Buon film del regista greco Costa Gavras, è la storia di un'agente dell'FBI che indaga su un gruppo xenofobo e razzista nel sud degli USA. Tema del film (sospinto da un'autentica e vigorosa passione civile) è quello dell'intolleranza che spesso alberga pericolosamente sotto una parvenza di normalità e quotidianità. Sebbene non perfetto (la sceneggiatura è un po' lacunosa) è un film che fa riflettere illuminato dalla bella intepretazione di Debra Winger.
Discreto lavoro di Gavras che tuttavia risulta meno riuscito rispetto ad altre sue pellicole del passato per l’incapacità del regista di imprimere tensione ad un film che anche da un punto di vista dell’impegno civile è più debole dei precedenti. Non mancano tuttavia le coloriture politiche. Tutto sommato più che sufficiente. Può meritare un’occhiata.
Il prologo del film ingrana subito la quarta per lasciare poi spazio ad un intreccio giallo-rosa-nero che non sfrutta tutte le premesse iniziali (come nasce l'ideologia razzista, le riunioni della setta) per eccessiva dilatazione dei tempi e pigrizia registica. Anche Berenger e la Winger, pur diligenti, si ritrovano a fare i conti con dei personaggi non del tutto credibili un epilogo altrattanto improbabile.
Il tema del razzismo e dell'anti-semitismo diffusi in certe parti rurali degli USA era terreno interessante per un film; Gavras, sempre impegnato in un certo tipo di cinema a sfondo sociale, gestisce la vicenda con buon mestiere, senza scadere in eccessivi luoghi comuni o nel buonismo incondizionato. La tensione è ben gestita, specialmente se si guarda il film senza saperne la trama in anticipo, così come la sottotrama sentimentale; buono pure l'approfondimento psicologico e bravi la Winger e Berenger. Qualche lacuna c'è, ma è tollerabile.
Storia d'amore tra un contadino criminale e una poliziotta in incognito: è l'occasione per disegnare l'humus razzista e fascistoide della profonda provincia americana, ma anche tutte le sue ambiguità. Mostrare la "tenerezza" del male, parafrasando Arendt, sembra essere l'obiettivo di Costa-Gavras: tenerci con la protagonista in continuo disequilibrio tra ripugnanza e innamoramento. Un film incalzante anche se più virato sulle tensioni soggettive della detective che sull'oggettività dei gruppi eversivi, con una scivolata sul finale.
Ancor più viscerale e appassionante del coevo Mississippi burning e più pregnante di Tutti colpevoli. Sguardo lucido e impietoso sull'altra faccia dell'America rurale, quella profonda e razzista. Il regista greco non fa sconti, tra cacce ai neri (davvero impressionanti per violenza selvaggia e brutalità), sanguinose rapine e razzistici lavaggi del cervello. Sicuramente il capolavoro di Gravas, al suo secondo film americano, in cui mischia sapientemente thriller, denuncia sociale e melodramma. Il finale spezza il cuore. Gioiello sottovalutatissimo!
MEMORABILE: La caccia al negro; Le croci infuocate che passano sotto gli occhi della Winger; Il finale con la bellissima canzone country dei titoli di coda.
Con la sua consueta passione civile, Costa-Gavras ci mostra il cuore più oscuro del profondo Sud degli Stati Uniti, dove l'intolleranza e il razzismo sfociano in tentazioni eversive, adeguatamente strumentalizzate dall'opportunismo della politica. Il tema è importante, il film scorre piuttosto bene e anche la sottotrama sentimentale viene gestita con intelligenza, malgrado qualche scivolamento melodrammatico nella seconda parte. Felicissima la scelta di una Winger encomiabile nel suo dilaniarsi tra sentimento, repulsione e senso del dovere.
MEMORABILE: La caccia al negro; I dialoghi tra gli agenti FBI; Il finale.
Mi sembra che Gavras voglia indagare profondamente tra le pieghe di temi già conosciuti come il razzismo o la libertà (e i modi più o meno democratici di mantenere tale stato). Lo fa mischiando indagine e sentimenti, dove questi ultimi (almeno fino al finale) hanno il sopravvento e riescono a far sopportare alla protagonista situazioni al limite della credibilità. La visione non è a senso unico, Gavras riesce anche a instillare dei dubbi: cosa è lecito, chi ha ragione, chi sono i buoni, chi i cattivi?
MEMORABILE: L'uccisione del nero, fatta passare come legittima difesa.
Una sorta di Notorius ambientato nel Colorado in cui i cattivi sono un gruppo razzista (sono di bocca buona e accettano anche neonazisti) con mire espansionistiche. Non si tratta di un film eccezionale ma resta impresso e si segue con interesse e tensione; l’FBI lascia infatti sostanzialmente abbandonata a se stessa la coraggiosa infiltrata. Valida la prova della Winger.
MEMORABILE: Siamo in America: qui puoi fare quel che vuoi.
Tanto bello e tanto onesto pare... all'agente dell'FBI che sta indagando in incognito sull'omicidio di un dj ebreo, tipa poco scaltra pronta ad innamorarsi del principale sospettato, un contadino vedovo con figli belloccio che puzza di razzista e bastardo lontano un miglio... Tema sulla carta intrigante, svolgimento poco convincente per colpa di una sceneggiatura (opera dell'istintivo Eszterhas) forzata e facilona di cui fa le spese soprattutto il personaggio di Berenger (la caccia al nero mostrata alla prima venuta) e che lascia troppo spazio ad incomprensibili tentennamenti sentimentali
Il buon Costa-Gavras inserisce nel suo consueto film a sfondo sociale e politico una componente thriller. Va detto che il ritmo è ottimo e molte scene tengono col fiato sospeso, ma la preferenza verso il versante tensivo rende il film più commerciale del solito. Inoltre tante svolte di sceneggiatura sono poco credibili e forzate. Restano comunque il buon andamento, l'ottima fotografia, il cast con Debra Winger che nel finale dice "non li elimineremo mai tutti", amara riflessione sull'impossibilità di sradicare il male dalla società. Discreto, anche se il regista ha fatto di meglio.
Impreciso, lacunoso, imperfetto, in alcuni momenti anche contraddittorio ma appunto per tutta questa serie di ragioni istintivamente "seduttivo" e soprattutto segnato da alcuni memorabili momenti cinematograficamente "selvaggi" (l'assassinio del conduttore radiofonico ebreo, la caccia al nero, la "setta nella foresta", l'assalto alla banca...). La stessa "attrazione" della Winger per Berenger, pur rallentando fisiologicamente la trama centrale, esplicita le ambiguità di un'ideologia le cui fascinose aberrazioni hanno radici così insussistenti da lasciare inermi eppure avviluppati.
MEMORABILE: L'indottrinamento dei bambini e della piccola Rachel in particolare.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (giovedì 5 dicembre 1991) di Betrayed - Tradita: