Sean S. Cunningham, regista da sempre amante dello splatter, è famoso per aver girato il primo capitolo della fortunata serie di VENERDÌ 13: un film banale, privo di fantasia, ma zeppo di omicidi sanguinari e che ci regalò un nuovo serial-killer destinatoa durare nel tempo: Jason Voorhes. Ora, sull' nda della riscoperta di ALIEN, Cunningham ci ripropone l'ennesimo mostro degli abissi, contemporaneamente al LEVIATHAN di Cosmatos, già più ricco e riuscito. Qui la scarsità di mezzi e di budget...Leggi tutto costringe Cunningham a mostrare la base Deepstar (DEEPSTAR SIX è anche il titolo originale del film) il meno possibile, concentrandosi sulle vicende interne. Purtroppo la sceneggiatura è quantomai dozzinale e i dialoghi talmente goffi da sfiorare spesso il ridicolo. La creatura del titolo, poi, compare solo a secondo tempo iniziato e non è certo un bel vedere: pare il mostro di PREDATOR allargato e ricucito alla bell’e meglio. Cunningham allora accenna a un po 'di splatter: palombaro spezzato in due, comandante fiocinato dall'instabile Snyder e Snyder stesso vittima della decompressione, che gli fa lentamente esplodere le vene nella scena migliore del film. Il finale giungerà non prima dell'inaspettato colpo di scena alla Cunningham (non dimentichiamo l'improvvisa emersione del cadavere di Jason a Crystal Lake): il mostro è salvo e bisognerà provvedere. Tutto già visto, insomma, e in versioni decisamente migliori.
Lo stesso anno di Leviathan uscirono alcuni titoli con identica tematica, tra i quali anche un Alien degli Abissi (di fattura italiana) firmato dal prolifico Antonio Margheriti. Creatura degli Abissi è diretto, con mestiere, da Sean S. Cunningham (Venerdì 13) più spesso attivo in veste di "producer". Il film fa ricorso al solito plot di ricerche (a sfondo militare) mal finite che cagionano la liberazione di un mostro preistorico annidato nel profondo dell'Oceano. Trama poco credibile, lungaggini di dialogo, effetti speciali riusciti a metà.
Parsimonioso monster movie subacqueo sicuramente claustrofobico e ben "effettato" ma altrettanto esilino e pasticciato a livello di sceneggiatura: un'entità criptozoologica sbuca da una grotta con fare aggressivissimo, due testate atomiche esplodono come pop corn e una base scientifica finisce in completa avaria. I personaggi poi restano troppo calmi, rilassati e perennemente in vena di battute anche in situazioni che invece dovrebbero portarli a un accumulo di stress e agitazione non indifferente. Conclusione al saccarosio degna del favolistico "e vissero tutti felici e contenti"...
MEMORABILE: L'impagabile riemersione finale in un mare palesemente "chiuso", sotto un cielo nuvoloso disegnato su fondali alla The Truman Show...
Oltre al contemporaneo Leviathan, nel 1989 uscì questo film ambientato su una base subacquea. Le similitudini tra i due film sono molteplici (il colpo di scena finale è identico), ma il primo rimane più riuscito; infatti questo film è discretamente noioso, specialmente per la latitanza della "creatura" del titolo italiano, che compare poco e solo negli ultimi 40'. Per il resto c'è qualche buona scena splatter, ma è troppo poco per risollevare il film da una certa mediocrità. Bravo Ferrer, ma il film è trascurabile.
MEMORABILE: La lancia esplosiva che colpisce il capitano; la decompressione "letale" per Ferrer..
Pellicola che avrebbe anche le carte giuste per creare un minimo di tensione, ma le spreca tutte con banalità assortite, personaggi ultrastereotipati, dialoghi spesso parecchio sotto la media, penuria di idee e una creatura che, prima infastidisce perchè non la si vede; e quando si mostra, fa inevitabilmente scuotere la testa (un carciofone incarognito liberato da una grotta dove, se non altro, non si rendeva ridicolo al mondo con ruggiti e comparsate). Si salva giusto la parte che comprende l'esplorazione della caverna, con le meduse bioluminescenti, ma il resto...Decisamente evitabile.
MEMORABILE: Il fesso che, prima di risalire a 200 all'ora senza fare la decompressione, rovescia il caffè sul quadro comandi e uccide per sbaglio un poveraccio.
Miscellanea indigeribile ottenuta combinando Alien, The Abyss e Leviathan, un fanta horror di serie C diretto da un regista dallo scarso talento. La creatura del titolo se la prende assai comoda e compare a storia avanzata. Gli "umani" in scena sono imbarazzanti nella loro mediocrità di interpreti e i dialoghi pedestri non aiutano. Infine gli effetti speciali sono realizzati con pochi soldi e si vede. Improponibile.
Modesto fantahorror firmato dal regista di Venerdì 13 in cui malgrado la presenza di attori discreti (televisivi ma pur sempre validi, soprattutto Evigan e il Bray di Riptide) e qualche effetto speciale salvabile (la capsula piena d'acqua) risulta difficile salvare qualcosa. Parte bene ma poi si perde. Ai tempi ebbe un discreto successo, adesso è... annacquato.
Prima parte del film di noia totale, ritmo lentissimo e sorprese inesistenti. Poi appare il mostro che, per quanto ridicolo, crea un po' di movimento in una pellicola altrimenti smorta. La scarsissima recitazione non aiuta, idem i dialoghi poco credibili. Nella seconda parte c'è qualche trovata buona, ma troppo poco per salvare il film dall'insufficienza. Effetti speciali poco credibili, del genere fantascienza è stato preso davvero il peggio.
Film che definire povero nella messinscena è fargli un complimento. Eccettuati i chiari rimandi a Leviathan e Alien - soprattutto per i corridoi della base e le reiterate scene con radar -, il film difetta della tensione necessaria, vuoi per la sceneggiatura scarna, i dialoghi scialbi o il cast piuttosto fuori parte. La creatura non è neanche l'aspetto peggiore del film; il problema è che non risulta centrale né, in fin dei conti, smuove più di tanto la situazione drammatica (ritenuta tale perché viene ripetuto a voce, non perché si colga).
MEMORABILE: L'esplorazione con le meduse luminescenti.
Fantahorror di serie B con chiari rimandi a film ben più blasonati come The abyss, Leviathan e Alien. L'ambientazione simil spaziale dei fondali oceanici solitamente è sempre molto suggestiva; non in questo caso, in quanto la messa in scena e gli effetti speciali sono mediocri. Come la trama d'altra parte, capace di far assopire lo spettatore pure nei momenti di maggior movimento. Pessimo.
Otto milioni di budget (all’epoca mica pizza e fichi) che devono essere finiti nel catering: arrabbatato, sfilacciato, con qualche sporadica scena ben scenografata ma anche con un finale “in piscina” che strilla vendetta a pieni polmoni. Di contro, l’avventura scivola via liscia liscia senza che Cunningham debba adoperarsi troppo e oltre all’artropode dalle dimensioni fluttuanti (talvolta sembra enorme, talvolta una aringa) il placido cast se la deve vedere con Miguel Ferrer, un vero impiastro, che ne combina una più di Bertoldo. Decompresso.
Bisogna pazientare parecchio prima di poter ammirare la creatura in questione in tutta la sua improponibilità, anche se nell’ambito di una seconda fascia, povera e un po’ sgangherata, ci può stare benissimo. È un fantahorror che deve molto allo stato di tensione e claustrofobia che riesce a trasmettere e non si può negare che in parte l’obiettivo lo raggiunga. Spinto al punto giusto sul versante sanguinolento e dalla durata massima consentita per la tipologia di prodotto. Nel complesso passabile una volta, anche se la sostanza è poca.
In un anno fortunato per il sottogenere della sci-fi subacquea, questo piccolo horror di Cunningham può vantare il primato "cronologico", avendo superato di qualche mese l'uscita nelle sale dei suoi cuginetti. Peccato che il film in sé, ovvia rivisitazione abissale di Alien, sia scontato e poco divertente, anche perché la creatura del titolo si vede di rado e, quando appare, non impressiona un granché. Il cast discreto, un paio di scenette gore e una saltuaria ma buona padronanza della suspense (il radar che segnala l'avvicinamento del mostro) intrattengono lo stretto indispensabile.
MEMORABILE: Lo scafandro sanguinante morsicato dalla vita in giù; La lancia esplosiva usata per errore; Mai risalire prima della decompressione; In superficie.
Rivisitazione di Alien ma in un contesto sottomarino, realizzato contemporaneamente al similare Leviathan. Cunningham sforna un B-movie molto povero in cui la tensione spesso latita, i personaggi sono poco incisivi e i dialoghi sovente scontati. Ma il mostro, pur vedendosi poco, funziona, e Cunningham ogni tanto la butta sullo splatter con discreti risultati. Così così il cast, in cui brilla solo Ferrer, simpatica l'autocitazione ma il finale (nel complesso pessimo come idea e realizzazione) pesa molto sul livello complessivo.
MEMORABILE: La decompressione di Ferrer.
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- Il film ha parecchi punti in comune con il contemporaneo Leviathan (1989). Non è dato a sapersi però chi abbia copiato, dato che entrambi i film sono usciti lo stesso anno. Oltre all'ambientazione sulla base subacquea e alla presenza di un mostro ostile, anche il finale è pressochè identico.
- E' interessante anche notare che sia in Leviathan che in questo film sono presenti 2 degli attori principali di "Robocop": nel primo c'è Peter Weller, nel secondo Miguel Ferrer.
- Lo sceneggiatore Lewis Abernathy vendette lo script di questo film nello stesso periodo in cui l'amico James Cameron stava girando "The Abyss", nonostante Cameron gli avesse chiesto di ritardarne l'uscita per evitare una competizione. Questo causò del sangue amaro tra i due, che si riconciliarono solo parzialmente durante le riprese di "Titanic", film in cui dovettero lavorare insieme per alcune riprese.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Fantafilm", venerdì 2 settembre 1991) di Creatura degli abissi: