Chiara denuncia ambientalista contro l'inquinamento e contro le politiche americane riguardo al tema. Il protagonista è un pastore che, dopo un incontro con un attivista, intraprende un lento viaggio nella follia e nell'autodistruzione che lo porta alla voglia di vendetta verso coloro che avvelenano il mondo. Film pessimista e di forte violenza psicologica e dal finale davvero particolare. Oltre all'ottima interpretazione di Hawke colpisce molto il comparto sonoro.
Intensissimo, attualissimo, potentissimo. Sull'orlo (e anche un poco oltre) della catastrofe ecologica, l'umanità autosufficiente del secolo vigesimo primo si guarda allo specchio e vede riflesso il nulla. Nemmeno Dio può essere d'aiuto: i tratti del suo volto sono anzi deformati dall'ira. Non rimane che dare senso alla propria vita attraverso un nuovo martirio suicida, impedendo al contempo che altri sciagurati vengano al mondo per rinfacciare la loro miserevole esistenza ai colpevoli progenitori. Grande storia e splendido Ethan Hawke.
MEMORABILE: "Will God forgive us?"; Il teso dialogo a tre nel fast food; Il declino fisico del pastore; Il finale, agghiacciante.
Pastore la cui fede è stata messa a dura prova dalla morte del figlio comincia a porsi domande su come difendere la creazione di Dio dall'opera distruttrice degli uomini... Troppe le somiglianze fra padre Toller e il curato di Ambricourt per non pensare a Bresson, ma quello di Schrader non è un remake per quanto aggiornato ai tempi, piuttosto un approdo simile, legato a problematiche morali presenti nel suo cinema fin dalle origini, ma spesso appannate da esigenze commerciali o scelte infelici. Ottimo Hawke, film interessante, da vedere, anche se alcuni passaggi lasciano perplessi.
MEMORABILE: Nel finale, l'alternativa al giubbotto
Bentornato Paul! Dopo alcune prove non opache ma certamente fuori fuoco, Schrader torna a declinare con veemente consapevolezza le parole d'ordine del suo cinema: la colpa, la redenzione, l'ossessione (per la colpa e la redenzione). Con un "inaudito" atto di coraggio autoriale, lo sceneggiatore di Taxi driver si lancia dalle vette di Bergman e Bresson sapendo di potersi schiantare nel vuoto del ridicolo involontario e ammarando invece su uno specchio d'acqua cinematografico nuovo, attuale, personale. Dolente Hawke, di carnale fragilità la Seyfried. Gran volo.
MEMORABILE: Il colloquio alla tavola calda con l'odioso Balq; Toller respinge l'untuosa Esther; Hawke col cilicio in fil di ferro.
Quando si ha a disposizione pochissimo budget serve una sceneggiatura perfetta, che il magistrale Schrader ci regala ancora una volta assieme a una regia solida, caratterizzata da uno stile oggi poco in voga (l'utilizzo del formato 4:3). Il personaggio del reverendo, interpretato dal grande Hawke, ha una carica emotiva fortissima, oltre che la passività di uomo afflitto da una vita di sofferenze. Allegorie bibliche, apocalisse/fine del mondo e ambientalismo tossico sono i temi trattati in una storia veramente unica.
Confessioni di un parroco riformato che guida una sparuta comunità di fedeli e in più fa la guida turistica della sua antica chiesa. Niente di nuovo sotto questo cielo: tematiche ecologiste di sapore terroristico, lotte interiori di un uomo in preda ai sensi di colpa e in cerca di "autore". Ethan Hawke, uno dei belli della penultima generazione, non convince del tutto e si limita a mostrarsi pensieroso e basta. Ma tutta la sarabanda segue lo stesso trend.
Un bel film, soprattutto perché scritto bene. Interessante il personaggio del pastore e della sua progressiva discesa verso il baratro, interpretato molto bene da Hawke. Un po' più banale quello della Seyfried, ma funzionale alla storia. L'incedere è lento ma si lascia seguire perché dialoghi e motivazioni sono molto realistici e umani, comprensibili anche quando si fanno più oscuri. La regia è minimale, il minimo indispensabile per descrivere le azioni. Buono.
Film particolare, in cui Ethan Hawke si fa carico di una narrazione densa di significati ma volutamente portata avanti con programmatica lentezza e introspezione non sempre convincente. Personalmente questo va a scapito dei passaggi drammatici che propone e non prepara a dovere l'esito finale. Anche l'aggancio con la questione ambientalista, possibile metafora di come l'uomo possa rovinare anche la concezione spirituale del mondo in cui vive, non pare nelle corde del personaggio principale.
Definirlo Taxi driver con un reverendo in vece di un reduce potrebbe essere riduttivo, ma in effetti Schrader non fa altro che ampliare gli orizzonti portando il clima di degrado della New York dei Seventies a una visione pre-apocalittica del pianeta intero (salta alla mente L'ultima ora di Sébastien Marnier), trovando nella figura di un uomo di chiesa tormentato dai sensi di colpa il perfetto recipiente di quel senso di frustrazione e impotenza che lo condurrà a decisioni drastiche. Dialoghi mai banali, subplot saggiamente lasciati nel non-detto e un finale aposiopetico eccellente.
MEMORABILE: Il corpo sulla neve; Il funerale sulle acque inquinate; L'esperienza extra-corporea fra Hawke e la Seyfried; Il video del kamikaze; Il filo spinato.
Diario di un curato che non riesce più a pregare, nell’epoca in cui la fede in Dio cede il passo alla catastrofe ambientale. Film sull’opposizione tra speranza e disperazione che, dopo quasi due ore di dialoghi intensi e pensosi, arrivano a una sintesi in un finale talmente forzato e criptico da essere perfetto come schiaffo concettual-simbolico allo spettatore. Opera bergmaniana, dal sapore europeo, ben supportata da una regia sobria, che punta allo scavo interiore, anche grazie a un Hawke efficace come prete esistenzialmente disorientato.
Un prelato mette apertamente in discussione la sua fede in seguito ai contatti con un ambientalista radicale. Il film di Paul Schrader affronta temi importanti come l’ispirazione e il senso di colpa, ma anche la malattia e lo sfruttamento delle risorse del pianeta, grazie ad un personaggio ben scritto e ottimamente interpretato da Ethan Hawke. Un film non facile che richiede attenzione e tempo per essere “metabolizzato“ dallo spettatore, ripagato da un opera matura che pone interrogativi e fonti di riflessione.
Il film narra della crisi spirituale di un prete malato di cancro. Con evidenti richiami a Bresson e Bergman, Schrader ripropone le tematiche a lui più care come il senso di colpa e l'uso della violenza come unica via di redenzione. Ma come molte delle sue ultime opere l’esito è modesto, malgrado un finale inaspettato e spiazzante e la bella prova recitativa di Hawke. Un film a tratti pesante che vorrebbe affrontare i mali del mondo odierno sullo sfondo dell’America trumpiana, risultando però debole sul piano narrativo e stilisticamente piuttosto sciapo.
MEMORABILE: La corona di filo spinato sul corpo di Toller; Il simbolico “volo” di Toller e Amy; Il bicchiere di gel idraulico.
Identificarsi con l'anima dannata che non si è riusciti a salvare, perché si è in primo luogo più persi che salvifici. Oltre Domenico Savio. Quando la fede (o la mancanza di essa) da mistero diventa superba certezza o arrogante idealismo son cortocircuiti per fedeli e atei. Le teo-ubbie di Schrader che già trovarono nel pornomarciume il più fertile dei campi piantan grano e grane su chi ai mali estremi del mondo contrappone gli estremi rimedi del terrorismo o dell'ascesi in un cinema asciutto e rigoroso anche nel concedersi sbandate di sbrocco new age. Fascino tanto, commozione poca.
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HomevideoRocchiola • 25/02/19 14:36 Call center Davinotti - 1318 interventi
Da noi il film è stato pubblicato direttamente in home-video dall'Universal e solo in DVD, mentre nei principali paesi esteri è uscito anche in bluray. Inoltre il prodotto nostrano è gia fuori catalogo è sta velocemente sparendo dal mercato. Una nota iniziale ci precisa che il regista ha scelto di girare nell'antico formato 1.33 perchè più adatto ad esaltare le figure umane a discapito del paesaggio e che pertanto il film viene presentanto in 4:3 per volere dell’autore al fine di preservare l’originalità delle immagini come da lui concepite. Detto questo il video è di ottima qualità pulito e ben definito. In un film dominato dai dialoghi l'aspetto sonoro è molto importante e bisogna dire che l’audio italiano in dolby digital 5.1 è piuttosto vivace e decisamente chiaro, tanto da permettere di seguire senza problemi le lunghe disquisizioni di questo curato di campagna.
Pazzesco, mai visto un dvd non in versione limitata andare fuori catalogo nel giro di 2 mesi. Per chi fosse interessato la traccia italiana si trova anche nel dvd spagnolo.