Alcune studentesse di un college di Boston vengono decapitate da un ignoto assassino. Chi è costui e qual è il motivo che lo spinge a uccidere? Slasher dei primi anni ottanta piuttosto debitore di certi gialli italiani della passata decade (il killer vestito da motociclista, fa subito tornare in mente La polizia chiede aiuto). Cospicui e fantasiosi i numerosi delitti (da segnalare la testa mozzata, gettata in un acquario) ma l'identità dell'assassino si intuisce con troppa facilità, vanificando quindi il whodunit finale.
Il punto forte di questo rozzo slasher sono sicuramente gli omicidi: ben girati, originali - nei limiti del periodo - sanguinosi il giusto. Se si analizza la trama, però, ecco scricchiolii a profusione: buchi di sceneggiatura ovunque, motivazioni del killer risibili e supposto twist finale ampiamente preventivabile. La messa in scena generale, tirando le somme, non è comunque male e il film ha la giusta atmosfera. C'è sicuramente di peggio.
L' "italiano" Leonard Mann (Leonardo Manzella) è il protagonista di questo ferocissimo slasher (consiglio di guardare la scena del ristorante lontano dai pasti) che fa dell'efferatezza una delle proprie armi. Notevole il travestimento da motociclista in nero per l'assassino (movente che fa un po' cilecca); abbiamo sicuramnete visto di peggio.
Slasher molto interessante, rovinato da un brutto finale. Il nostro Mann è un detective che deve vedersela col solito simpatico maniaco (travestito da motociclista) che decapita allegramente giovani e piacenti studentesse. Come già detto il film poteva diventare una piccola perla del genere: gli omicidi sono infatti realizzati veramente bene, assai trucidi e con un perfetto uso della tensione. Purtroppo però il finale è pessimo; non tanto per il movente (quello sarebbe anche azzeccato) ma per lo svolgimento. Peccato, occasione sprecata.
MEMORABILE: La testa nell'acquario; Il lavandino con sorpresa; La professoressa lesbica.
Tipico slasherino anni Ottanta con tanto di sottofondo sessuofobico che tra l'altro permette di capire l'assassino ad appena metà pellicola se si fa appena un po' di attenzione. Purtroppo però i ritmi latitano non poco (a tratti
si raggiungono livelli davvero "allucinanti") e di conseguenza anche l'attenzione ed il coinvolgimento. La tensione poi è assente ingiustificata. I delitti non sarebbero neanche male ma gli effetti gore nell'edizione italiana sono censurati e quindi il divertimento è più che dimezzato. Movente dell'assassino da latte alle ginocchia. Poco da salvare.
Piacevole mix tra slasher e giallo, con influenze mutuate da analoghi lavori italiani dei '70s (il killer ricorda molto quello de La polizia chiede aiuto e gli omicidi sono piuttosto argentiani), tanto che non stupisce vedere il nostrano Mann come protagonista, a donare un'atmosfera ancora più familiare. La confezione è comunque di buon livello e il film risulta girato meglio di tanti sottoprodotti anni '80 a seguire; sanguinoso ma non troppo, con buone intuizioni registiche, riesce a non annoiare. Si fa ricordare e meriterebbe una riscoperta.
Ultimo film diretto da Hughes e debutto per Rachel Ward, la bella Maggie di Uccelli di rovo. Si tratta di un thriller ingiustamente sottovalutato, che la presenza del nostro Leonard Mann poliziotto protagonista, il look dell'assassino e l'efferatezza dei delitti fanno sembrare più un prodotto italiano che angloamericano. Belle atmosfere, buona tensione e, nonostante l'identità del colpevole non sia così difficile da indovinare, anche il finale non mi è affatto dispiaciuto. Colonna sonora minimale di Brad Fiedel.
MEMORABILE: L'omicidio nello spogliatoio e quello del cameriera, con le relative scoperte; Il finale.
Quando iniziano a venir giù teste come birilli, c'è odorino di slasher pronto in tavola, cotto secondo i fondamentali del thrilling nostrano (il motokiller in black, i depistaggi e la stessa presenza del Manzellone italicus). Da un certo punto in poi la soluzione diventa automaticamente spontanea ma poco interessa; la crucialità dell'operazione nostalgia di Hughes è comunque salvaguardata dall'atmosfera generale e dal ricorso coerente all'ellissi, che libera e dirozza la materia in analisi dalle crudeltà spettacolarizzanti elargite a piene mani da prodotti consimili non altrettanto meritevoli.
MEMORABILE: L'omicidio sulla giostra; L'insolita sbobba nel pentolone...
Un piccolo slasher dal soggetto semplice, penalizzato da un limitatissimo numero di sospetti che rendono scontato il lato whodunit della vicenda, ma dotato di buone atmosfere crepuscolari e invernali. Il veterano Hughes da un lato riduce a zero sesso e nudi e a poco più di zero lo splatter, ma dall'altro inserisce scorci morbosi e piccoli dettagli sgradevoli, come un pasto dall'inaspettato sapore massaccesiano. Senza pretese ma pure senza scivoloni, dal finale neanche troppo consolatorio, datato nell'accezione nostalgica del termine.
Ken Hughes, noto per film (anche notevoli) di tutt'altro genere, conclude la sua carriera in maniera piacevolmente imprevista con questo ottimo ma non (pur)troppo noto slasher, realizzato nell'anno in cui tale genere ebbe forse il massimo del successo. Il prodotto, un notevolissimo gioiellino di inquietante cinema nero metropolitano, si distingue dagli epigoni americani per le sue contaminazioni con il poliziesco e il giallo tricolore: tra Leonard Mann, l'assassino motociclista e i piacevoli tocchi macabri alla Fulci/D'Amato si respira aria "di casa". Da riscoprire assolutamente!
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