Commedia dai toni frequentemente surreali, sonnacchiosa come la monotona vita di provincia (siamo a Carpi) della coppia composta da Enrico Montesano e Catherine Spaak: lui alla catena di montaggio in maglieria (tutto il giorno prende i gomitoli che escono da una macchina per riporli nella macchina vicina), lei magliaia in casa con conseguenti disagi familiari (l'incessante avanti e indietro della grossa macchina per cucire). A rompere il tran-tran la più classica delle relazioni extraconiugali: Montesano s'innamora di Senta Berger (sposata a un misterioso collaudatore che ogni tanto passa coi suoi bolidi da strada) e la Spaak finirà a letto con Lino Toffolo (quello che le porta...Leggi tutto il lavoro a casa). Divorzio e separazione parrebbero la cosa più logica, ma la legge era ancora ben rigida in materia, e l'avvocato Gastone Moschin (fastidiosamente sopra le righe) lo fa ampiamente capire, con i suoi fallimentari stratagemmi per risolvere la situazione. Una storia stagnante, faticosamente condotta da un Marcello Fondato che pare più interessato a spingere sul bizzarro. Quasi tutti i personaggi ad esempio indossano giornalmente abiti del medesimo colore, contornati spesso da scritte enigmatiche ("Sono un plasmoniano"), mentre sospesi nel vuoto sembrano i sogni ad occhi aperti di Montesano. E' il clima avanguardistico-vintage salvare in parte un film per il resto pessimo...
Operaio romano trasferito in Emilia si innamora di un'altra e vuole divorziare dalla moglie iper-lavoratrice. Ma la recente legge prevede un percorso a ostacoli... Divertente commedia del non disprezzabile Fondato, che mescola satira di costume e sociale con una certa ricercatezza anche formale (il leit motiv della lana e le scene con dominante cromatica). Cast bene assortito e in palla (formidabile l'avvocato Moschin). Certo dura scegliere fra la Spaak e la Berger... Da riscoprire.
Commedia carpigiana, caratterizzata da una selva di iscritti al PCI che a casa lavora a cottimo per arrotondare. Si dileggiano gli effetti della Baslini-Fortuna (poi modificata) con la formazione delle coppie extraconiugali Montesano-Berger e Toffolo-Spaak. Molto gustoso il cromatismo che sottolinea la produzione industriale. Non riuscito l’eccessivo personaggio di Moschin. Sobri i quattro accoppiati (dopo un po’ la Spaak e la Berger sono delle emiliane quasi credibili). Fondato, come altre volte, stenta un po’ a chiudere il film. Sufficiente.
MEMORABILE: Sbalorditiva la scena della patente, che da qui è stata copiata nel secondo Amici Miei!!!
Un tema serio, quello del divorzio, affrontato con parecchia superficialità e tanta approssimazione (cifrare gli sketches "onirici", simil-fumetto, di Silvestro/Montesano). Gli attori son così così: a cominciare da una Spaak fredda e glaciale (causa, appunto, del divorzio) per proseguire con un Montesano altamente indeciso. Ironia semplice e poco incisiva, indotta da un avvocato-macchietta (insolitamente, uno scarso Moschin). Banfi con parlata "nordica" (e non doppiato) appare modicamente. Notevoli, invece, le scenografie - con predominanza di giallo, rosso - e gli slogan comunisti ...
Non convince. Vero che un tempo era difficile anche solo separarsi, ma qui con giudice e avvocato arriviamo al surreale. Vincono alla grande la Spaak e la Berger, che per una volta dalla passerella sono declassate a donne del volgo, tanto che il loro linguaggio e i loro atteggiamenti suscitano una tenerezza che rasenta la libidine... Il finale coi problemi che si ripresentano rovina anzichè migliorare l'assieme.
MEMORABILE: La scazzottata con Toffolo e la disputa politica col candidato suocero.
Piuttosto deludente, si riscatta solo intorno al 55mo minuto circa, quando avviene lo scambio delle patenti. Da lì in poì i personaggi interagiscono di più e il film è godibile (il finale un po' meno). La Spaak e la Berger praticamente non hanno scene insieme, ma il problema è che Montesano soprattutto nel primo tempo viene lasciato troppo solo. Divertente Moschin mentre Toffolo è usato male.
La satira sul divorzio e sul lavoro in fabbrica e sul cottimo a domicilio è molto volatile, anche se tra il continuo rumore della filatrice, i colori delle divise, gli slogan politici e i movimenti meccanici e ripetitivi davanti alle macchine un po' di senso di alienazione si prova. Carente il finale. Nulla da segnalare sulle prove degli attori, se non in negativo: Moschin sopra le righe è tutt'altro che efficace, mentre Banfi, relegato al ruolo del cronometrista, non ha ancora trovato la sua dimensione comica.
Buona commedia di costume del sottovalutato Fondato, che irride brillantemente gli stereotipi della provincia emiliana operaia e comunista sfruttando le contraddizioni a caldo della legge sul divorzio (conquista allora recentissima ma ancora insufficiente). Cast in palla (da Toffolo a Moschin) con inattese e piacevoli apparizioni (il Mulè giudice e il Banfi settentrionale), ma soprattutto straordinario lavoro di scenografia (Canevari) e fotografia (Kuveiller) che impreziosiscono la catena di montaggio e i flash onirici di Montesano.
MEMORABILE: Il primo colloquio con l'avvocato (Moschin); Notevole la trovata dello scambio di patenti, che verrà palesemente riciclata in Amici miei atto II°.
Nel 1972 (anno di uscita del film) la legge sul divorzio, in Italia, era stata introdotta soltanto da due anni. E naturalmente il cinema non poteva che cogliere la palla al balzo. Marcello Fondato (regista) e Dino De Laurentiis (produttore) confezionano così una commedia che vorrebbe fare satira di costume su un tema fresco. Finiscono, però, per realizzare un prodotto con scarsa verve, che non riesce a graffiare come dovrebbe. Montesano ha la brillantezza giusta, ma non basta. Moschin insopportabile nel ruolo dell'avvocato. Perdibile.
MEMORABILE: Lino Banfi e il suo finto accento nordico.
Le magnifiche sorti progressive di Cupido sull'anticamera della coppia aperta 24/7, qui ancora socchiusa con vincolo matrimoniale a un passo dalla desacralizzazione e dal fare ipersonico bang. Pur tematicamente datato (ma di residuale fascino antropologico), linguisticamente e quanto a esecuzioni interpretative gode di una freschezza avvertibile ancora oggi. L'eterno bastonato Montesano, fune tirata da Berger e Spack, non è ancora macchiettistico, Moschin non sarà mai più così luciferino, Fondato narra per vezzi sperimentali surreali facendo di Banfi un improbabile bauscia. Ci sta.
Marcello Fondato HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàDusso • 11/11/11 18:57 Archivista in seconda - 1924 interventi
(08.10.1971) StampaSera
GAMBE ASSICURATE PER 200 MILIONI - L'attrice Senta Berger verrà risarcita in seguito all'incidente accaduto sul set del film di Marcello Fondato « Causa di divorzio.Le sue gambe erano stale assicurate per duecento milioni di lire. Prevedendo, infatti, il pericolo che la Berger poteva correre sul « tapis roulant ». era stata predisposta una polizza di assicurazione.