Chi ebbro d’hyperol attendeva la rentreé di bella gente come il latitante Buttgereit, può mettersela via. Malgrado la graffetta dell’identità storica fattasi eredità patologica, l’horror antologico non sembra godere di stabile salute neanche in Germania, sebbene la dignità sia salva: la spuria visceralità cui Jorg ci aveva viziati si commuta in buona maniera e beneducata sperimentazione mentre un afono e atonale Marshall fa la voce grossa per pochi minuti yuznian-lovecraftiani; chi porta a casa rosetta e companatico è Marshall, che va più a fondo e pesta più sodo dei due colleghi sommati. So-so.
Il terrore tedesco visto e rappresentato da tre registi che cercano di dimostrare come i fantasmi del passato distruggano il presente uccidendo il futuro. Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma quella di Buttergereit è perfetta perché rispolvera le atmosfere di Schramm (i respiri affannati, la depersonalizzazione/derealizzazione) per impostare un incubo allucinante dove carnefice e vittima finiscono per confondersi tra frattaglie umane e brandelli d'anima.
Horror antologico tedesco diviso in tre episodi e girato da tre registi diversi che raccontano l'orrore e la violenza che c'è dietro al rapporto tra vittima e carnefice e come questi ruoli potrebbero capovolgersi. Come spesso capita per i film antologici anche questo è particolarmente altalenante, con episodi qualitativamente diversi l'uno dall'altro. Il migliore è sicuramente il secondo, con un finale particolarmente cattivo. Quello meno interessante è invece forse il terzo, non perché brutto ma perché più banale. Nel complesso non male.
Horror teutonico in tre episodi. Il primo (**), il più corto, è firmato da Buttgereit che ricalca i suoi stilemi ma rispetto al passato ripulisce lo stile: i risultati sono alquanto deludenti. Il secondo (*!) ha un'idea non malvagia ma uno
svolgimento non all'altezza, così come anche la tecnica registica. Il terzo (***) è il più lungo ed il migliore del lotto sotto ogni punto di vista (anche quello tecnico): merito di una buona sceneggiatura che sa avvincere e creare una
tensione che si mantiene costante fino all'epilogo che si rivela giustamente cattivo.
Vive di sprazzi intriganti, per quanto l'insieme non si possa dire completamente riuscito. La forza dei 25' buttgereitiani sta nelle ambientazioni, fetide e malsane: il resto del canovaccio è risaputo e condotto senza particolare dinamismo (**). Buono nello spunto e nello svolgimento l'episodio di Kosakowski, anche se gli inserti storici sono abbastanza confusi e, nel concreto, non essenziali (**!). Molto interessante il quasi-lungometraggio di Marschall, un incubo psicosessuale dai contorni folcloristici, intinto di disperazione (***!). Media.
Horror a episodi interessante quanto imperfetto. I tre capitoli, invero molto slegati tra loro, sono altalenanti e di spessore molto differente anche se c'è del buono in quasi tutti. Primo episodio scarso, quasi senza trama, che cerca di puntare solo al gore della situazione. Secondo capitolo interessante, politicamente denso, ben recitato. Terzo episodio più completo anche se non molto appassionante.
Discreta collezione di corti (e medi) teutonici. Buttgereit dimostra di non aver perso smalto e firma un episodio che non avrebbe sfigurato in Der Todesking, sebbene concettualmente debba qualcosa a Hard candy. Kosakowski medita sulla violenza e sulla mostruosità della vendetta mescolando un po' di Craven e di Deodato all'ombra del nazismo (con ribaltamento di ruoli à la Vic Morrow in Ai confini della realtà - Il film); retorico e talvolta risibile. Meglio il body-horror erotico di Marshall, fra Society e Il pianeta del terrore, risaputo ma elegante e condito da ottimi FX prostetici.
MEMORABILE: La decapitazione ultrasplatter à la Nekromantik 2; Le torture sul polacco sordomuto; La Kostiv ingoia vetri rotti sgozzandosi; Il mostro stupratore.
Prodotto a tratti piuttosto estremo, composto da tre episodi di diverso metraggio e risultato. Il primo è di durata molto breve, senza una vera logica apparente nel suo svolgimento, mostra alcune scene forti ma risulta complessivamente debole (*!). Il secondo tratta di terribili crimini d’odio, con scene disturbanti e un elemento horror discretamente riuscito, ma il finale non convince (**). Il terzo è il più lungo e sviluppa una storia insidiosa e con penetranti momenti “gore”; seppur forse non originale, è quello che raggiunge il giudizio più elevato (**!).
Buttgereit pare indolente e ripetitivo, lorda tutto ma poi ripassa immediatamente il Lysoform, con un coppia di protagonisti che non lasciano alcunché. Va un pelino meglio con Kosakowski che impiastra il revenge movie stregonesco con crimini di guerra e antirazzismo, sebbene sia qui troppo rozzo e ingenuo per essere completamente efficace. Marschall qualitativamente si allinea, zigzagando spavaldo tra Yuzna e Polanski ma dimenticando di mettere nel piatto sia sale che pepe. Tra maniche strette e maniche larghe, complessivamente può dirsi sufficiente.
A dispetto del teutonico titolo c’è veramente poco della storia e del folklore tedesco. Nei tre segmenti che compongono l’opera l’interesse si concretizza in un totem spititual-ossessivo più propenso però al fascino visivo che a quello narrativo. Discreti ma poco influenti Buttgereit e Kosakowski, notevole invece l’affondo onirico di Marschall. Gore soddisfacente.
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curioso di sentire le vostre. per me buttgereit si è qua dimostrato buon manierista di se stesso, kosakowski avrebbe potuto giocarsela con maggiore ambiguità e marshall dilungarsi meno e sbracar di più.
in buona sostanza:
final girl: in bilico tra ** e **!
make a wish: ***
alraune: *!
DiscussioneZender • 17/09/15 17:24 Capo scrivano - 48960 interventi
Se scrivi qui chi dirige i vari segmenti lo aggiungiamo nelle note, Schramm.
Schramm ebbe a dire: curioso di sentire le vostre. per me buttgereit si è qua dimostrato buon manierista di se stesso, kosakowski avrebbe potuto giocarsela con maggiore ambiguità e marshall dilungarsi meno e sbracar di più.
in buona sostanza:
final girl: in bilico tra ** e **!
make a wish: ***
alraune: *! Prossima settimana me lo sparo e ti so dire!
si. podio e annesse motivazioni argomentati anni addietro (vedi pagina precedente). posso aggiungere che anche rigirandomelo mnemonicamente, il giudizio non si presta a ripensamenti.