Child 44 - Il bambino numero 44 - Film (2015)

Child 44 - Il bambino numero 44
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Child44
Anno: 2015
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "Child 44 - Il bambino n. 44". Prodotto da Ridley Scott. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Bambino 44 (Child 44) scritto nel 2008 da Tom Rob Smith.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Propagandata fin dal titolo come l'ennesima rivisitazione del caso Cikatilo (il serial killer russo che uccise 52 persone e venne giustiziato dallo Stato il 14 febbraio 1994), il film di Espinosa è molto più realisticamente la complessa storia di una coppia (Tom Hardy e Noomi Rapace) che nella Russia di Stalin deve sopravvivere alla feroce azione repressiva della polizia, la quale per smascherare cospirazionisti non arretra di fronte a nulla. Certo, Leo (Hardy) si occupa delle indagini sul mostro di Rostov, ma le libertà prese rispetto alla reale e ben nota vicenda del killer sono talmente tante (a cominciare dalla sua fine) da faticare per ritrovarvi autentici collegamenti. Si è piuttosto utilizzata...Leggi tutto la figura del serial killer di bambini (in verità ammazzava pure donne) per dare un motivo d'interesse a una storia altrimenti molto meno stimolante; l'incrocio tra le due anime del film è infatti ben organizzato da un soggetto che le sposa con intelligenza lungo un percorso storico che parte dagli Anni Trenta per raggiungere i Sessanta e oltre. Peccato per i molti riferimenti al caso Cikatilo buttati lì senza che chi non conosce la vicenda possa ben comprenderli, come l'incipit in cui si parla di alcuni casi di cannibalismo durante il periodo in cui i russi venivano letteralmente affamati dallo Stato (situazione che si dice abbia influito sulla psiche del killer). A ciò si aggiunge il dispiego di una sceneggiatura che non è esattamente il massimo della chiarezza, con ellissi e frasi non dette a rendere ancor più ardua la perfetta comprensione dell'insieme. Si capisce bene comunque che nella Russia dell'epoca bastavano accuse nemmeno circostanziate per rischiare l'incarcerazione o il confino; è quello che capita ai due protagonisti, spediti da Mosca in zona Rostov (quella di Cikatilo) a dividersi tra indagini sui bambini uccisi e problematiche personali. Forse l'aggancio più interessante alla realtà del tempo - che lascia ancor oggi attoniti - è l'iniziale, forzata derubricazione di quei terribili delitti a disgrazie, per non far credere che potessero esistere in Russia tendenze omicide così "occidentali" e riprovevoli. La ricostruzione storica è di prim'ordine così come superba è la fotografia, che permette da subito d'immergersi nel cupo universo raccontato dal film. Formalmente insomma Ridley Scott (che produce) non delude, con momenti in cui si percepiscono bene lo spessore del lavoro, il rigore della messa in scena e dei dialoghi; a scontentare semmai è l'andamento pachidermico aggravato dalle quasi due ore e venti di durata, l'incapacità di sintetizzare quando sarebbe il caso (prima di entrare nel vivo c'è da aspettare oltre mezz'ora). Per fortuna la Rapace offre una grande prova e Hardy, pur meno incisivo, non dispiace. Cassel e Oldman "caporali" (come direbbe Totò) su alti standard, messa in scena di qualità. Una sceneggiatura e una regia più brillanti (nonché una mezz'ora in meno) avrebbero potuto farne un classico.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/05/15 DAL DAVINOTTI
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Puppigallo 9/05/15 00:55 - 5273 commenti

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Più che un'indagine su un efferato serial killer, è una denuncia del regime ultrarepressivo del periodo Staliniano, creatore di mostri non inferiori a quelli certificati come tali. Ed è un vero peccato che non sia stato approfondito proprio lo studio del mostro di Rostov, perchè il personaggio meritava più spazio. Resta comunque una pellicola girata con mestiere, senza guizzi registici, ma capace comunque di far respirare l'aria malsana del periodo, resa tale non solo dal killer dei bambini. Il risultato è discreto, in linea con le interpretazioni dei protagonisti.
MEMORABILE: La resa dei conti, non solo col mostro.

Nicola81 9/08/15 23:21 - 2857 commenti

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Come spesso accade, il film non è all'altezza del libro da cui è tratto. La soluzione finale è più realistica ma meno eclatante e nell'insieme la componente thriller risulta sacrificata e allora i pregi vanno cercati altrove: nella denuncia del regime stalinista, nell'accuratezza della ricostruzione storica, nel clima di sospetto e paranoia, nel carisma degli interpreti (ma la Rapace non regge il confronto con la Raisa letteraria mentre Oldman avrebbe meritato più spazio). Buono, ma vista la materia prima a disposizione poteva essere migliore.
MEMORABILE: Lo scontro sul treno; La resa dei conti nel fango; Il finale.

Galbo 9/09/15 06:51 - 12392 commenti

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Film in cui si mescolano sia pure non sempre omogeneamente il tema della caccia ad un serial killer di bambini e le vicende di un ufficiale di polizia sovietico caduto in disgrazia per tutelare la moglie. Pur non totalmente soddisfacente e discontinuo, il film vale sopratutto per l'ambientazione resa in modo assai efficace (complice l'ottima fotografia) che rappresenta al meglio il clima di cupa oppressione e di sospetti che caratterizzarono in Russia il regime staliniano. Molto efficaci da questo punto di vista le interpretazioni di tutto il cast.

Redeyes 15/09/15 11:26 - 2449 commenti

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Cikatilo torna ancora al cinema, ma questa volta in una versione vista e corretta che più che condannare il mostro di Rostov punta il dito sul totalitarismo russo. I fatti si spostano in piena era stalinista e fin dalle prime scene si respira un'aria di soffocata, apparente libertà. I protagonisti non sono male, seppur troppo manichei e rappresentati quasi unicamente come lupi assetati di sangue. Ci sono svariate imprecisioni, che sembrano quasi figlie della guerra fredda e alcuni scivoloni sentimentali poco plausibili. Un po' grave!

Daniela 17/09/15 08:39 - 12660 commenti

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Fra mostri generati dagli orrori della guerra e mostri forgiati dal regime, le traversie di una coppia di coniugi negli anni bui dello stalinismo. Ben confezionato e discretamente interpretato da un cast di prestigio, il film convince meno sul piano narrativo: nonostante la durata superi le 2 ore, alcuni snodi appaiono frettolosi e certi personaggi restano poco definiti. A risultare sacrificata è soprattutto la parte ispirata ai delitti del killer di Rostov, mentre risulta meglio reso il clima del tempo, in cui bastava un semplice sospetto per precipitare in un baratro

Nando 31/05/16 09:56 - 3814 commenti

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Il repressivo e violento regime stalinista in questo film ispirato alle turpi vicende del mostro di Rostov. Un'analisi dettagliata del clima di terrore che vigeva in URSS nonostante si ritenesse di essere in "paradiso". Raramente si possono osservare le malefatte della dittatura comunista e questo è il pregio maggiore della pellicola. Poi vi sono le vicende cinematografiche, ben realizzate nonostante un finale strappalacrime. Appropriati i due protagonisti e ottime le ricostruzioni dell'epoca.

Piero68 6/06/16 09:57 - 2957 commenti

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Guazzabuglio simil storico che per esigenze di sceneggiatura riporta la storia di Cikatilo a parecchi anni prima riportando il tutto sotto il terribile periodo staliniano. In realtà il mostro di Rostov è solo un pretesto che nasconde le vere intenzioni del film: denunciare la terribile dittatura di quegli anni e la precarietà dalla vita in URSS dove una semplice delazione fatta magari per invidia faceva la differenza tra la vita e la morte. Non esaltanti le prove attoriali con un Hardy molto sottotono. Doppiaggio pessimo. Solo Oldman se la cava.

Capannelle 31/03/17 00:05 - 4411 commenti

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Il soggetto risente del mix forzato tra cronaca nera e narrazione storica ma poteva essere sfruttato meglio. Soprattutto se disponi di un cast di prim'ordine, di una fotografia curata eccellentemente da Oliver Wood (come pure lo sono i mezzi tecnici e le scenografie). Eppure Espinosa riesce a rendere tutto trascinato a fatica e molto lungo. Poco verosimile come thriller e con una Rapace maestrina che alla bisogna diventa forte come Ivan Drago. Interessante solo per capire come fosse precario vivere sotto il regime staliniano.

Saintgifts 22/05/17 18:09 - 4098 commenti

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Leo Demidov (Hardy) è un ufficiale della polizia russa durante lo stalinismo ed è attraverso la sua figura (fin da bambino, scampato all'Olocausto Ucraino del 1933) che il film traccia piuttosto bene il clima di repressione sotto la guida di Stalin, innestandosi poi nella caccia al mostro di Rostov (il riferimento è a Chikatilo) per concludere aprendo alla speranza di cambiamenti positivi nella vita di un popolo, oltre che in quella del protagonista. Sceneggiatura articolata che allunga la durata per poter arrivare ad annodare tutti i capi.

Enzus79 21/04/20 22:35 - 2895 commenti

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Thriller ispirato alle vicende del killer di Rostov che rapiva e uccideva i bambini. Tralasciando alcune inesattezze storiche (il primo delitto del killer fu nel '78), il film risulta abbastanza piatto, con ritmi bassi e momenti poco credibili, come nel caso del personaggio interpretato dalla pur brava Noomi Rapace. Comunque ben diretto. Consigliabile.

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Tarabas 11/04/21 11:47 - 1878 commenti

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L'enorme sproporzione tra mezzi e risultato chiama in causa autori e regista, perché da una storia e da un cast del genere si sarebbe potuto e dovuto ottenere un film più interessante, meno banalmente descrittivo e, se si vuole, fattualmente più plausibile laddove il contesto avrebbe consentito ampio ricorso al grottesco e al mistery (cosa ci può essere di più grottesco e misterioso della URSS staliniana?). Peccato per Hardy e Rapace, bravi ma costretti in un ruolo improbabile di coppia-detective, e per il sempre fine cameo di Oldman.

Minitina80 25/11/23 15:56 - 2984 commenti

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Qualche perplessità sorge sullo sviluppo della sceneggiatura, che vuole affrontare troppe tematiche, senza purtroppo riuscire a chiudere ogni volta il cerchio in maniera adeguata. La vicenda del mostro di Rostov è descritta in maniera troppo superficiale, quando meritava una trattazione differente. Emergono discretamente bene la tirannia e le assurdità del regime comunista russo, anche se gli manca quel pizzico di profondità, determinante per comprendere meglio il contesto sociale. Nel complesso c’è materiale sufficiente per una visione, anche se non lascia un ricordo permanente.
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