Figlio trascurato di un ambasciatore a Londra, il piccolo Felice si affeziona al maggiordomo, oppresso da una moglie bisbetica. La relazione di questi con una giovane donna complicherà le cose, con esiti drammatici. Film che riesce a filtrare la realtà attraverso la sensibilità infantile (tutti gli ambienti sembrano enormi, le motivazioni degli adulti appaiono incomprensibili). Accanto a Richardson, al solito eccellente, spicca Morgan con il suo sguardo luminoso e triste. Evitare la versione colorizzata che rovina la bella fotografia.
MEMORABILE: La ricostruzione della caduta dalle scale, in cui la verità (fuorviante) e la menzogna (utile) si confondono
Un anno dopo Fuggiasco e uno prima de Il terzo uomo, il secondo dei 3 cult-movie di Carol Reed tratta i temi a lui consueti: crollo delle certezze, malleabilità della giustizia, perdita dell'innocenza. L'inusuale asprezza del regista inglese risulta all'avanguardia anche nella forma: fotografia creativa, montaggio frenetico (per l'epoca), narrazione sciolta (anche perché svincolata dall'invasivo Codice Hayes delle produzioni statunitensi).
Un marchingegno perfetto di suspence e regia di altri tempi, tecnicamente valido con oltre mille inquadrature e una sceneggiatura alla base intrigante. Scorrevole quanto basta per catapultare lo spettatore nel susseguirsi degli eventi, ma labirintico per la tecnica adottata dal regista. Nonostante sia caratterizzato dalla presenza di pochi attori, risulta corale per il lavoro di squadra del cast. In un palazzo signorile, una rigida governante più odiata che amata farà una brutta fine. Il rovescio della medaglia è la perdita dell'innocenza.
Notevolissimo film che delizia l'occhio dello spettatore con una tecnica sopraffina che si dispiega in centinaia di inquadrature (un migliaio per la precisione) di grande bellezza. Anche la storia è di alto livello col suo mescolare verità (nocive) e menzogne (benefiche), ma soprattutto la perdita della fiducia (da qui il titolo). Ci sono anche tantissimi piccoli particolari che sono raffinati che mi sembrano denotare una fierezza tutta britannica, così come lo è lo spirito antifrancese di cui la pellicola è permeata in più punti. Grande esempio di cinema.
Il sodalizio tra Carol Reed e Graham Greene inizia con questo film a metà tra il racconto di formazione e il thriller, in cui la realtà viene filtrata attraverso gli occhi di un bambino che, trascurato dai genitori, trova nel maggiordomo il suo punto di riferimento, ma dovrà fare i conti con la caduta delle illusioni che segnerà l'ingresso nell'età adulta. Ottimi Richardson e una Morgan splendidamente malinconica, Dresdel brava nel rendersi odiosa, efficaci le seconde linee mentre il piccolo Henrey è simpatico per lunghi tratti ma diventa petulante in dirittura d'arrivo.
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CuriositàColumbo • 13/05/11 17:01 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Di questo piccolo capolavoro di Reed ne esiste anche una versione colorizzata con il computer.