasposizione fedele di una delle più famose ma anche discusse opere del Bardo, vale la visione per gli exploit di Pacino che nei panni di Shylock può sfoggiare la sua nota abilità nei monologhi ma offre poco altro: l'ambientazione veneziana è scenograficamente curata ma si avverte la polvere dell'accademia, le altre interpretazioni risultano stucchevoli oppure opache, compresa quella di Irons nel ruolo di Antonio, le ambiguità del testo restano tali senza alcun tentativo di interpretazione confermando l'impressione che l'opera sia più valida per estratti che nella sua interezza.
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Eh, io l'ho visto al cinema nel 1996 quando è uscito, poi l'ho registrato in tv, ma non l'ho più riguardato. Mi son dato come regola di recensire solo i film che ricordo bene. Ovvero, per i film "importanti" di prendere la scusa della recensione per rivederli.
DiscussioneZender • 23/04/09 11:03 Capo scrivano - 48681 interventi
Tarabas ebbe a dire: Eh, io l'ho visto al cinema nel 1996 quando è uscito, poi l'ho registrato in tv, ma non l'ho più riguardato. Mi son dato come regola di recensire solo i film che ricordo bene. Ovvero, per i film "importanti" di prendere la scusa della recensione per rivederli. Atteggiamento perfettamente in linea con la politica aziendale e che mi trova ovviamente concorde! Complimenti Tarabas!