Inconsueto e notevolmente scuro, pieno d'ombre ma anche con momenti d'atmosfera. Non è un film estremo, perché alla fine (almeno nella versione visionata) si vede pochino e certi momenti topici (tipo il fattaccio sull'aereo) sono realizzati con scarso successo. Se posso osare, direi che da Bergonzelli mi sarei aspettato qualcosa di diverso, ancor meno razionale di questa parabola un po' assurda. Personalmente potrei addirittura definirlo, almeno per la parte centrale, un incompreso decamerotico dei tempi moderni.
La cifra stilistica di Bergonzelli è la frammentazione, i cambi d'atmosfera meravigliosamente a caso; anzi, spesso non si cambia neanche atmosfera, se ne sovrappongono direttamente due o più. Esempio: scena drammaticissima di lei che guida a folle velocità, perché, chiaramente, si vuole ammazzare. Cosa fa Bergonzelli? Le mette accanto un burino ciociaro che reagisce allo spavento sciorinando tutto il classico repertorio, alla sotto Manfredi, da commediaccia di serie Z. Il film è tutto così, è come salire su una giostra impazzita.
Forse ci starebbe il pallino singolo, ma sarebbe un peccato far inabissare tale assurdo, dozzinale e a suo modo imprevedibile miscuglio di generi e umori, peraltro recitato neanche malissimo e con curiose musiche tra il liturgico e il progressive. Forma grezzissima (e la marcia copia circolante non aiuta), con palesi riempitivi (l'interminabile striptease) e ampie cadute nel ridicolo, ma resta la forte sensazione di una premeditata presa in giro, verso la chiesa, gli hippies e gli spettatori. Sergio 1,5 - Spettatore 0.
MEMORABILE: Dopo che all'assurdo si somma il tragicomico, nel finalissimo un'aulica e seriosissima voce over mai sentita prima squarcia gli svolazzi prog. Poesia.
La morigeratezza dei costumi e la trasgressione qui coinvolgono l'aspetto mistico-religioso in una parabola che disegna con puntualità una discesa (la morte sfiorata e la consapevolezza dell'umana fragilità e dell'effimero), una breve salita spirituale e infine un precipizio da rollercoaster. Il tutto senza calcare la mano in modo pesante, né toni sentenziosi e biblici, con un linguaggio più da commedia erotica che da film mistico. La protagonista dal nome ironicamente ambiguo riprende la carica trasgressiva della studentessa del film precedente.
MEMORABILE: La scena onirica sugli scogli al mare dove Cristiana viene invitata a togliersi l'abito monacale e a pensarci bene se prendere i voti o no.
La vocazione religiosa non è coatta, imposta dalla famiglia o dalle circostanze sociali, ma nasce da un voto che la protagonista impone a se stessa di rispettare in uno strano imperativo categorico di accesso alla vita monastica. Rifugge dalle suggestioni erotiche del genere conventuale, salvo un leggero accenno lesbico, per imboccare la strada della critica sociale, anche se il tono sopra le righe di certe interpretazioni e certe lungaggini nella seconda parte la rendono maldestra. Certe inquadrature sbilenche, vero e proprio marchio di fabbrica del regista, ci stanno.
Terrificante conventuale che parte malissimo ma, nonostante ciò possa parere impossibile, riesce a peggiorare via via, infilando o situazioni prevedibili o scene involontariamente esilaranti. Recitazione tremenda dei tre attori principali: poi si sobbalza nel vedere Marco Guglielmi in questo guazzabuglio. L’itinerario peccatrice esibizionista —> monaca —> prostituta al migliore offerente non è mai verosimile e si resta sconcertati nel vedere le immagini. Un Bergonzelli davvero terribile: non riesce neppure a essere blasfemo...
MEMORABILE: Dal campanile volano stracci... e dalla porta della chiesa partono fucilate.
Bergonzelli al suo delirante "meglio", con un nunsploitation che segue le disavventure di una ragazza hippie dai facili costumi che - salvatasi da una catastrofe aerea, tutta da ridere - decide di farsi suora; la castità non durerà a lungo. Demenziale in ogni passaggio, inverosimile al cubo, con dialoghi che scatenano la risata e assurdità di ogni genere, tutto accompagnato da una ost prog-rock cantata in inglese maccheronico; tra figli dei fiori e degrado suburbano, uno di quei film in cui i tentativi di dramma sono talmente fuori fuoco da scadere nel ridicolo involontario.
MEMORABILE: In aereo; Il ritratto tremendo del pittore; Il prete che spara; La lite sul campanile; La parte finale.
Dopo un improbabile inizio delirante, Bergonzelli pone l'obbiettivo sul desiderio di una ragazza non troppo vergine (e incline a esserlo...) di farsi suora ma, come è facile immaginare, il castello di carte sul quale si basa la "convinzione" cede al primo colpo d'aria. Film dilettevole, poco erotico ma se non altro scorrevole nella sua fantasticheria che trova forza, se così si può dire, nel suo essere fuori dagli schemi. Ai limiti dell'invalutabile: il film si può solo "apprezzare" in ambito decisamente goliardico.
"Extra Ecclesiam nulla salus", ma forse anche intra... "Un film che partiva da una premessa filosofica e forse anche teologica" (Sergio Bergonzelli). Lo svolgimento del film invece passa attraverso Bresson, Ed Wood, Joe D'Amato, Polselli e Pasolini, tra cinema d'autore e sottobosco della serie Z, tra sincera fede cristiana e sexploitation, tra delirio e momenti di rara intensità, tra sobrietà visiva e sghemba psichedelia "Bergonzelli style". Film sui generis, indefinibile e pertanto estremamente libero e coraggioso. Bergonzelli - detto senza ironia - è autore da riscoprire.
Bergonzelli e la voce del verbo nunsploitare. Bergonzelli prende i vuoti a perdere e ci fa cinema con niente e sul niente anche se non sempre/proprio da niente. Bergonzelli e l'Iddiosincrasia tra tonaca e monaca, come in cielo dove scoppia il suo Airport metafisico, così in terra dove si finisce tutti giù mentre mondo sacro e profano cascano sempre più in basso. Più che Cristiana, prozia di Alessia, a essere davvero indemoniato è il suo cinema. Sia fatta la sua voluttà? Non esageriamo: dell'errore, gli manca tutta la disciplina. Resta la chiave trash, ma è un altro paio di monache.
MEMORABILE: Mercanti scacciati dal tempio; "Prima il piacere e poi la morale"; Canzone finale; "Il fiore del male deve morire! "; Chiosa della voce off finale.
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Deepred89 ebbe a dire: Per caso è l'edizione che sui titoli di testa ha il titolo "Georgina, la nonne perverse"?
Sì, i titoli di testa sono in francese e riportano quel titolo
HomevideoGeppo • 30/04/16 18:14 Call center Davinotti - 4356 interventi
Il film è stato proiettato in Germania al Festival del cinema di genere italiano di Norimberga il 02 aprile 2016.
Il 35mm proiettato ha i titoli di testa in italiano. Durata effettiva: 1h38m18s
Qui vediamo il master della VHS coi titoli di testa in francese. Durata effettiva 1h34m50s:
Geppo ebbe a dire: Il film è stato proiettato in Germania al Festival del cinema di genere italiano di Norimberga il 02 aprile 2016.
Il 35mm proiettato ha i titoli di testa in italiano.La stessa copia 35mm sarà proiettata a Trieste il 16 settembre, in double bill con La cugina del prete di Wes Craven.