La distribuzione italiana passa direttamente dall'1 al 3, saltando a piè pari IT LIVES AGAIN. Nessun problema, a livello di continuity, tanto il tema è sempre lo stesso: la stirpe malefica, che il truccatore Rick Baker ha visualizzato con un make-up caratteristico nel primo BABY KILLER, è ancora in giro, e stavolta - dopo un processo piuttosto risibile - si decide di confinarne i sopravvissuti in un'isola dimenticata da Dio. Il padre di uno dei "mostri" (Michael Moriarty, l'attore feticcio...Leggi tutto del regista Larry Cohen) pare l'unico a provare pietà per loro, mentre c'è già chi organizza spedizioni sull'isola per la stagione della "caccia grossa". Inutile dire che i pupi assassini (al solito inquadrati lo stretto indispensabile e presenti con le loro soggettive "sfocate") banchetteranno allegramente prima di tentare il ritorno in patria via mare. La saga di Cohen (anche autore unico del copione) mostra ormai la corda, e le sortite ironiche non bastano più a nascondere il clima inevitabilmente ridicolo che va creandosi. La sceneggiatura è la testimonianza del conclamato estro bizzarro di Cohen, che inserisce spesso dialoghi e personaggi sostanzialmente estranei alla vicenda. Si finisce persino col citare Cuba e i castristi... Se però la cosa a volte può divertire (e lo stesso Moriarty pare spassarsela un sacco ogigioneggiare con frequenti battute sulle creature mutanti), ci si accorge presto che il film è solo un horror sgangherato, danneggiato da una recitazione sommariamente approssimativa (e dire che c'è pure Karen Black) ed effetti speciali poverissimi.
Ignobile sequel che tenta di inserire una metafora sociale sul diverso all'interno di un'accozzaglia di immagini una peggio dell'altra. I bambini deformi, creati con pongo e cartapesta, ammazzano individui non si sa come, dato che non ci è dato il privilegio di vedere i dettagli. I primi istanti del film promettono bene nel senso di un b-movie caratterizzato dal ridicolo volontario, ma quando ci rendiamo conto che il regista tenta anche di prendersi sul serio, casca il palco rovinosamente!
Su un'isola deserta sono stati radunati (e lasciati in libertà) i piccoli mostricciattoli sopravvissuti allo sterminio. Il Governo degli Stati Uniti, dopo cinque anni, invia un gruppo d'esperti per studiare il comportamento dei baby-killer. Gli scienziati scoprono (ma va!) che "gli isolati" sono cresciuti ed hanno serie intenzioni di tornare nella società civile. Vera e propria presa per i fondelli, in perfetto Cohen-style. Dialoghi risibili, sceneggiatura demenziale, finale incredibile. Già sono pessimi i precedenti capitoli, in questo c'è pure Michael Moriarty: un pesce lesso fuori padella.
Non si capisce bene se Cohen l'abbia girato per volere o per contratto; infatti pare quasi che il regista faccia di tutto per prendersi in giro e smitizzare i primi due bei capitoli della serie, imprimendo un tono grottesco e umoristico a buona parte del film. L'immancabile feticcio coheniano Moriarty gigioneggia a più non posso, i "baby killer" sono dei mostroni di gomma carnevaleschi, la Black è ai minimi storici; non mancano sottotesti socio-politici tipici del cinema di Cohen, ma il risultato è un low-budget da straight-to-video stile Troma...
Sottovalutato sequel che fin da subito vuol mettere in chiaro il non volersi prendere eccessivamente sul serio. Ciò, pur non sacrificando del tutto la parte horror (alcuni attacchi dei baby killer lasciano il segno), lo rende un fumettone ricco di gag, con battute esilaranti e un ritmo particolarmente veloce. Un Moriarty che sembra costantemente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti è il divertito protagonista di questo film che, visto nella giusta prospettiva, può smuovere più di un sorriso. Effetti speciali artigianali ma efficaci.
Film che in alcuni momenti tocca vere e proprie "vette" di grottesco. L'attore principale (l'antipatico Moriarty) parte bene, con una certa "serietà", arrivando a "parlare" col mostro, salvo poi fare battute sciocche e risatine senza senso. Allo stesso modo il film "viaggia" tra il serio e il grottesco/ridicolo. Da incorniciare la trovata dei cubani. Effetti speciali caserecci, tipici del regista (vedi Stuff). Epico, nella sua sua bruttezza.
MEMORABILE: La pistola che, viene specificato, "è russa"; I cubani; La battuta di Moriarty circondato dai mostri.
A Cohen pare importare nulla: parte con la rigida seriosità delle aule di tribunale ma poi manda in malora qualunque istante filmi, squassato dall’inadeguatezza assoluta degli effetti speciali e da tentativi comici che sembrano ammiccare alla parodia come unica inevitabile soluzione. Tra pupazzoni inquadrati di sbieco per non svelare la miseria e fantomatici meeting con Fidel Castro ci scappa pure il mezzo punto, ma chiaramente è solo perché ci scappano risate di scherno. Un mistero inesplicabile l’adorazione del regista per Michael Moriarty. Una baracconata con pochi eguali.
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