Durante l'estate - Film (1971)

Sapessi com'è strano, campà d'araldica a Milano. Il ganassa se la spassa con la vita tutta crassa, mentre Olmi si dà al pennello, anziché all'acquarello. Pennello grande invece del grande pennello. Con piglio naif tratteggia l'uomo della folla, (meglio ancor se con sfumature da fol[l]e) che nobilita l'umanità donando quarti di nobiltà nell'odierno medioevo. La mano, inutile negarlo, c'è (seppur a tratti anchilosata) e la si riconosce, ed è un altro tassello da aggiungere al grande mosaico umanistico del regista.

Il "professore" amante ed esperto di araldica è uno dei tanti personaggi tipici del regista: di quelli dal candore "folle" ed un po' ingenuo che finiranno maltrattati e beffati dalla vita. La mano del regista è abbastanza chiara anche nel più che palese messaggio contro la volgarità e la pochezza dei riti mondani e consumistici ed a favore invece della semplicità e della gentilezza d'animo. Immagini finali dal sapore un po' trash. Non male, ma tra i ritratti olmiani non è certo tra i più memorabili.

Un uomo semplice, ingenuo, diverso dagli altri. E dal candore disarmante. Se la pellicola funziona lo si deve anche alla bravura di Renato Paracchi, attore poco conosciuto che riesce a rendere alla perfezione un personaggio semplice e proprio per questo complicato. Di trama ce n'è poca e ci sono diversi passaggi a vuoto. Ma Ermanno Olmi, qui anche autore della fotografia, era già sulla buona strada.

Un omino di nobile spirito vive sotto la Torre Velasca cercando in un tempo non suo scampoli di maestà, oltre l'accidia e la grettezza. Difficile riscontrare un personaggio altrettanto mite nella nostra filmografia, che più di Camus o Kafka sembra riprendere le "sventure della virtù" sadiane. Paracchi impeccabile, si rinsecchisce francescanamente nella purezza ideale, appena screziata dalla truffa. Patetismo realista dai colori low-fi frutto dell'innata sensibilità di Olmi e della penna di Pasqualino, co-sceneggiatore. Un apologo da tenere caro.

Un illustratore appassionato di araldica vive solitario all'ombra della torre Velasca, che, come il torrione di un castello medioevale, veglia sulla sua opera d'investitura gentilizia tra le persone che lui ritiene nobili, non per vincoli di sangue, ma per doti umane. Pellicola delicata, poetica, in cui l'occhio ingenuo e idealista del "professore" si scontra con la volgare prosaicità di chi lo circonda. Idea sicuramente originale e interessante, ma il suo sviluppo, pur accettando la frugalità formale tipica di Olmi, è fin troppo sommario e non sempre incisivo come avrebbe meritato.