Simpatica commedia virata in complicazioni delittuose (non dissimile da certe farse al cianuro dei fratelli Coen), con tocchi divertenti di humor macabro (su tutti Lithgow alle prese con il cadavere surgelato di McGill da occultare nel bosco, la porta della cella frigorifera che dà il via a spiacevoli situazioni tumultuose), perfettamente diretta dal regista di
Pranzo reale in trasferta yankee, che dona piccole perle di regia sbeffeggiante e di ilare cinismo (l'automobile immersa nell'acqua, dove , improvvisamente, dall'autoradio, parte un rock assordante, il rientro imprevisto del marito che rovina il talamo d'amore della moglie a letto con l'amante che si nasconde sotto il letto, assistendo impotente a violente crisi coniugali che sfociano in drammatiche-e squallide- scene da un matrimonio, il detective imbranato noneazzecchauna di Randy Quaid, che prima ci prova con la sua cliente-mostrandole le foto sconce del suo lavoro in stile apertura di
Chinatown-poi si ingozza di panini con la mostarda imbrattandosi i pantaloni, infine và incontro a una poco piacevole sorte a furia di ficcare il naso dove non dovrebbe).
Mowbray inietta robuste dosi di sagace comicità nera tutta british, in un racconto tipicamente americano (spesso sembra di trovarsi all'interno di un episodio di
Tales from the crypt solo un pò più ludico), omaggia Hitchcock (la Garr versione bionda e bruna in perfetto stile
La donna che visse due volte, l'auto occultata nelle acque come in
Psycho) e se la ride sotto i baffi in un finale beffardo con "fregatura" (il macellaio tontolone di Lithgow non è proprio così beota come voleva far credere) che dà al film un lieve gusto alla
Alfred Hitchcock presenta.
Impreziosito, poi, da un cast in palla (Teri Garr, che ho sempre adorato, fa risaltare il suo mix letale di attrice comedy che sprigiona una sensualità irresistibile, chiusa in quei vestitini sexy che le accentuano le curve burrose, diabolica e manipolatrice mogliettina al sapor di "dark lady", perfida calcolatrice che, però, dovrebbe fare virtù il detto "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi", Litghow bamboccione imbranatello, totalmente a disposizione dei piani criminosi della donna di cui è perdutamente-e inutilmente-innamorato, occultatore occasionale di cadaveri e non tutto scemo come appare, McGill laido maritino che corre dietro a tutte le sottane che passano dal suo negozio, assetato di soldi e di sesso, picchia la moglie e se la spassa con le casalinghe che vengono ad acquistare la carne di cervo, e che diventerà il cadavere perfetto alla
Week end con il morto, macabro fantoccio congelato con il gelato al cioccolato incollato sulla fronte (tra le sequenze antologiche divertenti: Lithgow + Quaid + il "gelato da passeggio") che tiene salda la vicenda, che regala anche qualche spizzico horror (la puzza che proviene dallo scantinato nella casa della Garr con macabra sorpresa e smascheramento immediato).
Spigliato e con momenti davvero gustosi, che vanno dal necroforo al grottesco al noir fino al rancido sapore da umoristico psychothriller, in una girandola dilettevole che prende in giro i meccanismi del giallo classico tra quarti di bue, carne macinata e costolette di maiale.
Da segnalare Lisa Blount in déshabillé che si infila le zoccolette mentre la lavatrice (come se fosse un blob) perde l'acqua nello scantinato, sequenza quasi craveniana (notare la scalinata e l'atmosfera minacciosa).
Bruttino il commento musicale di Colombier e curiosi i nudi frontali maschili.
Il talento di Mowbray fa centro in più di un'occasione, e il suo charme inglese muta in carne, mogli perfide, mariti libertini, idioti da intortare, investigatori privati imbranati e corpi ibernati da nascondere nei luoghi più impensati.
Quando la commedia veste, beffardamente, di nero.
La Parietti, Grimaldi e la Reyes non c'entrano nulla (meglio mettere le cose in chiaro) :)