Un uomo malato di cancro decide di non farsi operare: sarà l'inizio di un lungo, tormentato purgatorio terrestre, un lento e inesorabile viaggio verso la morte. Meno ambizioso di The angels' melancholia ma cento volte più efficace: dolore, depravazione, espiazione, marciume, liquami corporei in abbondanza; il tutto confezionato come un elegante prodotto arthouse. Fra dettagli di inaudita crudezza (le rozze "cure" della madre del protagonista, un trionfo del disgusto) e spietata violenza (il coniglio stritolato dal pitone), lo shock è garantito.
MEMORABILE: I cadaveri in obitorio; I spruzzi di escrementi liquidi; Le esperienze sadomaso; La musica simil-Nekromantik; Il cibo che esce dal foro nel ventre.
Cupissimo e mortuario affondo nel disfacimento fisico e mentale della malattia, in cui l'estremo, neanche così compiaciuto, va di pari passo a un sin troppo ostentato tentativo - pseudonymum omen - di poetizzazione, con abuso di grandangoli, giochi di montaggio e pianoforti dolci alla Buttgereit. Eppure quando deve passare al calvario il senso di dolore e delirio si fa tangibile ed evocativo. Pur con evitabili lungaggini (la confessione), poco budget (squallida la fotografia) e molte ambizioni frustate, Dora si dimostra abile e spregiudicato cantore della sofferenza e del martirio.
MEMORABILE: La madre che lava i denti al figlio (allucinante); La nuova fotografia che si aggiunge a quelle già presenti, come nel finale di Ballata macabra.
La disgregazione del corpo coincide con il collasso dell'universo sensibile, con la fine materica e sociale dell'individuo; e se da un lato il presagio del terminus viene impiegato metaforicamente per esorcizzare la postrema solitudine esistenziale dell'uomo, dall'altro la decadenza diviene desiderio, il disgusto sublimazione del Sé. Per quanto qui e lì appesantita da vezzi estetici fuori luogo, la discesa agli inferi sceneggiata da Dora colpisce con la potenza atomica dell'irreversibilità, in un febbricitante crescendo grafico che suscita orrore e pietà, repulsione e commozione.
MEMORABILE: Gli ultimi 20': lo zenith della nichilista poetica martirologica di Dora fra essudazioni corporee, rozze cure fai da te e squarci di dolore.
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